L’ipotesi al vaglio del Governo di reintroduzione dei voucher impone un’attenta valutazione sulla base dell’esperienza realizzata sino alla sua applicazione. La Uil ricorda che i voucher venduti in Basilicata nel 2016 – secondo la stima della UIL–Servizio Politiche del Lavoro – sono stati poco meno di un milione con un incremento del 19,2% rispetto al 2015 e del 449,5% rispetto agli anni di introduzione (2008-2009). In dettaglio: sono più numerosi sia pure di poco in provincia di Matera (483.916) rispetto a quella di Potenza (475.649).
Dalle scelte che si sono susseguite negli anni per effetto delle politiche del lavoro dei diverso Governi – spiega il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro – era prevedibile lo snaturamento dell’originaria finalità virtuosa dell’istituto: dare legittimità a rapporti di lavoro, occasionali (ogni tanto) e accessori (non insiti nella ragione sociale dell’impresa) che nella stragrande maggioranza dei casi venivano regolati (si fa per dire) informalmente (nero e dintorni). Anno dopo anno, a partire dal 2008, anno di prima reale applicazione dello strumento, i voucher sono aumentati in forza delle numerose modifiche legislative che ne hanno ampliato sempre di più il campo di applicazione sia soggettivo che oggettivo, fino a farlo divenire uno strumento utilizzabile in qualunque status occupazionale e per qualsiasi settore di attività.
Nel corso degli anni l’assenza di una efficace tracciabilità dell’istituto, e l’eliminazione dell’accezione “occasionale” ed “accessoria” della prestazione, ha permesso che lo stesso si utilizzasse alla sola ed unica condizione di un tetto economico annuo non superabile per il prestatore di lavoro, che dal 2015 il Jobs Act ha innalzato a 7 mila euro annue. Tutto ciò si è tradotto in una applicazione legittima dell’istituto, ma di fatto “precarizzante” per i percettori di voucher.
Il lavoro accessorio è stato il solo che è andato aumentando anno dopo anno passando in Basilicata dagli appena 1.981 dell’anno di esordio (2008) ai 124.093 del 2012, ai 530.942 del 2014 e agli 847.264 del 2015, sino a rasentare il “muro” del milione nel 2016. Conoscendo ormai quali sono le caratteristiche di questo istituto (tra cui le principali sono la forte concorrenzialità a livello di costo del lavoro, rispetto alla pletora di tipologie contrattuali esistenti e l’assenza di tassazione), il richiamo al suo utilizzo è stato molto elevato da parte dei committenti. Certamente al grande numero di persone coinvolte (in Basilicata tra le 15 e le 18 mila unità) fa da contraltare un “fatturato” relativamente basso (costo del lavoro) rispetto al dato generale generato da altre tipologie contrattuali. Inoltre una riflessione: i voucher – è la convinzione della Uil – sono la punta di un iceberg ben più grande.
L’economia dei lavoretti viaggia con altre velocità e sta, sempre più, caratterizzando parte importante della nostra economia. È li, in particolare, che si dovrebbe porre attenzione: il vasto mondo che sta nel mezzo tra il lavoro autonomo (vero) e quello subordinato, caratterizzato da lavori senza regole, con retribuzioni unilateralmente decise dal datore di lavoro e tutele sociali quasi nulle.
Se analizziamo i dati Inps, notiamo che i settori in cui viene maggiormente utilizzato sono il commercio, servizi e turismo. Settori che sono fortemente contrattualizzati e dove proprio lo strumento della contrattazione collettiva garantisce al lavoratore subordinato una ricca gamma di tutele e diritti. Sempre più spesso il lavoro retribuito con voucher, viene utilizzato come “sostituto” di un contratto subordinato.
Di qui la proposta Uil che va nel senso di una revisione dell’istituto che ne condizioni l‘applicazione a situazioni caratterizzate dalla “eccezionalità e mera temporaneità” della prestazione. Siamo in sostanza convinti che lo strumento possa avere una virtuosa funzione in casi limitati, determinati appunto dalla eccezionalità nel suo utilizzo al fine di evitare situazioni di lavoro totalmente informale. Quindi, alle imprese e datori di lavoro, mettiamo a disposizione più strumenti (più tutelanti per il lavoratore), che possano sopperire alla necessità di temporaneità di alcune prestazioni: voucher, contratto extra e lavoro intermittente.
La totale cancellazione dei voucher, infatti, ha lasciato senza alcuna minima tutela l’ampio spazio dei lavori realmente occasionali ed eccezionali svolti, in particolare, dai giovani studenti, dai pensionati o dai cassaintegrati di lungo corso.In sostanza, il vero antidoto all’abuso consiste non solo nel limitare ad alcuni settori l’uso del nuovo strumento, ma anche nell’introdurre due regole fondamentali: un tetto annuo per le aziende (che prima non era previsto) e un taglio minimo di almeno 4 ore per garantire una retribuzione dignitosa.
La Uil, pertanto, invita il Governo e il Parlamento a non procedere all’emanazione di nuovi provvedimenti senza tenere conto di questi principi di buon senso e di merito e, inoltre, a confrontarsi costantemente con le parti sociali per evitare scelte che, oltre a gravare sul clima sociale e politico, siano inefficaci o non risolutive.