Lo strumento della Flat tax è l’emblema di una sperequazione che da anni perdura nel nostro Paese e che ha lasciato i soli dipendenti e pensionati a pagare l’imposta IRPEF, l’unica realmente progressiva nel nostro sistema fiscale. Lo sostiene la UIL. Secondo i dati del Mef relativi alle dichiarazioni 2020, i dipendenti lucani hanno versato il 61,1% del totale dell’Irpef netta, mentre i pensionati hanno versato il 35,2% dell’imposta netta. In pratica, dipendenti e pensionati, che sono l’89,9% dei soggetti che pagano l’Irpef hanno versato il 96,3% dell’Irpef totale nel 2020. Un dato emblematico che mostra in maniera cristallina come i regimi forfettari e la Flat tax abbiano di fatto relegato l’IRPEF ad essere l’imposta soltanto del lavoro dipendente e delle pensioni. La UIL ha prodotto uno studio dimostrando come l’estensione della Flat Tax a 85.000€ determini una vera e propria ingiustizia fiscale a danno di dipendenti e pensionati. Lo studio analizza l’imposta sostitutiva al 15% rispetto al fatturato e rispetto al reddito imponibile dopo l’applicazione dei coefficienti di redditività per gli autonomi e lo sconto sulla contribuzione. I coefficienti di redditività si basano su quanti costi devono sostenere gli autonomi per l’esercizio delle loro attività, variano quindi in base al settore e determinano il reddito imponibile. Si confronta questo dato con l’Irpef versata da dipendenti e pensionati a parità di reddito lordo, includendo per queste due categorie anche le addizionali Irpef locali. Vengono poi sottratte le detrazioni specifiche per lavoratori e pensionati, nonché la media, per fasce di reddito, delle detrazioni al 19% (come spese sanitarie e interessi passivi sui mutui).
La Flat tax – sottolinea il segretario regionale UIL Vincenzo Tortorelli – è uno strumento contrario ad una tassazione equa e giusta. Prevedere regimi forfettari, a vantaggio di particolari categorie, crea disuguaglianze tra le persone e carica sempre più sulle sole spalle dei dipendenti e pensionati il peso dell’Irpef. Nello studio realizzato mostriamo come la differenza tra autonomi con un fatturato di 85.000 € e pensionati e dipendenti con un reddito equivalente, può raggiungere, nei casi estremi, oltre l’800% di imposte versate in più da parte di questi ultimi. In pratica in questi casi un lavoratore autonomo verserebbe fino a 27 mila euro di Irpef in meno ogni anno, senza contare lo sconto sui contributi previdenziali. Una differenza enorme che non trova giustificazione. Uno stato democratico deve fondarsi su un fisco equo e progressivo così come previsto dalla nostra Costituzione.