Per i viticoltori di uva da tavola del Metapontino è sempre il prezzo basso sul mercato d’origine il problema principale che si somma all’invasione di uva spagnola e greca di qualità inferiore alla nostra e con prezzi concorrenziali. E’ quanto rileva la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori del Metapontino riferendo le quotazioni registrate dall’Ismea al 2 agosto scorso sui mercati del Metapontino: la varietà senza semi, che è quella più richiesta, è quotata tra i 70 e i 90 centesimi al kg; l’uva Vittoria a 48 centesimi il kg (meno 17,4% nelle ultime settimane); la Palieri a 60 centesimi al kg. (meno 11,1) e l’Apirene a 80 centesimi (non ci sono variazioni).
La Basilicata, con oltre 177mila quintali di uva da tavola prodotti ogni anno (l’1,4% della produzione complessiva italiana) , si contende con le Marche lo scettro di terzo polo produttivo dell’uva da tavola in Italia, dopo Puglia e Sicilia. Una produzione molto lontana dal picco dei 230mila quintali raggiunto nel 2012 anche se non subiscono significative variazioni le superfici di coltivazione che si mantengono da anni intorno agli 800 ha. Numeri decisamente inferioririspetto a quelli della superficie viticola da vino (quasi 6 mila ettari con una produzione di 185 mila ettolitri di vino). La situazione – secondo la Cia – dovrebbe migliorare nei prossimi giorni tenuto conto che da sempre nelperiodo di Ferragostonon si registra una grande richiesta di uva da tavola, non fosse altro perché i canalidella ristorazione preferisconofrutta a prezzi inferiori, comel’anguria, o l’acquisto di prodottia basso costo.
Una fase del comparto – sottolinea la Cia lucana – identica a quella che si registra in Puglia dove la consorella Cia ha denunciato unblocco del mercato alivello europeo perl’invasione di uvaspagnola e greca che di fatto ha raffreddato i prezzi suimercati comunitari. Le commessedegli esportatori versol’estero sono ferme e i prezzi sisono abbassati. E a proposito di commercializzazione la “Piattaforma Logistica” nel Metapontino collegata alla rete dei mercati ortofrutticoli e generali in attività nel Paese e al Borsino dei prodotti agricoli lucani (da istituire) per la Cia resta “un’antica e sempre valida aspirazione” sempre in attesa di realizzazione.
“Per tornare a crescere e ottenere più competitività, occorrono prima di tutto politiche che valorizzino sempre di più l’aggregazione del prodotto – sottolinea la Cia – perché, solo tramite una maggiore cooperazione e concentrazione nella filiera, ci saranno migliori condizioni e opportunità di affrontare con successo i mercati. Contestualmente, bisogna puntare verso il massimo incremento della capacità di esportazione, che oggi garantisce in media il 25-30 per cento del giro d’affari del settore. Il protagonismo degli agricoltori e il rilancio dell’azione dei Gruppi d’interesse economico sono precondizioni per il progetto, ma esso necessita di competenze, assetti organizzativi, capacita di ‘rimettersi in gioco’. La prima linea di azione è l’organizzazione delle filiere e la regolazione dei mercati, con lo sviluppo di organizzazioni di produttori e reti d’imprese dotate di forti progetti orientati ai mercati nazionali e sempre di più a quelli esteri. Contemporaneamente, occorre il rilancio di organismi interprofessionali in grado di stipulare accordi e contratti quadro tra le diverse componenti della filiera, per una efficace programmazione, per creare valore aggiunto, redistribuirlo equamente, ridurre i costi logistici e di transazione, favorire la trasparenza e la fiducia nel consumatore”.