La norma che rivede il “tetto di spesa” per il personale riferito al 2004 meno l’1,4% prevedendo il riferimento alla spesa 2018 a cui si aggiunge il 5% dell’aumento annuale del fondo sanitario rispetto all’anno precedente, finalmente detta un principio diverso da quello che finora ha creato carenze di organico in tutte le Regioni. Rivedere il tetto di spesa tuttavia significa intervenire sulla spesa per il personale che però è una parte del problema. L’altra problematica che resta è il blocco del turn-over che impedisce I concorsi per far fronte alle carenze (da fare secondo una seria programmazione, è chiaro) e anche per la sostituzione di buona parte dei professionisti in quiescenza aggravata anche dalla quota 100.La revisione del tetto di spesa ,per la prima volta ha rotto il “muro della spesa 2004” come riferimento, senza lo sblocco totale e ragionato (anche per le Regioni in piano di rientro) del turn-over funzionale all’attuazione di modelli organizzativi appropriati, efficienti ed efficaci, non può, almeno per ora, risolvere da un lato i problemi di carenza di organico esistenti e dall’altro dare garanzie a tutte le tipologie di professionisti tra quelli vincitori di concorso e i precari (soprattutto a tempo determinato) di trovare soluzione immediata al loro problema di inserimento nel Servizio sanitario pubblico”.
La norma infatti stabilisce come tetto quello della spesa 2018 del personale (non ancora disponibile per un calcolo esatto), già ridotto per effetto della legge che ha fissato il precedente riferimento alla spesa 2004 meno l’1,4% e con Regioni anche molto al di sotto di questo livello (soprattutto se in piano di rientro), mentre altre devono ancora raggiungerlo.
A questa si aggiunge un incremento del 5% dell’aumento delle disponibilità annue del Fondo sanitario che l’ultima legge di bilancio ha indicato in 1 miliardo nel 2019, 2 miliardi nel 2020 e 1,5 miliardi nel 2021. Quindi aumenti pari a rispettivamente 50, 100 e 75 milioni.
Bene se verrà rivisto il tetto di spesa, sarà però necessario assolutamente anche lo sblocco totale e ragionato del turn-over in tutte le Regioni, comprese quelle in piano di rientro (le più colpite dalla carenza di organici), una riorganizzazione efficiente ed efficace dei servizi sanitari regionali basata sull’innovazione dei modelli organizzativi e sulla valorizzazione delle competenze infermieristiche e naturalmente da una programmazione seria e rigida premessa da un censimento reale del chi fa cosa, senza i quali la prima misura, come oggi concepita, rischia di essere solo un placebo”.
Mar 30