Pensioni, Tancredi e Giordano (Ugl):”Lucani sempre più poveri”.
“La fotografia sui dati elaborati e diffusi da Istat e Inps ci consegna un Italia dove circa 4 pensionati su 10 percepivano nel 2013 meno di mille euro al mese, i nuovi pensionati hanno redditi medi sensibilmente inferiori. In questo declino vengono coinvolti i pensionati lucani in una regione che non riesce a invertire la rotta, è incapace, non si concentra sull’obiettivo e lo contrasti con tutti i mezzi a disposizione, nonostante risulta essere ricca di risorse quali acqua, petrolio, agricoltura, fabbriche piccole / medie e FIAT”.
Lo dichiarano i segretari dell’Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi e Giuseppe Giordano.
“La povertà aumenta e si concentra soprattutto al Sud, con una forte incidenza in Basilicata. Gli ultimi dati descrivono una situazione drammatica dove 1 lucano su 4 è povero, ma il dato più sconcertante è che il 41% dei lucani è a rischio povertà. Non a caso – proseguono i sindacalisti Ugl – sempre di più aumenta la mensa della povera gente, distribuire abiti ai poveri aiutati dalla Caritas, Croce Rossa ed associazioni di volontariato. Nel 2013 il 41,3% dei pensionati percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese, una percentuale che sale al 50,5% tra le donne. Un popolo lucano – proseguono i sindacalisti Ugl – , sommerso che, con dignità, cerca di affrontare la sfida di ogni giorno: sopravvivere. Oltre la metà delle pensioni erogate dall’Inps, precisamente il 50,8%, non arriva a 500 euro al mese e la quota sale al 79% se si considera la soglia dei 1.000 euro lordi mensili. Poveri è un problema che si nasconde tra le mura domestiche tra un affitto da pagare, un lavoro modesto o la cassa integrazione, la spesa al discount, tanti sacrifici per arrivare a fine mese tra bollette e rincari di acqua, luce, gas, benzina, assicurazioni auto, autostrade, servizi bancari e tasse locali. Allora aumentano sempre più i dati sull’emigrazione: se nel secolo scorso aveva spopolato interi paesi, è ripresa alla grande tanto che la Regione ha perduto in circa vent’anni, dal 1992 al 2012, ben 23 mila abitanti. La famiglia, nonostante le fatiche e le difficoltà che su di essa si abbattono, costituisce ancora oggi una risorsa importante per la società lucana ed è ancora lo strumento principe per raccogliere la sfida educativa. E ciò in un contesto sociale, quello Italiano, dove si applicano politiche familiari dal respiro corto con aiuti limitati e senza una vera prospettiva sul futuro. La cosa più drammatica – concludono Tancredi e Giordano – è che nonostante il grido d’allarme povertà lanciato su più fronti dall’Ugl, la politica continua ad operare con annunci ad effetto e proclami: senza un reale impegno di crescita non si consentirà l’uscita dall’isolamento geografico e culturale che sta fortemente penalizzando la Basilicata degli ultimi decenni”.
I dati sulle comunicazioni obbligatorie, riferite al III trimestre 2014, dimostrano come il lavoro sia ancora estremamente fragile. Infatti, 8 ingressi al lavoro ogni 10 restano temporanei e, quindi, deboli. E’ quanto evidenzia il segretario regionale della UIL Basilicata Carmine Vaccaro riferendo che, nello specifico, nella nostra regione sono stati attivati, al III trimestre dell’anno, 33.357 rapporti di lavoro che riguardano 25.334 lavoratori (1,32 rapporto/lavoratore, 1,2% rispetto al III trimestre 2013) ma, contestualmente, nei primi nove mesi del 2014, sono cessati 32.971 rapporti di lavoro che hanno interessato 25.605 lavoratori (1,29 rapporto/lavoratore). A questi allarmanti dati, occorre ricordare che sono in aumento le richieste di cassa integrazione, infatti una miriade di aziende è ancora in forte e perdurante crisi. Invece che affrontare il tema della crescita per la strada maestra (più consumo interno, investimenti in ricerca e innovazione, massiccia promozione di investimenti pubblici per piccole e medie infrastrutture) – aggiunge Vaccaro – si vuole riformare un sistema complesso come il nostro mercato del lavoro, a costo zero, attraverso una riduzione di tutele, un aumento della liberalizzazione dei contratti e del facile licenziamento immotivato. Questo non fa crescere il Paese, non va nella direzione di restituire dignità e valore al lavoro, alle lavoratrici e ai lavoratori.
Se la cura per combattere la galoppante e inarrestabile disoccupazione, che attanaglia il nostro Paese, è dunque una maggiore flessibilizzazione dei contratti in entrata e uscita – come prevede il Jobs Act – ci stiamo incamminando sulla strada di un aumento dell’insicurezza lavorativa. Serve un “piano choc” con investimenti in grado di far ripartire i lavori delle piccole e medie opere pubbliche e una chiara ed inequivocabile politica industriale con un mix di investimenti pubblici e privati in grado di attirare capitali esteri. La UIL suggerisce, ormai da mesi, questa ricetta al Governo, insieme a un piano di semplificazione amministrativa e a una politica fiscale che riduca il peso delle imposte sul lavoro dipendente e sulle pensioni.
Con lo sciopero generale del 12 dicembre Cgil e Uil – afferma Vaccaro – chiederanno al Governo e al Parlamento di cambiare la legge sul lavoro e la legge di stabilità rimettendo al centro il lavoro, le politiche industriali e dei settori produttivi in crisi, la difesa e il rilancio dei settori pubblici e la creazione di nuova occupazione.
Bisogna invertire la tendenza delle politiche recessive e investire in settori che possano dare concrete risposte al Paese, per rilanciare la produzione, ma anche per la tutela del territorio e dell’assetto idrogeologico che sta producendo sempre più danni rilevanti in termine di vite umane e di costi economici.
La Uil – continua Vaccaro – sciopera sempre e solo per sostenere il merito delle rivendicazioni. Anche in questa circostanza è così: saremo in piazza il 12 dicembre per gli 80 euro ai pensionati, per il rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, per una legge di stabilità che punti realmente allo sviluppo a partire dal Mezzogiorno, perché le tutele siano davvero crescenti, perché ai giovani sia data stabilità, perché non manchino le risorse per la cassa integrazione.