Chi non hai mai acquistato un caffè da un distributore automatico alzi la mano. Ma in questi ultimi anni la distribuzione automatica, in gergo “vending” – un settore, con 30 mila addetti e un fatturato di filiera pari a 2,62 miliardi, circa 2.400.000 distributori automatici di cui circa 1.600.000 riguarda le piccole macchine per ufficio funzionanti a capsule e cialde, mentre la restante parte è riferita ai grandi distributori automatici di bevande calde, fredde e prodotti solidi preconfezionati – risente della crisi. L’aumento dell’aliquota Iva dal 4 al 10%, entrato in vigore il 1° gennaio 2014, ha sicuramente penalizzato il settore e ha generato un adeguamento dei prezzi delle consumazioni.Il calo dei consumi nel 2014 è stato molto significativo, con dei picchi negativi nel caso delle bevande fredde (-7,33%) e degli snack (-8,01%).
A sostenerlo è Confcommercio Imprese Italia Potenza sottolineando che di contro il “vending” fa registrare applicazioni sempre più innovative con l’utilizzo di tecnologie di ultima generazione, anche se è ancora fortemente legato alla tradizione del caffè espresso e alla pausa ristoro nei luoghi di lavoro ha progressivamente aumentato la sua sfera di attività sia come business a sé (in diverse location), ampliando gamma e tipologia di prodotti offerti, non solo food; sia come canale di business complementare al negozio tradizionale, offrendo numerosi vantaggi completando l’offerta del canale fisico, assortimento di prodotti, fidelizzazione al marchio, efficienza organizzativa e migliore esperienza di acquisto per il cliente. Inoltre, oggi, grazie anche all’integrazione con internet e con i moderni device digitali, la vending machine si sta sempre più trasformando da semplice strumento di erogazione di un prodotto a touchpoint informativo e di servizio in grado di personalizzare l’offerta in base ai nuovi trend di consumo per un cliente sempre più attento allo stile di vita sano, alle tematiche ambientali e di sostenibilità. Per questi motivi è sempre più frequente trovare il distributore automatico integrato nei negozi tradizionali di abbigliamento, elettronica di consumo, fiori, beauty e profumeria, fino ai casi molto particolari di opere d’arte, e lampadine. Identificare quindi il distributore automatico, come spesso accade, con il termine di “macchinetta” del caffè è assolutamente riduttivo. In realtà questo termine racchiude in sé una complessa organizzazione imprenditoriale che mette insieme professionalità, modelli di business, soluzioni tecnologiche e innovazioni. Se si osserva il mercato dal lato del consumatore emergono dati importanti. L’ultima indagine Confida-Confcommercio ci dice infatti che il 52% dei consumatori italiani, nella fascia di età fra i 16 e i 65 anni, dichiara di avere utilizzato un distributore automatico nel corso dell’ultimo anno. Le principali ragioni di acquisto da un distributore automatico sono da ricercare nella comodità e rapidità di accesso al canale, che quasi sempre fa sorgere un consumo di impulso, e nel risparmio. Infatti nessun altro canale è così capillarmente presente sul territorio soprattutto per l’acquisto di acqua e caffè: i prodotti più consumati. Il 77% degli intervistati si dichiara soddisfatto dal consumo al distributore automatico e i consumatori che manifestano un più elevato indice di gradimento sono quelli che lo usano quotidianamente, questo significa che più si utilizzano i distributori automatici, e quindi li si conosce, più si è soddisfatti. Nel corso dell’indagine di Confcommercio è emerso che quasi la metà di chi utilizza le vending machine è piuttosto attento ad alimentarsi correttamente: il 46% ricerca per sé cibi con una immagine salutare e segue uno stile di vita equilibrato. Con riferimento ai luoghi di consumo, l’utenza prevalente è quella ‘residenziale’, ovvero soggetti che trascorrono molte ore al giorno nel proprio luogo di lavoro (ufficio, fabbrica) o presso la scuola (istituti superiori, università): per questi consumatori possiamo supporre che la distribuzione automatica rappresenti una modalità che si afferma sempre di più nelle abitudini di consumo fuori casa.
Il presidente di Confcommercio Potenza, Fausto De Mare, sottolinea che “dopo tanti, troppi anni, di previsioni negative e di revisioni al ribasso, oggi registriamo segnali di ripresa dell’economia. Mi riferisco, in particolare, al risveglio dei consumi, alla fiducia delle famiglie e delle imprese ai massimi, al buon andamento dell’occupazione. Tuttavia, in questa fase la prudenza è d’obbligo perché la ripresa è ancora ben lontana dall’essere robusta e diffusa. Perché molte famiglie e imprese non l’hanno toccata con mano, perché molte piccole imprese dei nostri settori continuano a soffrire, perché soprattutto il Sud è rimasto indietro. Con la legge di Stabilità varata pochi giorni fa il Governo ha intrapreso la strada giusta che è quella della riduzione delle tasse perché se non perdiamo quel triste primato della pressione fiscale tra le più alte al mondo diventa impossibile qualsiasi prospettiva di crescita. Una legge di stabilità che, secondo il giudizio di Confcommercio, si può tradurre in tre buone scelte, una nota dolente e un’aspettativa mancata. Le tre buone scelte riguardano, in primis, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, per cui nel 2016 non ci sarà l’aumento dell’Iva, l’incremento della franchigia Irap e la proroga delle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni edilizie e l’ecobonus. La nota dolente è che sulla strada dell’abolizione della Tasi si doveva anche procedere alla totale deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali, compresi negozi e alberghi. L’aspettativa mancata è che ci voleva più coraggio nella riduzione della spesa pubblica improduttiva per trovare quelle risorse necessarie per arrivare ad una riduzione generalizzata delle aliquote Irpef”.
Ott 19