Carmine Vaccaro, segretari regionale UIL Basilicata: limitare utilizzo Cig grave errore. Di seguito la nota integrale.
Dai dati sulla cassa integrazione di dicembre un segnale chiaro: la crisi picchia e limitare il suo utilizzo sarebbe un grave errore. Ma anche una conferma altrettanto chiara della nostra critica sulle politiche del Governo: colpisce, negativamente, come si sia scelto di partire dai provvedimenti sulla “uscita” dal lavoro (licenziamenti), anziché affrontare con coraggio la strada maestra delle politiche per la crescita e, per quanto riguarda il lavoro, dalla costruzione di forti impalcature che sostengano le persone, espulse dal ciclo produttivo, attraverso vere e profonde politiche attive del lavoro. In sostanza si affida alla “flex”, e non alla “security”, il bisogno di innovazione.
Intanto si prenda atto che con un dicembre pesante in termini di richieste di ore di cassa integrazione si chiude l’ennesimo anno drammatico per l’occupazione, a causa del peso della crisi sul sistema produttivo. Il 2014 è in linea con i peggiori anni della crisi con due aggravanti : la cassa straordinaria pesa per il 50% di tutte le ore richieste, indicando come troppe imprese sono ancora in difficoltà strutturale, la seconda riguarda la cassa in deroga che, nonostante per molti mesi sia stata sostanzialmente non autorizzata per mancanza di risorse, continua ad essere molto richiesta da un tessuto produttivo fragile. Il vero allarme, però, suona per quello che succederà nel 2015 quando, per scelta politica, verranno tagliati 7 mesi su 12 a chi ne farà richiesta: si mettono a rischio, così, circa 100.000 posti di lavoro.
Nel momento in cui il Governo si accinge a riformare, con i prossimi decreti legislativi, la cassa integrazione, è sempre più necessario tener conto dei rischi “sociali” che eventuali scelte limitative provocherebbero e, soprattutto, rivedere (in crescita) gli stanziamenti previsti per il 2015. Per questo invitiamo a riflettere. In particolare, riteniamo prematuro e non socialmente sostenibile, l’allargamento ai licenziamenti collettivi delle nuove norme sui licenziamenti illegittimi di natura economica. Un cambiamento così radicale nella gestione delle crisi aziendali, dovrebbe essere accompagnato da un significativo investimento non solo sulle politiche attive, ma anche sui sistemi di protezione sociale. Ci si avvia dunque verso una riduzione significativa della funzione di uno degli strumenti principali che ha consentito a decine di migliaia di persone di non passare dal disagio di lavorare in un azienda in crisi, alla totale mancanza di reddito: la indennità di mobilità. In questo quadro, le novità introdotte dal legislatore sulla materia, affiderebbero sostanzialmente all’impresa le modalità di individuazione delle lavoratrici e dei lavoratori da licenziare, con una sanzione minima in caso di violazione, che determinerebbe una situazione di grande disagio e timore tra i lavoratori. Il rischio è che si allarghino occasioni di licenziamenti immotivati e, nella sostanza, discriminatori. Ovviamente, anche sui licenziamenti individuali riteniamo si possano apportare miglioramenti: innanzitutto innalzare l’indennizzo per quelli economici per evitare il rischio, da noi denunciato, che le imprese non corrette “utilizzino” gli incentivi, molto generosi, previsti dalla Legge di Stabilità per garantirsi risorse da destinare all’indennizzo da pagare in presenza di sanzione stabilita dal giudice.
Molti aspetti critici sul tema degli ammortizzatori sono dovuti anche dalle scelte compiute con la Legge di Stabilità. Ci batteremo perché vengano corretti, con particolare riguardo alla contraddittoria scelta di non stanziare risorse aggiuntive per le diverse tipologie di contratti di solidarietà, e alla eliminazione delle risorse destinate alla integrazione degli interventi di fondi ed enti bilaterali in presenza di una sospensione temporanea del lavoro.