Oggi dal palco della Federico II di Napoli per la manifestazione della Uil “Mandiamo in pensione il precariato” tra le dieci testimonianze dal mondo del precariato la voce di Francesca Centonze, 32 anni, della provincia di Matera, lavoratrice in rappresentanza delle platee RMI ed EX TIS.
Centonze ha raccontato la storia dei 1800 lavoratori precari lucani: “Siamo lavoratori impegnati, in progetti di pubblica utilità, collocati nelle scuole, nei tribunali, nelle pubbliche amministrazioni, nella manutenzione del verde pubblico. Assistiamo disabili, guidiamo scuolabus, forniamo assistenza ai bambini all’ingresso e nelle mense scolastiche, siamo di supporto agli uffici comunali. Per queste nostre attività ci viene riconosciuta un’indennità mensile di 500 euro. Abbiamo obblighi ma senza diritti, neppure quello alla maternità. Provate ad immaginare una famiglia che deve vivere con questo sussidio a cui sottrarre spese alimentari e bollette”. Il pensiero della lavoratrice è andato ad una sua collega che si è ammalata per la terza volta “scoprendo un mostro dentro di sé. Per lei nessuna pietà perché quando fa la chemio non può lavorare e nonostante questo pur di non perdere l’indennità con le poche forze fisiche a disposizione è andata al suo Comune ed ha svolto l’attività. E’ arrivato il momento di porre fine a queste ingiustizie. Vogliamo continuare a credere che un domani, lottando insieme, usciremo dal tunnel che ci intrappola da troppi anni”.
Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, il 30 aprile scorso all’incontro di Palazzo di Chigi con il Governo, ha voluto essere accompagnato da Manuela, una ragazza precaria. “L’ho portata a Palazzo Chigi – spiega – per far vedere al governo che oltre il metaverso c’è la vita reale. Ed è questa. La premier l’ha ascoltata, sembrava colpita. E ha risposto che in questi anni ci sono state troppe degenerazioni nel mercato del lavoro. Dopodiché i fringe benefit a 3 mila euro Manuela non li prenderà perché da precaria non ha figli. Non è discriminatorio?”.
Per Bombardieri il decreto del primo maggio non riduce la precarietà: “Non mi sembra. Anzi la alimenta, liberalizzando i contratti a termine, e alzando il limite per i voucher. Il contrario esatto di quanto auspichiamo”.