Nel giro di pochi mesi sono stati chiusi o accorpati otto sportelli bancari del Gruppo Intesa San Paolo ed il prossimo 22 febbraio è prevista la chiusura di altre due agenzie (Avigliano e Montescaglioso). E’ il grido d’allarme lanciato dal direttivo regionale UILCA-UIL Basilicata che si è riunito a Potenza, alla presenza del segretario regionale Carmine Vaccaro, per un esame della delicata fase che sta attraversando, in particolare in Basilicata, lo storico istituto di credito Banco di Napoli. Gli sportelli chiusi sono: Tito, Villa d’Agri, Maratea, due agenzie su Potenza, un’agenzia su Matera, Irsina e Nova Siri.
Per la UILCA-UIL appare evidente che le decisioni assunte dal Gruppo Intesa Sanpaolo, di cui il Banco di Napoli è parte rilevante, non tengono conto delle peculiarità morfologiche del nostro territorio dove gli spostamenti, dalla filiale chiusa a quella accorpante, da parte dei clienti e dei lavoratori della stessa banca richiedono l’uso di mezzi di trasporto privati (data la carenza di mezzi pubblici) ed una considerevole perdita di tempo. Eppure il Gruppo Intesa Sanpaolo, stando ai suoi periodici comunicati stampa riguardanti i consuntivi trimestrali, afferma di possedere più che soddisfacenti indici reddituali, finanziari e patrimoniali. Ciò nonostante, quella che si è definita la Banca per il Paese, sta attuando azioni tese all’abbandono dei territori più difficili con grave danno, in prospettiva, anche della tenuta dei livelli occupazionali.
Alla luce di quanto sta accadendo – sottolineano in una nota congiunta il segretario regionale Tonino Castello e il neo componente la segreteria Rocco Ferlin, Rappresentante Sindacale Aziendale del Banco di Napoli di Potenza – le considerazioni finali che vengono spontanee sono che il Gruppo si è posto come obiettivo esclusivo la realizzazione di un sempre maggior profitto penalizzando i territori meno sviluppati e i lavoratori con il contestuale drastico abbandono della funzione sociale che pure le banche dovrebbero svolgere. C’è da aggiungere che da tempo le organizzazioni sindacali dei lavoratori bancari, unitariamente, denunciano organici inadeguati, filiali flexi con personale assolutamente insufficiente ad assicurare un normale livello di servizio alla clientela e turnazioni compatibili con una vita privata accettabile, portafogli sovradimensionati o non assegnati e cambi di turno troppo repentini. Tutto ciò mentre l’azienda non paga lo straordinario e molti risultati vengono raggiunti grazie alla prestazione fuori orario dei lavoratori bancari.
Per contrastare l’ennesima spoliazione del nostro territorio la UILCA chiede il coinvolgimento nella questione anche delle altre organizzazioni sindacali e dei nostri rappresentanti politici regionali e parlamentari, del Presidente Pittella.
Polese (Pd): Preoccupazione per la chiusura continua di sportelli del Gruppo Intesa San Paolo in Basilicata. Necessario un confronto.
La decisione di chiudere e accorpare dieci sportelli bancari del Gruppo Intesa San Paolo sul territorio lucano, comprese quelle imminenti di Montescaglioso e Avigliano, è una notizia che non può non destare preoccupazioni. E’ un’operazione che può innescare un pericoloso precedente tale da indurre ulteriori tagli in futuro. Tutto questo in contraddizione con la mission di un gruppo che si autodefinisce “Banca-Paese”, attribuendosi un ruolo di responsabilità sociale ed economica che sembra venir meno.
Si tratta di un ridimensionamento della rete che porta con sè molti punti interrogativi a partire dai disservizi creati alla clientela e alle popolazioni di diversi centri lucani, già di per sè in condizioni di marginalità territoriale e di isolamento. Da non sottovalutare anche il conseguente ridotto sostegno, soprattutto in termini di credito, ai cittadini e alle imprese lucane in un momento così critico dal punto di vista economico e il timore per la tenuta dei livelli occupazionali nel settore bancario in Basilicata.
Da ricordare, infatti,che il Gruppo Intesa San Paolo ha creato nel 2010 oltre 120 posti di lavoro destinati ad under-30 lucani occupati in strutture amministrative del capoluogo, ora peraltro in fase di graduale stabilizzazione, sfruttando un vantaggioso accordo coi sindacati per assunzioni con contratto di apprendistato quadriennale a salario di ingresso ridotto (-20%). Oggi, in preoccupante controtendenza, sembra invece voler disinvestire nella rete commerciale presente nella nostra regione col marchio Banco di Napoli. C’è quindi da interrogarsi se dietro il gruppo c’era o meno una progettualità, una scelta di radicamento nell’economia dei singoli territori, una capacità di orientamento e sostegno delle attività produttive e dei servizi.
La chiusura di sportelli bancari è sì un fenomeno nazionale, ma l’incidenza sul territorio lucano di tali processi assume, anche se solo in percentuale, un impatto sociale ed economico molto rilevante e negativo. Ritengo dunque opportuno e necessario sollecitare un confronto tra la Regione e le strutture di coordinamento aziendale degli istituti di credito presenti sul nostro territorio al fine di contrastare, o almeno limitare, tali processi.