Uil-fpl e Uil: “Gli enti pubblici tornino ad assumere per non tagliare i servizi”. Di seguito la nota integrale.
Tornare ad assumere negli enti pubblici, per non tagliare i servizi. E’ l’appello lanciato congiuntamente dalla Uil-Fpl e dalla segreteria regionale della Uil Basilicata.
“La vicenda del centro di neonatalogia infantile del San Carlo è solo la punta dell’iceberg: a meno che non vogliano deliberatamente tagliare servizi ai cittadini, gli Enti locali assumano nuovo personale che possa sostituire i dipendenti che sono andati o andranno in pensione anticipatamente con ‘Quota 100’, così come prevede la legge”.
“In questi ultimi anni la ‘terapia del risparmio’ si è concentrata prevalentemente sulla spesa per il personale degli Enti locali e, a causa dei vincoli assunzionali che le leggi hanno loro imposto, abbiamo assistito a un progressivo depauperamento numerico del personale dipendente che, a fronte di modesti risparmi nei bilanci, non ha tardato a generare un effetto involutivo sui servizi. Al fine di tamponare l’emorragia di personale in uscita – prosegue la nota Uil Fpl e Uil – l’articolo 14 bis del cosiddetto decreto Quota 100 concede oggi, però, agli stessi Enti locali l’importante facoltà, ‘a seguito delle cessazioni che producono il relativo turn-over’, di assumere personale affinché i pensionamenti aggiuntivi generati proprio da Quota 100 non si abbattano sulla restante platea di dipendenti e, ancor peggio e più rovinosamente, sui cittadini”.
“Nostro malgrado dobbiamo constatare che gli Enti nella nostra regione non hanno sfruttato quest’opportunità, sottovalutandola se non addirittura ignorandola, trincerandosi dietro giustificazioni economiche non più utilizzabili, sfruttando la rassegnazione dei cittadini ad avere sempre meno servizi o servizi sempre più inefficienti. Esistono, però, ancora graduatorie in vigore da cui anche Enti poco dinamici nel bandire ed espletare concorsi pubblici potrebbero assumere. Occorre inoltre considerare che molti idonei presenti nelle suddette graduatorie già svolgono o hanno svolto servizio negli Enti a tempo determinato e vantano un’esperienza che andrebbe capitalizzata piuttosto che dispersa”.
“Abbiamo assistito negli anni passati alla progressiva “spoliazione” di uffici statali che – dice il segretario Vaccaro – hanno trasferito le direzioni dalla Basilicata in Campania e Puglia facendo diventare “storici” uffici lucani poco più che succursali proprio come è accaduto per il Provveditorato Regionale alla Opere Pubbliche e gli Uffici di Motorizzazione Civile di Potenza e Matera. Non possiamo più accettare ulteriori penalizzazioni di servizi all’utenza lucana e ancor più riduzione di personale.
In una fase delicata per la cosiddetta autonomia differenziata pensiamo che prima di qualsiasi confronto con il Governo nazionale e di pensare a richieste autonomistiche la Giunta Regionale debba rivendicare l’autonomia territoriale di uffici statali decentrati e rivendicare ai Ministeri Pubblica Amministrazione ed altri , insieme a noi, che le piante organiche degli stessi uffici mantengano almeno le dotazioni previste per poi definire strumenti di potenziamento.
Il mancato turn over nella pubblica amministrazione in Basilicata ha determinato un vuoto generazionale con una età media dei lavoratori pubblici che si aggira intorno ai 55 anni. Ci vuole un vero e proprio “piano Marshall” per immettere nuova linfa vitale e recuperare i danni prodotti da questo vuoto. Non possiamo immaginare uno Stato che abdica dalla propria funzione smantellando i propri apparati.
Lo Stato eroga servizi pubblici. I nostri utenti sono cittadini, donne, bambini, lavoratori, pensionati, disoccupati, malati e deboli. Sono le imprese, l’economia pulsante del nostro paese. Il servizi offerti dalla pubblica amministrazione, lo dobbiamo ricordare, spesso sono quelli che i privati non hanno alcun interesse a gestire poiché sconvenienti se valutati in una sola ottica di profitto. In settori vitali per la società, come la giustizia, la sicurezza, la sanità, l’istruzione, la ricerca, il settore fiscale, la tutela dell’ambiente, ecc.., si va determinando una situazione di grave sofferenza che non consente agli organi dello Stato di fronteggiare adeguatamente i fenomeni di violazione delle norme e di inefficienza delle strutture di servizio.