Al terzo trimestre del 2024, su 45.282 assunzioni effettuate in Basilicata (circa 27 mila in provincia di Potenza e poco più di 18mila in quella di Matera) solo meno di 6 mila sono a tempo indeterminato e tutto il resto a tempo determinato (26mila), in somministrazione (3mila), con contratto intermittente (3.700) a cui aggiungere 5.400 stagionali. Sono dati dell’Osservatorio Inps sul mercato del lavoro che confermano quanto la Uil denuncia da tempo: siamo in presenza di un lavoro sempre più precario. Così il segretario regionale della Basilicata della Uil Vincenzo Tortorelli che aggiunge: mentre continuiamo l’impegno a garantire gli ammortizzatori sociali ed evitare le procedure di licenziamento per centinaia di lavoratori , Il ‘Collegato lavoro’ con cui il governo sostiene di voler perseguire ‘l’obiettivo della stabilità del lavoro e non certo della precarietà’, è una legge ben lontana dal raggiungimento di quanto dichiarato. Più in generale le numerose modifiche intervenute negli ultimi due anni hanno ampliato la possibilità di assumere a tempo determinato, sia in forma indiretta sia in somministrazione, hanno ridotto le tutele, e inasprito ingiustamente l’accesso alla Naspi. Inoltre, confrontando il III trimestre del 2024 con lo stesso periodo del 2004, la distribuzione dell’occupazione per classe di età fa emergere dati su cui si rende necessaria e urgente una riflessione: nel 2004 gli over 50 erano il 21,8 per cento del totale degli occupati, nel 2024 sono stati il 41 per cento. Dunque – dice ancora Tortorelli – oltre alla poca quantità di occupazione giovanile scarseggia anche la qualità, perché, le giovani e i giovani lavorano poco e quel poco è, spesso, lavoro precario, discontinuo, che rende impossibile chiedere un mutuo, comprare una casa o anche una macchina, che rende molto in salita il percorso verso la costruzione di un progetto di vita. Lavoratrici e lavoratori fantasma, appunto, come abbiamo denunciato nella nostra ultima campagna. E se non bastasse il lavoro precario è sempre più povero come riprova la certificazione istituzionale del Cnel attraverso l’analisi comparativa tra le retribuzioni di 4 contratti collettivi nazionali di lavoro del settore commercio, firmati da parti sociali diverse e differenziate, evidenziando che quelli sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative offrono condizioni salariali e normative di gran lunga migliori. Ad esempio, tra il Ccnl Confcommercio, firmato anche dalla Uiltucs-Uil, e quello Anpit, sottoscritto dalla Cisal, per la figura dell’apprendista, ci sono addirittura più di 8.500 euro di differenza annui mentre, per un altro profilo, il divario è di oltre 400 euro mensili. La Uil non è più disposta ad accettare situazioni che determinino la programmata riduzione del potere d’acquisto dei salari”.
Gen 18