“Un’estate buia per l’occupazione. E la Uil non nasconde la preoccupazione non solo per la grave situazione del lavoro in Basilicata ma anche per le migliaia di ragazzi e under30 lucani che, a differenza dello scorso anno, nei mesi delle vacanze non hanno trovato un lavoro stagionale e precario nelle città della costiera romagnola o in altre aree del turismo balneare”. Lo sostiene il segretario regionale della UIL Carmine Vaccaro, aggiungendo che “secondo i dati della nostra organizzazione di categoria, la Uiltucs, sarebbero tra i 10 e i 15mila gli stagionali (per i tre/quarti giovani del Sud) in meno solo lungo la costiera romagnola. Un ulteriore colpo per l’economia delle nostre famiglie: per tanti giovani infatti il lavoro stagionale negli alberghi, ristoranti, pub e locali del divertimento romagnolo rappresenta l’unica fonte di reddito che deve poi bastare tutto l’anno per non chiedere soldi in famiglia o magari mantenersi negli studi universitari in una qualsiasi città fuori regione. A tutto ciò si aggiunge che migliaia di famiglie lucane, come testimoniano i due capoluoghi ancora “affollati” persino nella settimana di Ferragosto e le spiagge prese d’assalto solo il sabato e la domenica, vivono la frustrazione, l’incertezza del reddito e devono fare “i conti giorno dopo giorno”. I dati di questa estate, precisa il segretario Uil, “sono sconcertanti”: chiusure, fallimenti, concordati, altro che fine della crisi!”. C’è poi l’assenza di interventi efficaci da parte del governo. L’ incertezza legislativa sugli ammortizzatori sociali conservativi – continua Vaccaro – ha accelerato il processo di collocazione in mobilità dei dipendenti in esubero”.
Nel ricordare che “le previsioni di Unioncamere su movimenti e tassi occupazionali in Basilicata entro la fine dell’anno confermano la drammaticità della situazione con 2mila posti in meno (1.610 in provincia di Potenza e 400 in provincia di Matera) e un saldo (tra 4.420 “entrate” e 6.420 “uscite”) pari a meno 2,7%”, Vaccaro sostiene che “occorre che il sindacato faccia un salto di qualità. Dobbiamo cominciare a ragionare sul fatto – precisa – che quel minor lavoro che c’è venga ripartito tra più lavoratori senza che questo produca maggiori costi per le imprese. Bisogna tentare strade nuove come i contratti di solidarietà e dove anche questi oramai siano esauriti, occorre rendere strutturali le riduzioni di orario, per permettere la salvaguardia di posizioni di lavoro e professionalità altrimenti destinate a perdersi. Su questi temi è bene che il nostro territorio, le istituzioni, le associazioni sindacali e di categoria e le organizzazioni datoriali comincino ad interrogarsi. La coesione sociale, la prevenzione e la risoluzione dei tanti conflitti presenti può partire da qui”.
Vaccaro infine afferma che “fino a quando non si ridurranno le tasse sul lavoro, le imprese saranno un po’ meno competitive e le persone avranno molti meno soldi di quanto ne sarebbero necessari. Non c’è nessun paese in Europa in cui un lavoratore deve versare allo Stato tanti soldi guadagnati come avviene in Italia: l’83% delle tasse sono pagate dai lavoratori dipendenti che hanno solo la metà della ricchezza nazionale. Gli altri cittadini, che posseggono l’altra meta della ricchezza, pagano solo il 17%”.