Carmine Vaccaro, Segretario Regionale Uil e Giancarlo Vainieri, Presidente Centro Studi Sociali e del Lavoro (Cssel): “L’Ircss di Rionero come risorsa della comunità e bene comune. La Regione faccia interamente la sua parte”.
Bisogna “pensare positivo” e puntare alla riconferma dell’ospedale oncologico di Rionero come Ircss. Senza deflettere e varcando la soglia della incertezza e della sospensione, mentre si avvicina la verifica biennale del Ministero della Salute.
Sull’Irccs Crob si sono riversate, di recente, molte criticità. In primo luogo la carenza di personale, soprattutto di medici, anche per una incompleta “centratura” delle politiche oncologiche regionali che talune volte hanno deviato dagli obiettivi prefissati, sbagliandone il bersaglio.
Ma l’ospedale di Rionero è una risorsa identitaria dell’intero sistema regionale e della sua struttura sanitaria. Il suo riconoscimento come Ircss ha rappresentato un traguardo prestigioso e sorprendente per la nettezza e rapidità realizzativa in vent’anni, dal ‘prato verde’ con un imponente opera di allestimento strutturale ed assistenziale delle funzioni ospedaliere.
Negli ultimi tempi è prevalsa una spinta alla riduzione dell’Irccs regionale, lesinando le risorse per il personale e le politiche di investimento, accerchiandolo con macrostrutture dipartimentali interaziendali, di improbabile efficacia, incluse le funzioni velleitarie biomediche e di ricerca epidemiologica assegnate a fantomatiche e duplicate nuove istituzioni. Una compressione degli orizzonti progettuali della struttura che ha generato una spinta alla mobilità del personale, un corto-circuito nel cammino di crescita della struttura.
E’ il tempo di una seria analisi delle criticità, per resettare e rilanciare la “mission” della struttura, investendo sulla chirurgia, sulla radioterapia e sulla immunoterapia, assicurando una imbattibile reputazione nell’offerta complessiva della struttura.
Il mantenimento dell’Ircss è anche un valore essenziale dell’essere comunità, di tutta la comunità regionale e locale del Vulture e richiede un alto grado di attenzione, come non mai raggiunto.
Il Crob è divenuto un ‘bene comune’ che rinserra un potenziale assistenziale decisivo per le condizioni di vita e per lo stare bene di tutti, con un duplice vettore di intervento specialistico. Verso le popolazioni locali e verso più ampie realtà. Già oggi la quota di utenti del Crob sono intorno al 40/50% extraregionali.
In tutto questo ci soccorre lo stile e l’appello impeccabile dell’Ordinario diocesano di Melfi, di sicuro contagio. Come è un segno dei tempi l’ invito episcopale ai soggetti in campo per fare squadra. Oltre ogni pur legittima valutazione. “sulle scelte di gestione amministrativa e del personale, sull’ottimizzazione della spesa sanitaria si privilegi” il diritto alla salute dei cittadini. Un bene pubblico indiscutibile, dunque, coincidente con il rilancio dell’unico Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico presente in Basilicata. Un patrimonio di competenze e professionalità unico nel sistema sanitario regionale integrato con gli altri Irccs oncologici del Mezzogiorno.
La Regione deve offrire una testimonianza forte in discontinuità dal recente passato al fine di mettere in sicurezza la struttura di Rionero con decisioni ed azioni inequivoche e subitanee. Una sorta di ‘punto zero’ nel quadrante, a dimostrazione che le criticità cumulate possono essere recuperate e superate, anche nell’ottica degli obiettivi sfidanti posti nei nuovi parametri ministeriali.
Il solco è quello dei notevoli risultati già riconosciuti nell’ultima verifica 2018 della Commissione di Valutazione ministeriale. Ma proprio quella documentazione di verifica ha descritto, in modo inappuntabile i punti di criticità che espongono l’Ircss di Rionero alla instabilità. A cominciare dal tema ‘dotazione di personale dedicato alla ricerca’. Allo stato con 30 unità, non ancora stabilizzate, sono attive nel Crob due linee di ricerca (quella sui tumori solidi e quella sulla farmacologia), comunque ridotte rispetto alle precedenti quattro linee.
Sono linee di ricerca ben saturate nella capacità di produzione scientifica, attestata su 300 punti accreditati dalla comunità scientifica, rispetto al raggiungimento ottimale di 600 punti. E’ evidente la necessità di passare, come consigliano i responsabili della struttura, da 30 a 60 ricercatori in attività.
