Vaccaro (Uil): “E’ tempo di cambiamento anche per gruppi dirigenti nostro sindacato”. Di seguito la nota integrale.
Ad un anno e mezzo dal nostro congresso regionale per dare continuità al percorso individuato e caratterizzato dalla parola d’ordine “Una nuova geografia dei valori” si impone la necessità di aggiornare la nostra strategia e di adeguare l’ iniziativa esterna ed interna al sindacato.
All’esterno, insieme a Cgil e Cisl, per tracciare le traiettorie lungo le quali la Basilicata deve costruire un nuovo modello di sviluppo locale abbiamo lanciato, nelle scorse settimane, il “Manifesto per il lavoro e per la Basilicata 2030”. La sfida di cui parliamo è quella di ridefinire un vero piano di sviluppo regionale a valenza strategica, compartecipato e condiviso da larghi strati della società lucana.
Conta il tema della sostenibilità ambientale, delle risorse energetiche, di quelle sociali, demografiche, del welfare e dell’invecchiamento. Un modello di sviluppo più sociale che economico, a marca lucana. Simultaneità e prossimità sono le parole chiave per capire e decidere.
Ci aspettiamo ora dalla giunta regionale una bozza che preluda a un progetto regione 2030 compartecipato, per aprire i comparti dell’economia regionale a catene del valore europee ed internazionali. Serve una condivisione tra gli attori dello sviluppo e serve una coesione finanziaria di alto profilo, capace di innervare e sostenere i processi industriali e la nuova imprenditoria. Condivisione che deve nascere attorno a un nuovo patto per lo sviluppo, a nuovi patti locali per i sottosistemi (i giovani e le nuove imprese, l’innovazione tecnologica, l’inclusione sociale, la nuova sanità che guarda al sociale, il petrolio e un fondo specifico, i fondi europei rivalutati per lo sviluppo).
Un nuovo inizio dunque che non può prescindere dal rinnovamento dei gruppi dirigenti della Uil lucana. Il lavoro di questi anni ci ha visti impegnati, con entusiasmo e passione, nella cura di una organizzazione sindacale nuova, più agile, più moderna, più grande e, soprattutto, più aperta.
Ci siamo proposti di essere attori di una grande stagione di cambiamento ed abbiamo promosso processi d’innovazione già nel nostro stesso ambiente di lavoro e nelle relazioni dinamiche che intercorrono tra i diversi segmenti dell’organizzazione, provando a ridisegnare il profilo stesso del nostro sindacato, un grande soggetto sociale che ha cominciato a vivere con convinzione e passione l’obiettivo di contribuire a riscrivere la Basilicata.
Un lavoro di squadra che ha contribuito, grazie anche alla preziosa attività del Centro Studi Sciali e del Lavoro, come delle federazioni di categoria, a fare della Uil di Basilicata un’organizzazione essenziale e imprescindibile per dare vita e prospettiva ad un credibile progetto di cambiamento della Basilicata.
Questa nuova UIL, come insieme l’abbiamo cambiata, è diventata nel corso degli anni sempre più centrale nelle prospettive di futuro della Regione e dei ceti, per primi quelli popolari, che sono inquieti e inappagati.
In questo senso va ripresa con forza l’idea della circolarità come grimaldello positivo per aprire i meccanismi conservativi del potere, ormai posti in crisi da una nuova scena collettiva di partecipazione e di protagonismo civile.
Per fare tutto questo e per dare un’accelerazione al cambiamento terremo a breve il Consiglio Regionale della Uil con al centro della discussione il rinnovamento del segretario regionale e dei gruppi dirigenti in modo da avviare una nuova fase che sia anche di cambio generazionale nel gruppo dirigente.
La UIL ha dinanzi a sé un cammino che potremmo definire “ritorno al futuro”, una coraggiosa riattualizzazione delle sue radici, un ripartire dai suoi caratteri fondanti che, anche nelle stagioni di esaltazione ideologica dell’operaismo, l’ha portato a proporsi non solo come organizzazione dei lavoratori, ma precipuamente come “sindacato dei cittadini”.
Non basta perciò adeguare strategia ed iniziativa se non si rinnovano i gruppi dirigenti. La democrazia o è “intermediata” o diventa una avventura dagli esiti inquietanti. E il sindacato, un sindacato che sia capace di togliersi di dosso ogni sembianza di “casta”, può essere protagonista decisivo di questa riappropriazione popolare (non populista) della democrazia. E io ho sempre rifiutato l’idea di appartenenza alla “casta” dichiarando già nel congresso di giugno 2018 la volontà di passare il testimone.