Carmine Vaccaro, Segretario generale Uil Basilicata e Giancarlo Vainieri per conto del Centro studi sociali e del lavoro in una nota congiunta denunciano la “non-ripresa” dell’occupazione lucana nel 2018. Di seguito la nota integrale.
I dati ed il Osservatorio precari Inps.
Un mantice a soffietto che si allarga un poco e si restringe a fisarmonica: questa l’ immagine del mercato del lavoro lucano che si ricava dai dati dell’Osservatorio nazionale del precariato Inps per l’anno 2018.
Aumenta e diminuisce l’occupazione, ma entro i limiti di un’economia attraversata dai fenomeni della precarietà, poco centrata sulla valorizzazione locale delle risorse e quindi non autopropulsiva, molto reattiva agli impulsi del mercato esterno trasmessi dai players presenti sul territorio trasmettono, sensibile anche alle misure congiunturali che l’operatore- governo induce nell’economia nazionale.
Nel 2018 le assunzioni complessive (dato di flusso) nel settore privato in Basilicata risultano 67.670 unità, facendo registrare un -0,14% sul dato di 67.765 dell’anno precedente. Non viene dunque confermato l’incremento su base tendenziale evidenziato per i primi sei mesi dell’anno (+7,7%) rispetto al 2017 .
Fenomeno legato alla flessione del Pil nazionale nel secondo semestre, con le ripercussioni a cascata sull’occupazione, un nuovo stop alle dinamiche del mercato del lavoro.
Per le cessazioni contrattuali viene invece confermato quanto già evidenziato per i primi sei mesi dell’anno: 65.475 nel 2018, + 0,36% rispetto alle 65.238 dello scorso anno.
Il saldo occupazionale, dato dalla differenza tra assunzioni e cessazioni, per il 2018 è pari a 2.195, nel 2017 era di 2.527.Vale a dire che nel 2018 il volume delle assunzioni si è contratto rispetto alle cessazioni.
Le assunzioni a tempo pieno ed indeterminato diminuiscono su base tendenziale e risentono dello sgonfiamento prodotto dalla rimodulazione degli incentivi contributivi nazionali.E’ invece platealmente confermato il ricorso frequente ai contratti a termine: 34.213 nel 2018, +8% (+2.540) sui 31.673 del 2017.
La modalità di assunzione di nuovo personale è quindi sempre più basata su questa tipologia di contratto, ritenuta più conveniente rispetto anche agli indennizzi economici previsti dal contratto a tutele crescenti del Jobs Act, peraltro resi sempre più flessibili dalle modifiche normative di questi anni.
Il minor numero di nuove assunzioni a tempo indeterminato è compensato dall’aumento delle trasformazioni contrattuali da tempo determinato a tempo indeterminato: nel 2018 sono stati 3.718 i contratti soggetti a tale trattamento, in aumento rispetto ai 2.554 dell’anno precedente (+31,3%).
Sembra cioè manifestarsi una tendenza a ridurre il ricorso al contratto a tutele crescenti per i nuovi assunti, destinando questa tipologia contrattuale sempre più a strumento di conversione di contratti a termine già esistenti.
La correlazione tra ciclo economico e incidenza del contratto a tempo determinato emerge in maniera piuttosto chiara: in un contesto di incertezza della domanda, le imprese non sono incentivate ad assumere subito in modo stabile.
Nel periodo gennaio-giugno 2018 le assunzioni stagionali fanno registrare un lieve aumento di 85 unità rispetto al dato di 4.444 nel 2017, attestandosi sul valore di 4.529 unità (+1,9%).
Lo strumento di inserimento lavorativo stabile per i giovani, come l’apprendistato, non sembra decollare.
Dopo tanti anni dalla riforma dell’apprendistato e dopo che la Regione ha provveduto a regolamentare detto istituto, esso rappresenta a fine anno soltanto il 2,3% del totale complessivo delle nuove assunzioni (appena 1.547 contratti in apprendistato su un totale complessivo pari a 67.670 nel 2018).
Occorre una revisione dell’apprendistato per renderlo più attraente, insieme alla qualità dell’offerta nel sistema della formazione professionale e tecnica della Regione.
In definitiva, è ancora presto per demarcare un’incidenza del Decreto dignità, attivato nel novembre scorso, sul contenimento del ricorso al contratto e termine; nel contempo non si registrano incrementi complessivi dei contratti a tempo indeterminato. Invece l’incremento delle trasformazioni dei contratti a termine depone per un riassetto dell’occupazione verso le tutele crescenti, ma senza un sostanziale allargamento della base occupazionale.
E’ un problema il ‘continente sconosciuto ‘della precarietà che ingloba ora anche parte dei lavoratori assunti con contratto a tempo determinato e non prorogabili con il Decreto dignità. E rimane radicale il problema in Basilicata di come superare un modello di economia che scarta la crescita, l’ampliamento della base produttiva, quand’anche vi sia una buona dotazione di beni naturali, di capitale sociale e di rilevanti insediamenti manifatturieri.
Forse manca nella nostra regione una politica “di progetto” ed è scarso il fattore organizzazione, il ‘chi fa che cosa’ per far accadere lo sviluppo, libero e costruito insieme con ‘ i meriti’ ed i ‘bisogni’.