«Salari più pesanti, fisco più leggero». È la parola d’ordine che guiderà l’impegno e l´azione sindacale della Uil nei prossimi mesi e per il prossimo anno. L´ha lanciata da Bari – insieme ad una Piattaforma Programmatica per il Mezzogiorno – l’Assemblea dei quadri e dei delegati della Uil delle regioni meridionali alla quale ha partecipato una delegazione lucana.
Il Mezzogiorno – si sottolinea nella nota della Uil – non è riuscito ad agganciare il treno della crescita. Lo certifica, ancora una volta di più, l’analisi dei dati Istat sull’occupazione in Italia. La ripresa, infatti, si è fatta sentire al Nord e nelle regioni del Centro Italia, che sono state capaci di recuperare l’emorragia occupazionale causata dalla crisi del 2008. Al Mezzogiorno, invece, mancano rispetto al 2008, 380 mila di posti di lavoro. Un dato – evidenzia il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro – che deve fare riflettere politica ed istituzioni.
Il tema della flessibilità previdenziale riveste, un’importanza determinante per migliorare il futuro non solo dei lavoratori vicini all’uscita dal contesto produttivo ma anche, o meglio soprattutto, per offrire uno scenario nuovo a tutti quei giovani che hanno una prospettiva professionale precaria o irregolare. Giovani ed anziani non sono in conflitto e la politica sbaglia a diffondere questo messaggio, favorire l’accesso alla pensione significa aprire nuovi spazi lavorativi. In questo contesto – aggiunge il segretario della Uil – il Governo deve lavorare affinché sia attivato un percorso virtuoso che possa portare alla creazione di una pensione di garanzia per tutti quei giovani che in futuro, con le regole odierne, si troverebbero ad essere i poveri del domani.
In questo quadro, poi, non può essere trascurata un’azione di riforma graduale, decisa e strutturale del sistema fiscale. L’abbassamento strutturale delle tasse sul lavoro, su quello dipendente o libero professionale, sui pensionati e sulle aziende, affiancato ad una rimodulazione della tassazione locale e regionale, non è più rinviabile. Inoltre, il dato occupazionale ed i ritardi normativi non fanno altro che allargare la forbice fra il Nord ed il Sud dell’Italia.
La sofferenza del Mezzogiorno – si legge nella nota della Uil – è evidente, l’emorragia occupazionale sancita dagli istituti di statistica è chiara a tutti e, il Governo, pertanto, non può fare finta di niente, deve agire normativamente in tempi ristretti. E’ una questione di cittadinanza, l’Italia riparte se riparte il Mezzogiorno. Non può essere accettabile un’Italia a due velocità, con servizi goduti differentemente rispetto alla propria appartenenza territoriale. In questo contesto, i Patti per il Sud non possono rappresentare l’unico strumento per affrontare la vicenda nazionale legata al Mezzogiorno.
In questo contesto la contrattazione di secondo livello e la contrattazione territoriale con gli Enti Territoriali diventa un’eccezionale strumento di politica di sviluppo. Perché è chiaro che occorre pensare al Sud come un’unica area geografica per concentrare le risorse della coesione verso progetti di sviluppo sovra regionali, ma è altrettanto chiaro che bisogna valorizzare la “vocazione dei luoghi”. Valorizzazione che passa anche attraverso al contrattazione di secondo livello laddove vi è la presenza di medie e grandi imprese, contrattazione territoriale per agevolare l’attrattività dei territori.
Il punto è quello di rimettersi tutti in gioco e in discussione: dagli operatori economici al mondo della politica, dalle organizzazioni sindacali alle organizzazioni imprenditoriali, per ragionare tutti insieme sul futuro prossimo, su dove e come si voglia camminare per il rilancio e la valorizzazione del Mezzogiorno. Le idee di investimento devono essere scelte maturate e definite, condivise dalle comunità locali, devono corrispondere ai bisogni reali dei sistemi economici territoriali.
Dobbiamo metter in primo piano il territorio, perché non abbiamo un solo Sud ma vi sono centinaia di realtà originali e complesse. Lo sviluppo del Sud va visto comeuna “guerra di trincea” dove giorno dopo giorno si difendono le posizioni ma si cerca nel contempo di avanzare di qualche metro cercando di valorizzare e cogliere le peculiarità territoriali senza aspettare interventi calati dall’alto o interventi “messianici” a lungo termine.