La necessità di favorire assunzioni a tempo indeterminato e l’inclusione del maggior numero di giovani nel mercato del lavoro sono ormai da anni tra le priorità delle politiche nazionali. Alcuni incentivi, almeno dal punto di vista quantitativo, hanno funzionato più di altri (come ad esempio l’esonero contributivo 2015 e 2016 e l’incentivo occupazione Sud che potrà essere utilizzato ancora per tutto il 2017 e sul quale, visti i risultati, si sta pensando a un rifinanziamento). È chiaro che queste misure non possono avere una valenza strutturale nel tempo, pena l’ingente carico sulla fiscalità generale, sebbene abbiano contribuito a stimolare occupazione di “qualità”. A sottolinearlo una nota congiunta di UIL Basilicata e Centro Studi Sociali e del Lavoro che, di intensa con l’Ufficio nazionale Servizio Politiche Attive e Passive del Lavoro, hanno realizzato uno studio sugli “incentivi nazionali all’occupazione” con gli ultimi monitoraggi sui risultati dei più recenti incentivi quali “l’incentivo occupazione giovani” e “l’incentivo occupazione sud” e, a corredo, una fotografia dello stato della nostra occupazione osservabile attraverso i dati di flusso delle Comunicazioni obbligatorie, e i dati di stock forniti dall’Istat.
I numeri parlano di 81.090 rapporti di lavoro attivati in Basilicata al primo semestre 2017 con un più 18% rispetto al primo semestre 2016 (al primo semestre 2015 erano 71.665 e al primo semestre 2014 erano 71.275). Nel biennio 2015-2016 il totale dei rapporti a tempo indeterminato attivati con esonero contributivo sono stati 19.147 con una diminuzione consistente tra il 2015 e il 2016 del 67,1% in meno. Si assiste anche ad una, inevitabile, riduzione del tempo determinato e delle collaborazioni (le quali scontano anche l’entrata in vigore di una normativa rivisitata più stringente).
Per Uil e Cssel la diversa modulazione delle caratteristiche dell’esonero del 2016 (non più totale, bensì ridotto al 40%), ci racconta un’ulteriore storia: il contratto di apprendistato diventa un concorrente più forte del tempo indeterminato in termini di contribuzione a carico del datore di lavoro e ciò, conseguentemente, si ripercuote su una flessione dei tempi indeterminati a vantaggio di una crescita dell’apprendistato.
Sulla recente misura “incentivo occupazione sud”, in vigore per le assunzioni/trasformazioni a tempo indeterminato effettuate nel corso del 2017, risultano accolte circa 74 mila domande di richiesta incentivo (7.646 nelle Regioni in transizione e 66.136 nelle Regioni meno sviluppate). Questa misura sta riguardando maggiormente assunzioni di giovani tra i 20-34 anni (il 56% delle domande). Il 70,7% del totale delle domande è destinato a nuove assunzioni a tempo indeterminato, il 23,9% a trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato ed il 5,4% per apprendistato. Questa tipologia di incentivo, che mutua in abbattimento della contribuzione, l’esonero contributo totale del 2015, sta producendo effetti positivi nelle 8 regioni del Mezzogiorno a cui è destinato. Da qui, l’intenzione del Governo di confermare la misura anche per il 2018 che attualmente dispone di 530 milioni di euro di Fondi Europei.
Sul versante dei giovani, si dispone di un variegato ventaglio di misure, a partire dal contratto di apprendistato che, per la sua natura di contratto a causa mista, presenta una strutturale agevolazione contributiva, economica (salario) e fiscale per l’azienda. Tra le varie misure previste per i giovani, ricordiamo anche “garanzia giovani”, destinato ai NEET nella fascia 16-29 anni. All’interno di Garanzia Giovani, con uno stanziamento di 200 milioni di euro, troviamo il recente l’incentivo occupazione giovani (16-29 anni) operativo dal 1 gennaio 2017. I risultati, ad oggi (dati al 28.6.2017) della misura sono i seguenti: le domande presentate sono state oltre 49 mila di cui confermate circa 31 mila (di cui il 50,3% con apprendistato professionalizzante, il 31,1% con contratti a tempo determinato ed il 18,6% con contratti a tempo indeterminato). Altra non meno importante misura, è l’esonero contributivo assunzione sistema duale, volto a favorire contratti stabili di giovani che abbiano svolto attività in alternanza scuola-lavoro o apprendistato di I e III livello.
E’ facilmente immaginabile – sottolineano Uil e Centro Studi – che il Governo si trovi a fare i conti con la variabile “costi” che tali misure comporteranno per il Bilancio dello Stato (e, quindi, per la fiscalità generale) in base nella consistenza della riduzione contributiva e della platea dei destinatari. Oggi tra Garanzia Giovani ed incentivi nazionali (al netto di quelli regionali che svolgono un ruolo altrettanto importante), abbiamo diversi strumenti e risorse convogliate verso il target “giovani”. Se, però, l’intento da perseguire deve essere quello di includere nel mercato del lavoro (visto l’ancora elevato tasso di disoccupazione giovanile), il maggior numero di ragazze e ragazzi con contratti stabili, occorre che le varie misure, indipendentemente dal fatto che si tratti di stanziamenti europei o nazionali, siano coerenti e che assicurino l’obiettivo finale della stabilità/stabilizzazione. Inoltre, anche in vista della misura che convoglierà nella prossima Legge di Bilancio, crediamo che debbano porsi le basi per una “strutturale” concorrenzialità, in termini di costi, tra il contratto a tempo indeterminato ed il contratto a tempo determinato. Per fare ciò, occorre, a nostro avviso, aumentare l’attuale forbice di costi tra i due contratti, incrementando il vigente addizionale contributivo previsto per i contratti a termine (oggi all’1,4%) e riducendo l’aliquota contributiva del tempo indeterminato. Una misura, questa, che graverebbe meno sul Bilancio dello Stato che potrebbe “stimolare” molte imprese a non abusare dei contratti a termine che stanno tornando, gradatamente, ad essere i preferiti per molte imprese.