Per far ripartire la grande stagione dell’agroalimentare lucano non siamo certo all’anno zero.Attorno ad Obiettivo Basilicata 2012 sindacati ed organizzazioni datoriali hanno saputo difendere il comparto e perfinoindividuare soluzioni sulle questioni principali del suo futuro. Ma cosa serve a questo grande progetto di Basilicata fattore A come Agricoltura ma anche Ambiente? Serve innanzitutto trasferimento delle conoscenze; logistica competitiva, rafforzamento dell’organizzazione di filiera; miglioramento degli ecosistemi dipendenti; economia a bassa emissione di carbonio; ricambio generazionale, capacità d’internazionalizzazione. E’ in sintesi la proposta emersa dall’incontro a più voci autorevoli – tra i quali il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e il Presidente della Regione Marcello Pittella – promosso da Uil, Uila e Centro Studi Sociali e del Lavoro Basilicata che si è tenuto oggi a Tito.
Per il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro “la piccola Basilicata ha già dimostrato al mondo di esserci e di saper fare innovazione produttiva, manufacturing competitivo. Ogni giorno centinaia e centinaia di Jeep partono per essere esposte e vendute in tutta Europa e America. E’ accaduto il miracolo. Mi chiedo perché non fare lo stesso miracolo con l’agroalimentare? Abbiamo a disposizione un patrimonio eccezionale di produzioni, di capacità, di esperienze. Per questo ci piace immaginare come la nostra bellissima regione, piccola per i suoi numeri ma grande per le sue potenzialità, possa essere nel Mezzogiorno riconosciuta come una Regione laboratorio. E non tanto per l’ostinata ambizione che pur possiede ma per le sue virtù insopprimibili del pensare, del fare, dello stare assieme. E’ il modello virtuoso e compartecipato di sviluppo rurale che può posizionare la Basilicata ben oltre i suoi confini. Il nuovo PSR 2014-2020 sarà dirimente per valutare l’integrazione strategica di questi mondi, a patto di metterci dentro coerenza programmatica e risorse ed evitando disimpegni e storture verificatesi colpevolmente nel passato. La Regione laboratorio non è un’utopia. Ha invece le sue possibilità realizzative nella terra fertile e disponibile, nell’ambiente salubre, nei paesaggi godibili, nella storia antica di tradizioni e riti rurali, nei prodotti unici. E’ l’insieme più bello in cui si arricchiscono reciprocamente, agricoltura, ambiente, turismo. Sono queste le grandi potenzialità racchiuse in patrimoni naturali ed artificiali, che sono e devono essere sempre più concepiti come beni comuni, un capitale inagito direbbe il nostro amico De Rita. Fa bene perciò il Presidente Pittella a ricordarlo, perché – sostiene Vaccaro – contro la fuga di molti, anzi di tutti, ha saputo metterci la faccia, ascoltare, scegliere, provare, impersonando al meglio i valori di cambiamento e di rottura. Eppure la politica non sembra aver colto la lezione.Non c’è più un tempo supplementare per mettersi al riparo dagli errori. Non c’è più un tempo aggiuntivo,semplicemente perché non si ha più tempo.Nellacrisi non c’è più la pazienza dell’aspettare.Ed il lavoro che manca, l’impasse istituzionale, i fallimenti d’impresa, la povertà dilagante segnano un passo terribile non più tollerabile.Lo sforzo del Presidente Pittella è apprezzabile, positivo,da sostenere con leale collaborazione ma rischia di non essere sufficiente, di non poter bastare più.La marginalità cognitiva pare la cifra di funzionamento di molti Dipartimenti regionali con défaillance all’ordine del giorno e tristemente sotto gli occhi di tutti. La cultura del fare è disattesa dalla moltitudine dilagante dei balbettiisempre più rarefatti e distanti dai problemi veri della Basilicata.La concertazione tanto declamata è ridotta ad una generica comunicazione, senza nessuna volontà di aggiornamenti, di modifiche, di approfondimenti così utili a migliorare i contesti e l’attuazione. Spesso è soltanto lo sforzo di presenza operosa del Presidente Pittella a garantire la tenuta istituzionale dei più importanti tavoli di confronto che altrimenti sarebbero naufragati nell’incuria, nella disattenzione, nell’inconcludenza. Ci chiediamo quanto tempo sia ancora necessario per un cambio di passo? Quanto tempo occorra per riprendere in mano la sfida del cambiamento necessario?
