La vicenda delle uova contaminate, un allarme alimentare che da Olanda e Belgio si è allargato a ben otto Paesi europei, è l’ennesima prova che le uova si comprano dal contadino. Lo sostiene la Cia di Basilicata riferendo che al momento, secondo quanto riferito dal Ministero della Sanità, non risulta alcuna distribuzione di uova contaminate sul territorio italiano.Il problema sembrerebbe derivare da una sostanza utilizzata da un’azienda olandese, incaricata da diversi allevamenti olandesi e belgi della cura dei polli; secondo fonti francesi sarebbe stata una non meglio precisata azienda belga a mescolare il fipronil con altre sostanze legali.Il fipronil è un insetticida usato normalmente nei prodotti veterinari per combattere pulci, zecche e pidocchi, ma il suo utilizzo in animali destinati al consumo alimentare è vietato: in grandi quantità può infatti essere “moderatamente pericoloso” per la salute umana, specie sui reni, fegato e tiroide. Specie in Basilicata i consumatori possono stare tranquilli sulle uova provenienti dai nostri allevamenti. Sono 330 le aziende di galline da uova per 16.795 capi allevati. Ma ci sono numerose aziende familiari non censite che allevano galline per proprio uso e vendono in parte le uova. L’ultimo decennio ha fatto registrare un decremento notevole nel numero di galline ovaiole a vantaggio dell’allevamento del pollo da carne, il cui numero di capi è cresciuto del 42% circa negli ultimi 10 anni. In entrambi i casi,inoltre, si è assistito ad una forte diminuzione nel numero di aziende con il conseguente aumento del numero di capi allevati per singola azienda. La distribuzione territoriale degli allevamenti avicoli mette in luce, un maggior numero di capi e di aziende nella provincia di Potenza, contro il livello di intensità di allevamento superiore nella provincia di Matera in cui il numero di capi allevati per azienda è di 1.024 a fronte dei 762 del territorio potentino. Sta purtroppo scomparendo la tradizionale figura del contadino nei mercati rionali che vende direttamente e perciò bisogna acquistare in azienda attraverso il progetto Cia-Turismo Verde La Spesa in campagna.
La Cia ritiene che la piovra della criminalità sta allungando sempre di più i suoi tentacoli sulle campagne e su tutta la filiera agroalimentare. Il risultato dei controlli e di tali operazioni sono i presupposti fondamentali per salvaguardare la salute dei consumatori, difendere il ‘Made in Italy’ dalle contraffazioni e salvaguardare i produttori onesti che operano correttamente.
La Cia nel suo Rapporto su “Criminalità e agricoltura” presentato al CNEL ha messo in risalto che le infiltrazioni di ‘Mafie Spa’ produce un business di 50 miliardi di euro l’anno, con 240 reati al giorno, praticamente 8 ogni ora, mettendo sotto scacco 350 mila agricoltori. Per sgretolare il potere della criminalità organizzata bisogna continuare con i controlli, colpendo le agromafie nei loro interessi economici, attraverso il sequestro e la confisca dei beni; ma serve anche una ‘rete di imprese’che metta insieme tutte le associazioni di categoria per instaurare un rapporto continuo e costruttivo con le istituzioni, con la magistratura e con le forze dell’ordine per cercare di debellare un ‘cancro’ che sta corrodendo sempre di più la nostra economia produttiva.
Intanto specie d’estate fare la spesa in campagna non solo conviene perché si risparmia ma perché garantisce genuinità e tipicità dei prodotti . Oggi andare in campagna a fare acquisti permette, d’altra parte, risparmi significativi per i consumatori. Se, ad esempio, si spendono 100 euro di prodotti alimentari, c’e un taglio netto di 30 euro rispetto alla tradizionale catena distributiva. La vendita in azienda agricola – rileva ancora la Cia- è un chiaro esempio di una filiera cortissima, direttamente dal produttore al consumatore, che porta vantaggi reciproci per ambedue le parti. Un’iniziativa estremamente valida per integrare in modo adeguato il reddito delle piccole e medie aziende, specialmente quelle che si trovano in zone montane, collinari e periurbane. Nello stesso tempo per i cittadini rappresenta un’occasione ideale per acquistare un prodotto di qualità a costi contenuti”.
D’altra parte, una filiera lunga comporta una spesa maggiore per i consumatori. Oggi i prezzi dei prodotti, nel loro viaggio dal campo alla tavola, subiscono, proprio a causa dei troppi passaggi e dei troppi intermediari e dei costi di trasporto, aumenti considerevoli.
E questo si riflette in maniera negativa per le tasche dei consumatori che per acquistare anche prodotti di prima necessità sono costretti a fronteggiare continui e insostenibili rincari.
“Con il progetto (che ha un proprio marchio registrato e un nuovo sito www.laspesaincampagna.net) si punta a favorire inoltre l’incontro tra città e campagna, attraverso la valorizzazione dei territori rurali. Non solo. E’ una risposta alle esigenze più volte espresse dai cittadini di voler acquistare prodotti agricoli a prezzi ragionevoli. Cosa che nelle fattorie è oggi possibile”.
Ago 11
Il problema non è dove si compra ma la disonestà di chi vende e/o produce!