Giancarlo Vainieri (Presidente del Centro studi sociali e del lavoro – Uil): “Reddito di cittadinanza, fragilità sociali e politiche attive”. Di seguito la nota integrale.
Quante storie e racconti di vita , un reticolo di individualità. I percettori in Basilicata del reddito di cittadinanza (Rdc) e della pensione di cittadinanza (Pdc) sono 23mila persone. Meno che nella fase di prima applicazione, circa 30mila. Con una media di 500 euro mensili, i beneficiari incidono per il 4,4% del reddito medio annua procapite.
Sono 10 mila i nuclei familiari retribuiti con il Rdc .Erano 12mila ed un migliaio i nuclei retribuiti con la Pdc. I numeri del Rapporto annuale sul Reddito di cittadinanza descrivono la deriva delle fragilità sociali lucane . Un 5/6 per cento di famiglie sussidiate prese nella ‘trappola della poverta’. Una somma che arriva a 30/40 mila persone con le altre forme di sussistenza (ammortizzatori, pensioni sociali, lavori irregolari e stagionali).
Non sono una classe sociale .Ne’ un ceto. Forse un aggregato ‘granulare’ alla ricerca di una identità sociale. Qualcosa di pulviscolare, una chimica del sociale, caotica, senza direzionalità.Una moltitudine in cammino.
Assai dubbio il successo del Rdc sul fronte occupazionale .Non ci sono dati certi o almeno si attendono referti credibili. Per la bassa o molto bassa occupabilità dei beneficiari ed , ovviamente, per la grave recessione in cui ci troviamo. Anche i “progetti utili alla collettività” (Puc) che i Comuni devono organizzare si scontrano con molte difficoltà. Sono solo 400 in tutto il Paese i Comuni che hanno attivato tale modalità. Più difficile dire quante famiglie siano state accompagnate dai servizi sociali e quale impatto hanno avuto i sostegni introdotti per questi nuclei più lontani dal mercato del lavoro.
Il punto vero è il rilancio delle politiche del lavoro. Specie le misure attive di ricollocazione e formazione che permettano a quote di disoccupati e di inattivi di conquistare nuovi skill professionali adatti a nuove esigenze delle aziende. Uno sforzo grande ancora tutto da dispiegare . Si tratta di caricare sui portali nazionali di mismatch almeno 15-30mila opportunità di lavoro ogni settimana .Qualcosa di speciale e di assolutamente nuovo, ben oltre il meccanismo dimostratosi inefficace.
Solo come semplice block notes di criticità e cose da fare riportiamo qualche valutazione.
1) La piattaforma nazionale, per garantire un numero elevato di posti di lavoro caricati, deve diventare un job aggregator, ovvero deve catturare le opportunità di lavoro presenti nella rete (opportunamente verificate), in modo da far confluire gli utenti sulla sua piattaforma.
2) Per gestire una “massa critica” la piattaforma deve agire anche tramite meccanismi peer-to-peer tra gli utenti e le aziende: è infatti impensabile che i centri per l’impiego siano in grado di gestire numeri così elevati. Da curare soprattutto la gestione delle vacancy aziendali, che richiedono una presa in carico nella stessa giornata in cui sono inviate.
3) Per l’ alternanza scuola-lavoro,programmata con progetti e bandi indetti dalla Regione , gli studenti delle scuole superiori è bene che attivino il loro profilo sulla piattaforma digitale: per le imprese disporre di curriculum di neo-diplomati potrebbe essere un ottimo incentivo a iscriversi.
4) Sempre nell’ottica di accrescere il numero di imprese iscritte è cruciale che l’accesso agli incentivi e sgravi contributivi avvenga proprio all’interno della nuova piattaforma.
E nel contempo l’Agenzia regionale del lavoro ed i Cpi devono ancora conquistare il ruolo di attivatori-creatori di opportunità di impiego e di ricollocamento, attraverso il rilancio del partenariato ( consulenti, terzo settore, enti di formazione, categorie, confederazioni sociali, sindacali e d’impresa, poli formativi e strutture socio-sanitarie). Si tratta di deficienze organizzative e gestionali ‘in radice’del sistema locale dei servizi al lavoro, certificate con acuta precisione dalla Corte dei conti di Basilicata già nell’aprile 2019,offrendo una sorta di road map per surrogare carenze e vuoto programmatorio che la Regione non sembra aver recepito.
Una nuova sfida anche per sindacato ed impresa che seguendo il modello olandese possono proporsi per politiche di orientamento, di ricollocamento mirate a spostare i bacini di disoccupazione verso le opportunità settoriali più interessanti. Un ruolo di co-progettazione dello sviluppo .
Uno spazio nuovo di ‘politiche industriali territoriali’alimentato dalle Regioni meridionali e dalle grandi rappresentanze del lavoro e dell’impresa.Per cucire le relazioni tra le PMI e l’evoluzione delle filiere produttive,restando attaccati ai sistemi di fornitura e aggiungendo risorse ,’appiccicandole’ dove si conosce cosa sta accadendo ad esempio nel Food o nella meccanica.
Sono più di un milione i senza lavoro nella nebulosa del lavoro a tempo determinato e intermittente. In Basilicata 7/8mila persone.E sono per lo più giovani privi di rappresentanza sociale. La microstoria ha dimostrato che una speciale creativita ‘opportunista’ ha transitato il’popolo della sabbia’(De Rita) dalle campagne al capitalismo di territorio. Oggi il salto d’epoca, rimanda alla crisi ecologica ed alla conoscenza globale in rete per un umanesimo industriale, ambientale e digitale che segna il confine tra ‘non più e non ancora’.