“I flebili segnali di ripresa dal mercato del lavoro italiano a febbraio, secondo i dati preliminari diffusi dall’Istat, con un calo del tasso di disoccupazione all’11,6% dall’11,7% del mese precedente, sono decisamente smentiti dal confronto con lo stesso mese del 2012 che fa emergere l’assenza di politiche volte alla ripresa dei consumi e del sistema produttivo con il rischio che si continui a caricare solo sul sistema di ammortizzatori sociali il compito di proteggere le persone che rischiano di perdere il lavoro”. E’ quanto sostiene il segretario regionale della Uil della Basilicata per il quale “specie al Sud ed in Basilicata le due facce della medaglia sono i giovani che non hanno ancora conosciuto il lavoro e gli under 40 che sono stati già espulsi dal mercato del lavoro per la crisi dell’industria e in generale di altre attività produttive. Secondo l’Istat, Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 37,8%, in calo di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 3,9 punti nel confronto tendenziale. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 647 mila e rappresentano il 10,7% della popolazione in questa fascia d’età. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,3% rispetto al mese precedente (-36 mila unità). Limitando, invece, l’analisi ai soli over 40enni – aggiunge Vaccaro – parliamo di oltre 1,5 milioni di persone, disoccupate e scoraggiate (coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro) che, sino ad arrivare alla soglia dei 54 anni, sono totalmente dimenticate, emarginate, lasciate in balia delle bizze del mercato. Si sottovaluta che la disoccupazione in età matura comporta gravi conseguenze sociali. Infatti se la disoccupazione giovanile può resistere è proprio grazie all’apporto e sostegno dei genitori, ma se questi perdono il lavoro anche i giovani ne sono gravemente colpiti. Senza poi contare i devastanti effetti personali di perdita di dignità e identità. Alla politica – continua il segretario della Uil – si chiede uno scatto di responsabilità con la presa di coscienza che il bisogno primario delle persone è il “lavoro”, pertanto tutte le politiche e le azioni che si metteranno in atto non potranno che guardare a questo obiettivo. Diminuire le tasse, sbloccare i pagamenti verso le imprese, allentare il Patto di stabilità per far ripartire le opere pubbliche: tre cose non impossibili che la politica potrebbe fare. Ancora, in Italia di flexicurity si sente parlare a sproposito, evidenziando i soli punti critici e negativi e mai i punti di possibile condivisione dai quali partire. Un politica culturale in questa direzione consentirebbe di predisporre azioni che abbiano effetto in futuro. Una politica che sappia trovare un giusto equilibrio tra le parti sociali (sindacati, associazioni datoriali e istituzioni), nel rispetto delle reciproche esigenze e diritti da salvaguardare”.