La ripresa della mobilitazione dei pensionati per protestare contro la totale mancanza di attenzione nei loro confronti da parte del governo con tre grandi assemblee promosse unitariamente come Sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil per il prossimo 9 maggio (per il sud a Napoli); Riforma fiscale più equa per superare la forte penalizzazione delle pensioni; Separazione assistenza e previdenza; Legge nazionale per la non autosufficienza; Invecchiamento attivo con l’impegno dei nuovi Governo e Consiglio Regionali a dare pronta attuazione alla legge della passata legislatura sull’invecchiamento attivo. Sono questi i temi principali affrontati dal Consiglio Regionale della Uil Pensionati di Basilicata.
I lavori sono stati aperti da una relazione del segretario regionale Vincenzo Tortorelli per il quale il report aggiornato dell’Inps sul sistema previdenziale italiano fa giustizia del vecchio luogo comune secondo cui da noi e in tutto il Sud si concentra la più alta percentuale di pensionati e di pensioni assistenziali. Le pensioni erogate al primo gennaio 2019 in Basilicata sono 125.131 (71.653 donne e 53.476 uomini) con una percentuale pari a 222 ogni 1.000 residenti e un coefficiente di pensionamento standardizzato pari a 219. Entrambi questi indicatori sono inferiori ad altre regioni del Nord quali Piemonte, Liguria e del centro quali Emilia e Marche. Lo stesso vale per le pensioni assistenziali – 42.003 (24.805 donne e 17.198 uomini) con percentuale di 75 ogni 1000 e coefficiente pensionamento pari a 73.
Oltre il 60% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro; Il 61,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Questa percentuale, che per le donne raggiunge il 74,5%, costituisce solo una misura indicativa della “povertà”, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. Il divario tra i due generi è accentuato; infatti per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro scende al 44,1% e se si analizza la situazione della categoria vecchiaia si osserva che questa percentuale scende al 22,4%, e di queste solo il 21,7% è costituito da pensioni in possesso dei requisiti a sostegno del reddito. Sempre per i maschi, si osserva che oltre un terzo delle pensioni di vecchiaia è di importo compreso fra 1.500 e 3.000 euro. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.196,98 euro e presenta il valore più elevato nel settentrione con 1.283,52 euro. Gli uomini percepiscono pensioni mediamente più elevate rispetto alle donne, arrivando ad essere quasi il doppio (+90,5%) nel settentrione per la categoria vecchiaia. Percepiscono una pensione media di 495 euro al mese i 2.743.988 invalidi civili iscritti all’Inps. Per quanto riguarda la composizione dell’importo, il numero è di 582.730 sole pensioni (con un importo di 293,77 euro), 1.764.164 sole indennità (per 493,66 euro) e 397.094 pensioni e indennità di accompagnamento insieme (896,73 euro), per un totale complessivo di 2.743.988 invalidi civili. L’importo medio mensile è quindi di 495,07 euro.
L’unica misura messa in campo – denunciano i dirigenti della Uil Pensionati – è stata quella del taglio della rivalutazione, che partirà dal 1° aprile e a cui si aggiungerà un corposo conguaglio che i pensionati dovranno restituire nei prossimi mesi.La tanto sbandierata pensione di cittadinanza invece finirà per riguardare un numero molto limitato di persone e non basterà ad affrontare il tema della povertà.
Nulla è stato previsto inoltre sul fronte delle tasse, che i pensionati pagano in misura maggiore rispetto ai lavoratori dipendenti, e tanto meno sulla sanità, sull’assistenza e sulla non autosufficienza, che sono temi di straordinaria rilevanza per la vita delle persone anziane e delle loro famiglie e che necessiterebbero quindi di interventi e di risorse.
In un Paese in cui il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati è eroso e la popolazione continua a invecchiare – sostiene Tortorelli – sono necessarie iniziative lungimiranti nelle politiche fiscali e socio-sanitarie. Invece tutti gli ultimi Governi hanno deciso di fare cassa mettendo le mani nelle tasche dei pensionati, indebolendo contemporaneamente il Sistema sanitario nazionale con la conseguente crescita della spesa per l’accesso a servizi privati e la rinuncia alle cure da parte di molti anziani.Insomma: sono tante e urgenti le questioni da affrontare che chiederemo alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio Regionali di esaminare con maggiore attenzione rispetto al passato e soprattutto in un quadro di concertazione con i sindacati di pensionati più efficace e produttivo.