L’ENI deve rispettare gli accordi, partendo dal Patto di Sito: è la nuova e forte sollecitazione emersa dalla riunione che si è tenuta presso la sede UIL di Basilicata, alla presenza di tutti i segretari delle categorie coinvolte nel settore delle estrazioni petrolifere. Una riunione indetta per fare una prima verifica delle questioni aperte a partire dalla situazione che si registra nei centri Oli di Viggiano di ENI SHELL e Tempa Rossa di TOTAL), anche a seguito delle ultime vertenze che stanno determinando un aumento della tensione sociale in Val D’Agri.
Lo stato di tensione – è stato sottolineato dai dirigenti della Uil – è originato principalmente dalle scelte di ENI in materia di appalti, che hanno causato diverse problematiche di carattere occupazionale riferiti agli annunciati esuberi all’interno di Italfluid, Maersk ed ai licenziamenti in atto nella SIS. Esuberi e licenziamenti, che coinvolgerebbero circa 110-120 lavoratori, cifra che il comprensorio petrolifero e la nostra regione non possono consentire né permettersi, soprattutto in considerazione del fatto che grazie alle risorse lucane ENI raggiunge enormi ricavi.
E’ bene ricordare: i ricavi delle società petrolifere sono legati all’estrazione dei circa 70 mila barili al giorno, il cui prezzo (risalito da tempo) si aggira intorno agli 80 dollari a barile, ovvero circa 5 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri 2-3 milioni che si ricavano dal gas, per un giro d’affari tra i 7-8 milioni al giorno. Estrarre idrocarburi ha significato da sempre vivere su un piano inclinato: da un lato, lo sfruttamento del territorio, attraverso le estrazioni, dall’altro le relative compensazioni “royalties, bonus gas, ecc”.
L’ “autentica” compensazione che la UIL chiede ad Eni è la garanzia del lavoro, dei livelli occupazionali attuali, e ciò potrà avvenire solo attraverso il rispetto di un impegno, o meglio del patto sociale, che ha come matrice comune il valore espresso dalla dignità delle persone e dal diritto al lavoro.