“A dieci giorni dallo stop ai reflui petroliferi lucani trattati in Valbasento, il Coordinamento di Associazioni e Cittadini di Pisticci, in presidio permanente dal 20 novembre scorso, torna a formulare richieste di trasparenza e partecipazione nell’iter di approfondimento della questione radioattività, associate ai dubbi più volte espressi e rimasti ancora privi di risposta. Già nel documento presentato e votato all’unanimità dal Consiglio comunale del 29 novembre scorso, – si legge in una comunicato del Coordinamento – ci chiedevamo quali Istituti si sarebbero occupati delle analisi, la tipologia delle stesse, le modalità e la tempistica in cui verranno effettuati i controlli e comunicati i risultati, sottolineando anche che l’emergenza ambientale in Valbasento va ben oltre la presenza di radionuclidi rilevata dall’Arpab ad ottobre scorso nei reflui petroliferi. Tra l’altro, sarebbe logico, in questa fase di stop, estendere i controlli sulla radioattività anche ai reflui esterni non provenienti da Viggiano.
L’approccio di responsabilità con cui abbiamo affrontato il tema dell’inquinamento del nostro territorio ci ha resi interlocutori credibili della massima assise cittadina, che ha approvato all’unanimità una delibera con la quale ha chiesto al Presidente della Regione di interdire lo smaltimento dei reflui esterni all’area industriale presso gli impianti della società Tecnoparco. Tuttavia, registriamo un inspiegabile silenzio e una mancanza di considerazione da parte della Regione Basilicata, l’unica che potrebbe davvero sciogliere l’apparente contrapposizione tra le istanze di tutela del territorio e della salute e le richieste espresse in una recente lettera dai lavoratori della Valbasento, i quali temono ricadute negative sui livelli occupazionali.
Nonostante i toni della missiva, ai lavoratori della Valbasento va tutta la nostra solidarietà. Nei confronti delle posizioni e dei documenti prodotti dal Coordinamento, tuttavia, occorre avere un approccio più sereno, al riparo da strumentalizzazioni. Ciò che auspichiamo, e cioè una prospettiva di futuro diversa e più sostenibile per l’area industriale, non può essere tradotto e interpretato come una minaccia all’intera Valbasento, né come un attentato al diritto al lavoro, riconosciuto dalla stessa Costituzione cui ci ispiriamo quando mettiamo sulla bilancia, alla ricerca del più giusto equilibrio, la tutela della salute e dell’ambiente.
La necessità di fare sintesi tra le richieste di garanzia formulate dai lavoratori e le istanze dei cittadini non può cedere il passo a quel “ricatto occupazionale” da cui aveva previdentemente messo in guardia, durante l’ultimo Consiglio comunale, un rappresentante del PD. Questo stesso partito, paradossalmente, adesso chiede un tavolo sulla Valbasento, prendendo a pretesto una lettera che invece è prova del “ricatto occupazionale” in atto, ed anticamera di un clima di contrapposizione al quale, per toni e contenuti, il Coordinamento non ha mai dato adito e sul quale sarebbe stato opportuno che un soggetto politico responsabile spendesse due parole.
Bene ha fatto il Comune di Pisticci a rimarcare con determinazione, e senza lasciarsi condizionare da facili populismi del momento, che l’obbligo degli organismi democratici eletti è di tutelare l’intera collettività, non già di assecondare acriticamente le prerogative di un’attività imprenditoriale. Il paradosso non è nella Delibera consiliare, ma nel convincimento infondato che un’azione di civiltà in nome dell’ambiente e della salute possa essere ritenuta addirittura la causa della chiusura di un’intera area industriale, quando invece guarda con responsabilità anche alla sicurezza dei lavoratori ed alla salvaguardia dei livelli occupazionali.
Prendendo a prestito i quesiti formulati dai lavoratori, occorrerebbe chiedersi, con onestà intellettuale, a chi giova la “guerra tra poveri” che sembra essersi scatenata e chi ha interesse a scatenarla? Chi si sta arricchendo sulla fisiologica difficoltà che associazioni e lavoratori hanno nel riconoscersi come alleati e non nemici, su un pacifico percorso comune che possa portare benessere e salute per tutti?
Non sarà l’ennesimo tavolo a risolvere la questione, né una Delibera consiliare di indirizzo, se a questa non si dovesse dare seguito. E’ giunto il momento che ognuno faccia la sua parte, assumendosi le proprie responsabilità. Ciascuno misuri le proprie scelte, tenendo conto della severa incidenza in termini di impatto ambientale e sanitario che alcune attività hanno avuto sul territorio della Valle del Basento, sia nella storia passata, che grida l’irresponsabile ritardo in fatto di bonifica, sia in quella più recente.
Di questo aspetto occorre tenere conto affinché questa fase di stop ai reflui petroliferi possa servire a far maturare nelle istituzioni e nella politica una visione più saggia e lungimirante, in base alla quale, adesso, occorre allentare seriamente la pressione ambientale sull’intero territorio, per il bene di tutti”.
Dic 10
Tecnparco, Siderpotenza, Fenice credo sia giunta l’ora che si parli con chiarezza e senza tergiversare.
Un Bravo grosso al coordinamento!