Tortorelli (Uilm) su Ilva: apprensione per effetto domino anche su industria lucana.
“I metalmeccanici lucani sono con i circa 1.500 addetti del gruppo Riva messi in libertà e sono fortemente preoccupati dell’effetto domino che la vicenda potrebbe avere su tutta l’industria manifatturiera italiana e quindi anche della nostra regione, oltre che su numerosi comparti artigiani”. Lo sostiene il segretario regionale della UILM lucana Vincenzo Tortorelli, riferendo che “come annuncia in queste ore la UILM nazionale, il sindacato di categoria, unitariamente, si prepara a reagire perché si e’ venuto a creare, con questo ultimo annuncio di esuberi, un clima d’incertezza nel settore siderurgico che fa male ai tentativi di ripresa dell’economia italiana e all’immagine del Paese sui mercati internazionali. Questo significa che anche i metalmeccanici lucani parteciperanno alle iniziative di mobilitazione nazionale che saranno decise”.
Nell’evidenziare che “la più grande industria siderurgica della Basilicata, lo stabilimento di Potenza, non risente direttamente della crisi dell’Ilva in quanto è del tutto autonomo sul piano produttivo-commerciale”, Tortorelli aggiunge che “ciò non diminuisce la nostra apprensione perchè è il nostro Paese che rischia di uscire dalla filiera dell’acciaio, una filiera che negli ultimi decenni si è già notevolmente ridimensionata e sente il fiato sul collo della competizione europea e mondiale. Dunque temiamo una ripercussione negativa sulla produzione siderurgica nazionale e sugli approvvigionamenti d’acciaio utili alle imprese manifatturiere italiane ed estere con i comprensibili effetti diretti ed indiretti sull’occupazione”.
Ugl su chiusura Ilva: collasso socio-economico
“Sul futuro della più grande acciaieria europea, l’Ugl Basilicata sente l’esigenza di sollecitare anche le Istituzioni della Basilicata per rimarcare che nell’Italsider degli anni 60, oggi Ilva, tra i 12mila dipendenti diretti, senza contare l’indotto, tantissimi sono operai che giornalmente e per anni, pur di non abbandonare le loro famiglie, i loro paesi d’appartenenza, si recano dai paesi lucani verso Taranto ed oggi, la sua chiusura provocherebbe un vero e proprio collasso socio-economico anche per loro”.
E’ quanto dichiara il segretario generale dell’Ugl Basilicata, Giovanni Tancredi e il segretario dell’Uglm, Giuseppe Giordano per i quali, “saremo a fianco dei dipendenti per la salvaguardia dell’occupazione e di un pezzo fondamentale dell’economia della regione; facciamo appello alle nostre Istituzioni affinché ancora nel territorio lucano non si lascino senza lavoro migliaia di persone, la maggior parte delle quali resterebbe in una situazione disperata e senza alternativa. E’ una prospettiva disastrosa – proseguono i leader Ugl -, non solo per Taranto. Si deve fare tutto il possibile per evitare che i licenziamenti diventino reali anche se tale vicenda si fa sempre più intricata e complessa. Chiediamo al governatore lucano De Filippo e all’assessore alle AA.PP. Pittella, di tenere alta l’asticella in cosa si prospetterebbe su tale brutta questione. Il tormentato intrecciarsi di diritto al lavoro diventa sempre di più difficile soluzione, ma di certo non può scaricarsi sulle spalle dei cittadini e lavoratori sia pugliesi che lucani, i quali vivono momenti di tensione davvero insostenibili. Vigiliamo – proseguono i segretari Ugl -, la condizione dei lavoratori dell’Ilva ha un’aggravante in più rispetto a quella di altri travolti da una crisi industriale, oggi ci ritroviamo a dare delle risposte ambigue:’nasce prima l’uovo o la gallina?’ ossia, cosa mettere al primo posto, ‘importante il lavoro o la salute’? Certamente i due aspetti devono andare di pari passo perché gli operai, lucani e pugliesi, non vogliono e non possono perdere il lavoro ma, neanche la salute. Non vorremmo – concludono Giordano e Tancredi – che a circa 48 ore, l’ultimo maxisequestro disposto dalla magistratura di Taranto sia stata solo l’occasione per gettare la spugna. Il Gruppo Riva, infatti, pur avendo annunciato di voler impugnare ‘nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda’, ha immediatamente giocato la carta che in altre occasioni si è rivelata vincente: usare lo spettro della catastrofe occupazionale”.