La sfera è quella delle patologie oncologiche nelle quali l’Istituto ha la maggiore expertise clinico/scientifica, con particolare riferimento alla sperimentazione clinica (questione CEUR) e alla ricerca di base/traslazionale.
Anche con l’ innovazione ed il rafforzamento del parco tecnologico (Laboratori di Ricerca, Biobanca, Servizi, Informatizzazione dei database).
Con un piano di rinnovo della piastra – apparecchiature, soggette ad una continua obsolescenza ed al permanente aggiornamento tecnico-scientifico che di recente permette lo sviluppo delle terapie molecolari mirate, e di ‘farmaci intelligenti’, alla base della medicina personalizzata.
La Regione decida dunque di impegnare risorse proprie nel prossimo bilancio ordinario ,con una quota di circa 20 milioni, per risolvere i punti nodali per i ricercatori e per l’aggiornamento tecnologico della struttura di Rionero.
Ciò a fronte del limitato sostegno finanziario statale per la ricerca ordinaria, che riserva a Rionero 2 milioni circa del finanziamento generale alla ricerca degli Ircss, di per se limitato a 600 ml, per gran parte assorbito dai grandi Istituti affermati e di più lunga storia. Così la struttura di Rionero si riduce nell’alveo dei piccoli istituti ,condizionandone la portata.
Queste decisioni strategiche regionali possono assicurare una svolta. Una base indiscussa di potenziamento della struttura di Rionero, a più lunga prospettiva. Anche per offrire una dote credibile di investimenti certi e dimostrare alla Commissione prossima di verifica (2020) che è cosa seria lo sforzo regionale per superare le criticità già palesate e sostenere una svolta nei profili prestazionali del presidio.
L’Ircss Crob, per sua natura speciale, deve essere riconosciuto come hub di una rete e di un oncologica regionale, comprensiva di prevenzione e promozione della salute e di percorsi diagnostici, terapeutici e riabilitativi, alla stregua delle caratteristiche e dinamiche epidemiologiche della regione. Occorre una proposta operativa. Si può allestire entro tre mesi uno studio preliminare ed organizzare una conferenza di servizio per definire la rete, il suo modello, gli steps della rete e di un coerente Piano oncologico regionale?.
L’ Ircss-Crob necessita di una nuova architettura del personale. Un vero e proprio “patto per le risorse umane” tra Regione, strutture aziendali e Ircss di Rionero. Oltre ad uno sblocco e ad una accelerazione di procedure concorsuali essenziali è determinante dilatare la dotazione attuale di figure apicali dell’Ircss di Rionero.
Per arricchire il patrimonio di alte professionalità sfidanti, per ricalibrare l’offerta qualificata di prestazioni complesse ed affinate, in continua evoluzione, al confronto con le altre potenti macrostrutture meridionali.
Una manovra da concertare con un rafforzamento del sistema incentivante. La massa critica dei fondi incentivanti del Crob è limitata e limitante. Mentre le altre strutture Ircss meridionali detengono mediamente il vantaggio di cospicui fondi integrativi per incentivare l’area dirigenziale ed intermedia, intorno a medie di 30 ml annui.
L’applicazione meccanica dei parametri del DM 70 sugli standard ospedalieri all’insieme della rete ospedaliera lucana, senza distinguere la speciale destinazione di Rionero, genera una dotazione limitante ed approssimata a 10 unita operative con altrettante figure direzionali.
Dato insufficiente nella prospettiva di dotare la struttura di nuove e più ampie funzioni clinico-assistenziali , sul modello delle strutture più avanzate in Italia ed all’estero. Di modo che occorrerebbero ulteriori quattro unita operative. Proprio come prospettava il senso e la lettera della relazione 2019 della Commissione di valutazione. Ed anche per concretizzare e rafforzare l’apporto interdisciplinare della struttura di Rionero al costituito polo meridionale A.M.O.R.E con il Pascale di Napoli l’Ircss di S. Giovanni Rotondo e l’Oncologico di Bari.
La svolta mediante tali misure deve sostanziarsi dedicando risorse maggiori sul tetto di spesa ospedaliera regionale e con un ben motivato ricorso alla deroga specifica del DM 70.
Siamo chiamati tutti, Istituzioni e forze sociali, espressioni della comunità locale ad un atto di grande responsabilità per assicurare il futuro dell’Ircss di Rionero, nel quadro di un vero e nuovo rilancio dell’intero sistema sanitario, ancora disfunzionale. Le Confederazioni sindacali faranno la loro parte con iniziative specifiche nell’ambito delle iniziative che trovano riferimento nel Documento unitario per un nuovo sviluppo regionale.