Uila Basilicata: “Il cambiamento climatico e la Basilicata del futuro”. Di seguito la nota integrale.
Le cronache di questi giorni ci portano a riflettere seriamente su come la Basilicata dovrà affrontare la crisi climatica e idrica nei prossimi anni. Non possiamo continuare a insistere su soluzioni di corto respiro che inseguono le emergenze: l’agricoltura lucana è assetata, non ha l’approvvigionamento idrico adeguato per nutrire le proprie colture. L’appello a un utilizzo corretto dell’acqua non dovrebbe essere rivolto alle famiglie solo per fronteggiare l’emergenza: l’acqua non si spreca. Ma se siamo arrivati a fare proclami a mezzo stampa e a stracciarci le vesti, dobbiamo porci un interrogativo: Davvero abbiamo fatto di tutto per evitare una situazione dai risvolti a tratti drammatici? Una rete idrica colabrodo ci ha portato a raggiungere un avvilente primato: siamo la Regione più sprecona. In Israele, tra impianti di desalinizzazione delle acque marine, un procedimento innovativo di irrigazione, un oculato utilizzo delle acque dolci e un sistema di depurazione tra i più efficaci al mondo, si riesce a fare agricoltura e a soddisfare le esigenze dei cittadini: tutto quello che si consuma si riutilizza per altri scopi. In Basilicata i nostri invasi non sono all’avanguardia, necessitano di investimenti cospicui e di una progettualità importante. Il PNRR è un’ancora di salvezza, una risorsa che non possiamo permetterci di sperperare, un investimento sul futuro della Regione. La stessa Europa uscita dalle urne nelle ultime elezioni non cambierà prospettiva in merito alle politiche green: Bruxelles ci chiede di guardare alla Basilicata partendo proprio dall’acqua. Perché, come più di qualche analista ci dice da tempo, l’acqua dolce sarà al centro dei prossimi equilibri geopolitici. La siccità è una piaga economica e sociale e dove arretra l’acqua, avanza il fuoco. Gli incedi di questi giorni hanno consumato i nostri boschi, messo in pericolo diverse famiglie e creato degli scompensi in alcune aziende zootecniche, oltre ad aver insidiato colture provocando danni economici sostanziali. E proprio a causa degli incendi, purtroppo, due vite sono state spezzate: due lavoratori che non sono tornati casa, due morti che si sarebbero potute evitare. Adesso tocca alla politica decidere dove vuole andare la Basilicata. E, oltre a una programmazione concreta e risolutiva, il Governo regionale deve pensare a una forestazione finalmente parte integrante di un progetto in cui il bosco diviene il protagonista di un’economia fiorente. Partiamo proprio dalle fasce antifuoco, dal rinvigorire la platea delle sentinelle che presidiano le nostre bellezze e allontanano i malintenzionati. Partiamo dalla pulizia e dalla cura del sottobosco, da lavoratrici e lavoratori indispensabili per le nostre comunità. Partiamo da un turnover strutturato in grado di implementare professionalità altamente qualificate nel leggere i cambiamenti climatici e studiare delle soluzioni appropriate. Partiamo dal rafforzamento delle competenze con la formazione, le Abilitazioni Incendi Boschivi, da un intenso rapporto anche con l’Università della Basilicata. Partiamo dalla tutela della sentieristica, dalla riqualificazione e manutenzione di collegamenti indispensabili per tempestivi interventi in circostanze in cui il pericolo incombe. Partiamo dall’assorbimento degli operatori Tis e Rmi nella platea dei forestali, per sopperire ai sempre più frequenti pensionamenti delle maestranze della forestazione. Concentriamo le nostre forze sull’istituzione dell’Agenzia Agro-Forestale e organizziamo il comparto proiettandolo nei prossimi dieci anni. Il cambiamento climatico non è un fenomeno passeggero: se sin da oggi non provvediamo a immaginare la Basilicata del domani, sarà la natura a ricordarci che il tempo perso non torna più indietro. E, oltre a rischiare la desertificazione demografica, un giorno potremmo ritrovarci a combattere a mani nude anche i danni irreparabili di una carenza idrica perenne. E arrivati a quel punto sarebbe davvero troppo tardi.