Stefano Mantegazza, segretario nazionale UILA ha spiegato che la Uil e la Uil hanno fortemente voluto l’incontro sulla sfida dell’agroalimentare perché i consumatori italiani possano cogliere l’opportunità di Matera 2019 per scoprire la qualità delle produzioni della Basilicata, fiore all’occhiello delle attività produttive di questa regione come del resto del Mezzogiorno. La Basilicata è terra di cultura e di sana alimentazione. Del resto, la crescita generale dell’occupazione, del valore aggiunto e soprattutto del reddito agricolo sono la prova della grandissima vitalità del settore agroalimentare che, dopo aver resistito con forza durante gli anni più difficili della crisi, ha già imboccato, prima del resto del paese, la via della ripresa. Inoltre a dimostrazione di un modello produttivo vincente, il valore aggiunto per ettaro dell’Italia supera del doppio la media europea ed è in contro tendenza rispetto a Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. Il Governo ha fatto tanto, lo riconosciamo per il settore agroalimentare, a partire dall’Expo Milano 2015 sino ad alcuni provvedimenti più recenti. Punto dolente: la tracciabilità dei voucher non sarà sufficiente a smascherare gli imprenditori disonesti che continueranno a utilizzarli come salvacondotto da mostrare solo in caso di ispezione. Il nostro auspicio è che il governo modifichi sostanzialmente il sistema dei voucher, riconducendoli all’idea originale per i quali erano nati, cioè remunerare i piccoli lavori accessori, salvo poi trasformarsi in uno strumento per aggirare i contratti di lavoro. Restiamo convinti della validità originaria dei buoni lavoro, ma abbiamo più volte denunciato le storture sul loro utilizzo, che secondo noi vanno corrette perché foriere di profonde ingiustizie e di un grave danno economico a carico della comunità.L’incremento esponenziale dell’uso dei voucher, passato da poche centinaia di migliaia a 115 milioni annui, pone diversi problemi. Dal punto di vista previdenziale una persona pagata solo con i voucher dovrà lavorare 126 anni per maturare una pensione di 650 euro mensili. Poi c’è la “tassa occulta”, pari al 25% del valore di ciascun buono, che viene trattenuta a vario titolo dall’Inps e che se da una parte alimenta il gettito complessivo dell’istituto, dall’altra, rende impossibile ricevere qualsiasi tipo di prestazione previdenziale”.
Per il segretario regionale della Uila “l’agricoltura e la ruralità rappresentano gli elementi distintivi del territorio lucano: la SAU (Superficie agricola utilizzata) rappresenta più della metà della superficie regionale.Parliamo, già allo stato attuale, di un grande comparto produttivo che conta ben 51 mila aziende e una forza lavoro che occupa oltre 101.000 persone.Trasformazioni produttive, processi di modernizzazione, una buona dinamica produttiva, un valore aggiunto che cresce più che in altri ambiti ma, soprattutto, una vivacità imprenditoriale con nuove aziende e nuova e buona occupazione.
Certo nel mondo agricolo non siamo immuni da problemi che si vivono in altre aree ed in altri territori, partendo dal lavoro nero e dal caporalato. Certo, sono fenomeni marginali ma, purtroppo, presenti in aree ben delimitate. A questo proposito la firma del “Protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura” apre una nuova fase nella lotta vera al caporalato in agricoltura, partendo dalla regione Basilicata.
Nardiello ha quindi ricordato che l’esposizione estera, il traino, il valore delle esportazioni dell’industria alimentare in questi ultimi anni è aumentato del 48,28% ; una tendenza analoga la si riscontra anche nelle esportazioni dei prodotti agricoli lucani che, negli ultimi dieci anni registrano, in Basilicata, un incremento del +19%. I flussi di export risultano sostenuti, in particolare, dalle performance positive segnate dai prodotti da forno (oltre 21 milioni di euro). Ciò nonostante la capacità di esportare rappresenta ancora il 13% del PIL regionale. Una soddisfazione certamente ma, insieme, la consapevolezza che si può e si deve fare di più, vista la varietà e la qualità del ventaglio produttivo agricolo lucano. L’agroalimentare lucano “di qualità” può contare su un discreto numero di prodotti tradizionali e di prodotti tipici a denominazione di origine. Ma ciò che fa essere speciale il volto “verde” della regione è la presenza di aree rurali a vocazione turistica connotate da elementi identitari storico- culturali e naturali, agronomici, ambientali e paesaggistici straordinari. Tuttavia il settore evidenzia una eccessiva polverizzazione e frammentazione produttiva che determina problemi di aggregazione e concentrazione dell’offerta.E’ forte, pertanto, l’esigenza di una politica della qualità che vada dalla produzione alla trasformazione, fino alla commercializzazione, introducendo un discorso di tracciabilità e rintracciabilità del prodotto.