Carmine Vaccaro, segretario regionale Uil: “La politica lucana metta la testa adesso sulle questioni del polo automobilistico lucano, dopo sarà troppo tardi”. Di seguito la nota integrale.
Quali altri segnali dobbiamo aspettare per convincere ancora quanti (e purtroppo numerosi) continuano a sottovalutare che i nodi centrali per la Fca di Melfi e il suo futuro sono i nuovi modelli e la ricerca? L’ultimo segnale è il dato Istat sull’export nel primo trimestre 2017: dopo essere diventata una piccola campionessa dell’export grazie alle auto di Melfi, la Regione Basilicata registra esportazioni in calo del 10,5% rispetto al primo trimestre 2016 e non solo a causa delle minori vendite negli Stati Uniti per le misure neo-protezioniste del Presidente Trump. E sempre nel primo trimestre dell’anno, le esportazioni di autoveicoli dal Piemonte, sono in crescita del 59,8%, con l’indicazione colta dagli analisti che “il cuore dell’industria automobilistica italiana sembra tornare così a Torino, dove Fca ha annunciato investimenti per 95 milioni di euro, mentre mostra segni di sofferenza la Basilicata”.
Lo abbiamo sostenuto solo qualche settimana fa commentando il protocollo d’intesa tra Ministero per lo Sviluppo Economico, le Regioni Piemonte, Campania e Provincia di Trento con FCA e Centro ricerche Fiat per un investimento complessivo pari a oltre 150 milioni di euro. La Regione Basilicata non può continuare a disinteressarsi di quanto sta accadendo nel settore automotive italiano proiettato a reggere al meglio la competizione mondiale come se non riguardasse la nostra classe dirigente e politica.
Accade infatti che mentre Fca, per mutuare le parole dell’ad Sergio Marchionne, sta lavorando da qui al 2020 ad una “sfilza di nuovi modelli” ed è talmente impegnata ad anticipare il futuro dei mercati, l’istituzione regionale e l’imprenditoria regionale non riescono a reggere il passo impresso dal management Fca per candidare la piattaforma di Renegade e Fiat 500X dello stabilimento lucano alla costruzione di nuovi modelli prima che Fca possa rivolgersi ad altri stabilimenti esteri dopo averlo fatto sia pure in parte con alcuni stabilimenti di altre regioni italiane. E questo non solo per allontanare lo “spettro” che agita i circa mille operai addetti alla linea della Punto ma anche e soprattutto per garantire un futuro a tutti gli altri a lavoro nelle linee dei modelli attuali che hanno determinando il successo di vendite di auto di Melfi e per ampliare la platea.
C’è poi il modello di auto a motore cosiddetto ibrido e comunque a più basso consumo sul quale Melfi ha una carta importante da giocare proprio con il Campus Tecnologico voluto da Fca, con i soldi anche della Regione, per studiare, progettare, sperimentare proprio le auto del futuro a basso impatto ambientale e di consumi.Quello che si è saputo è che la nuova Compass, ad esempio, dovrebbe essere disponibile in versione ibrida dal 2017 e che entro il 2025 tutti i modelli Jeep potranno avere una versione elettrica.
Ma non conosciamo quale attività sta svolgendo il Campus Manufacturing Melfi, destinato alla ricerca e all’innovazione tecnologica che sono e saranno pilastri fondamentali per lo sviluppo economico e occupazionale all’interno degli stabilimenti FCA e del polo automobilistico lucano e del centro-sud.
La nuova “asticella” di vendite della Fca è ora di almeno 2 milioni di unità, traguardo che potrà essere raggiunto grazie all’arrivo sul mercato di diversi nuovi modelli che, da qui al 2020, rinnoveranno ed amplieranno la gamma di Jeep. Allora archiviate anche queste elezioni amministrative e forse il ricorso ad elezioni politiche anticipate chiediamo alla politica lucana di mettere la testa adesso sulle questioni del polo automobilistico lucano perché domani sarà troppo tardi.