Lunedì 3 giugno 2024, nel momento di più dura messa alla prova della loro esistenza con l’entrata in vigore degli assurdi orari di lavoro post accordo 10 gennaio, i ferrovieri sono tornati a scioperare compatti e determinati per opporsi a questo forsennato attacco alle loro condizioni di vita e di lavoro. Dalla prima verifica si registra la tenuta delle altissime adesioni che hanno caratterizzato i quattro scioperi precedenti e la manifestazione che si è svolta stamattina a Roma ha dimostrato che la durata della vertenza non ha fiaccato la determinazione dei ferrovieri in lotta da cinque mesi.
Una forza, quella espressa dai ferrovieri della manutenzione di RFI, uguale e contraria alla sconsiderata spinta dei promotori dello scellerato pattaccio del 10 gennaio e che si accresce come spina nel fianco di un sistema sindacal/aziendale autoreferenziale e schiacciato su i più beceri obiettivi padronali.
La protesta portata stamattina sotto il palazzo delle ferrovie e al ministero dei trasporti a Roma, ha ricentrato gli obiettivi e gli interlocutori della vertenza, ribadendo la denuncia dell’attacco alle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro e le ripercussioni nefaste sulla sicurezza pubblica stessa dell’esercizio ferroviario derivanti dalla folle pretesa di profitto economico nelle attività della manutenzione infrastrutture di RFI. Tuttavia i ferrovieri hanno trovato ancora indifferenza e spregio verso le loro ragioni, vedendo respinte le richieste di incontro dei promotori dello sciopero sia da parte societaria che ministeriale. Non avevamo dubbi sull’effettivo deficit democratico dell’Italia del XXI secolo, un deficit che si è mostrato nella stessa stipula dell’accordo del 10 gennaio senza il consenso e contro la volontà dei lavoratori interessati, quanto nelle ripetute, recenti, intromissioni del ministro Salvini sul diritto di sciopero dei ferrovieri e dei lavoratori dei trasporti più in generale.
Dunque nell’assemblea che si è svolta nel corso del presidio davanti al MIT abbiamo ribadito l’urgenza della rivendicazione di agibilità democratica e sindacale per la difesa degli interessi dei ferrovieri (e delle persone lavoratrici tutte), partendo dalla pretesa di annullamento del pattaccio del 10 gennaio e di rinnovo delle RSU/RLS scadute da sei anni: prima di rimettere mano a ogni contrattazione delle condizioni di lavoro nella manutenzione infrastrutture di RFI.
Con lo sciopero di oggi i ferrovieri hanno ribadito la loro disponibilità al conflitto sindacale; un conflitto spento da troppi anni di accondiscenza da parte di sindacati collaborativisti verso le pretese managerial/padronali. Un conflitto necessario che oggi siamo pronti a portare al giusto regime di potenza anche con la messa a fattor comune delle lotte più generali dei ferrovieri e delle lavoratrici e dei lavoratori tutti del Paese per il recupero di tutele sulla salute e la sicurezza e la riduzione dell’orario di lavoro, per il recupero di tutele economiche e sociali, per una effettiva libertà sindacale e di rappresentanza dei lavoratori, contro le politiche economiche governative di guerra e di impoverimento dei lavoratori e delle classi popolari del Paese.