Un mese fa ci lasciava improvvisamente l’architetto materano Tonio Acito. Di seguito il ricordo del suo amico Alberto Giordano.
Voglio ricordarti, Tonio. È passato un mese. Ho aspettato finora cercando inutilmente di metabolizzare quanto accaduto.
Quando ci hai lasciati ero dall’altra parte del mondo, in Giappone, a fare quello che insieme abbiamo fatto tante volte. Presentare Matera. La sua forza, la sua magica e tragica bellezza, la straordinaria capacità di accoglienza dei suoi cittadini, la loro volontà di riscatto, le idee per il futuro che i giovani cominciano a costruire.Sono poi riuscito a farlo solo perché con te abbiamo sempre detto che nulla ci avrebbe dovuto fermare: nemmeno gli eventi più negativi.
Cosa poteva esserci di più negativo della tua scomparsa. Improvvisa. Inaspettata. Inaccettabile.
Ti avevo sentito due giorni prima chiamandoti dall’aeroporto prima di partire, per programmare una riunione a Crotone dove avremmo dovuto iniziare la settimana successiva un lavoro di consulenza per assistere il Comune nella realizzazione delle attività previste dall’importante progetto Antica Kroton. Eravamo tutti e due molto felici di condividere una nuova avventura. Di lavorare nuovamente insieme per una comunità.
Per cercare di raggiungere un obiettivo a cui hai sempre tenuto fortemente: far emergere quell’energia che in tutte le comunità di cittadini esiste, ma che spesso è nascosta sotto ladiffidenza verso le istituzioni.
Tutto è cominciato quasi 25 anni fa.Ti piaceva raccontare di avermi portato via dal ristorante che avevo comprato dopo l’entusiasmante esperienza di lavoro con Renzo Piano. Erivenuto a Castellina in Chianti accompagnato da Saverio Acito che avevo conosciuto quando come sindaco era venuto allo studio Piano per il suo progetto nei Sassi. Mi avevi mostrato una grande foto della Cava della Palomba per chiedermi quale sviluppo avrebbe potuto avere. Era un tuo sogno che hai invano, ma caparbiamente, inseguito fino all’ultimo.
Dopo quell’incontro ho ricominciato a venire a Matera, città natale di mio padre. Ci venivo molto spesso da bambino e da ragazzo per trovare i miei nonni e le mie zie. Passavo giornate intere a fotografare la vita nei Sassi con una piccola CometSeconda che mi aveva regalato mio fratello.
Con te,Tonio, c’è stata immediatamente intesa. Abbiamo cominciato subito a condividere idee, sogni e progetti finchè un giorno mi hai chiesto di aiutarti per fronteggiare un importante incarico che ti avevano proposto per un progetto a Castellaneta Marina e per il quale sarebbe stata necessaria un’organizzazione diversa del tuo studio. Così nacque lo Studio Acito and Partners, di cui eravamo i due soci fondatori. Splendida avventura durata due decenni. Un continuo pingpong di idee, stimoli reciproci, visioni, sogni. Ce li scambiavamo sulla terrazza dello studio di via Ridola, fumando il sigaro alla fine della giornata, guardando la Murgia. Lì nascevano le idee da provare a realizzare. Eri tu il visionario, sempre con guizzi che cercavo di cogliere e di seguire.
Come quando ti proposi di coinvolgere Lawrence Halprin, considerato uno dei padri dell’architettura del paesaggio, nel progetto della Cava della Palomba. Lo invitammo e con lui facemmo un indimenticabile workshop di progettazione al quale parteciparono tutti gli architetti dello studio. Andammo poi a San Francisco nel suo studio per completare il lavoro. In quei momenti si capiva che ti esaltavi nel trovare corrispondenza di visioni e di soluzioni con un grande dell’architettura mondiale.
O come quando ti proposi di partecipare ad un concorso internazionale per la realizzazione di “affordablehouses” a Monterey, in California. Non esitasti un attimo. E ci buttammo a capofitto, decidendo di investire, andando a visitare i luoghi del concorso. Anche lì, la sera, sul terrazzo del lodge presso il quale soggiornavamo, con il sigaro, a riflettere, a scambiarci impressioni e soluzioni. Passammo la prima fase e portammo con noi alla presentazione a Monterey gli architetti dello studio che avevano lavorato al progetto. Un momento esaltante, ma soprattutto un grande momento di condivisione con quanti avevano contribuito al successo.
Questo era il tuo orgoglio: non tanto trovare soluzioni progettuali innovative, ma condividerle, in particolare con i giovani, contribuendo alla loro crescita.
Devo a te anche la mia più grande gioia: l’incontro con Brunella, la compagna della mia vita.
Questi alcuni dei tantissimi episodi che abbiamo condiviso. I tanti momenti in cui emergeva il tuo indomabile ottimismo. La tua capacità di trasformare in progetti originali le intuizioni sui desideri dei committenti e di ammaliarli con le tue descrizioni. La tua visione sempre all’avanguardia. La tua capacità di coinvolgimento degli altri, soprattutto dei giovani. L’essere di esempio nel non arrendersi alle mille difficoltà che si presentano continuamente all’architetto che si trova di fronte ad un foglio bianco da riempire con soluzioni pratiche, ma che tu sapevi tradurre in opere uniche.
Infine, il tuo sorriso. Un’espressione del viso che non ti abbandonava mai. Soprattutto quando parlavi con calore della tua famiglia. L’intelligente, fertile e stimolante scambio con Silvia. La partecipazione ai difficili progressi del progetto del museo di Mauro, la cui apertura ingiustamente non hai potuto vivere (ma ti assicuro che eri lì con tutti noi!). La gioia e l’orgoglio per i successi di Laura nella tua stessa professione: la continuerà con la tua stessa passione, seguendo le tue indelebili tracce.
Ci manchi. Ci mancherai. Ma per, quanto mi sarà possibile, cercherò di farmi accompagnare nelle mie azioni dallo spirito che viveva dentro di te e che ci ha uniti per così tanto tempo.
Alberto Giordano
Nella fotogallery Tonio Acito con il paesaggista americano Lawrence Halprin nella Cava della Palomba e con Alberto Giordano in occasione del Compasso d’oro assegnato per il libro Matera Cityscape realizzato da Alberto Giordano con Nico Colucci.