I segretari di Fim, Fiom e Uilm, Agnese Cotrufo e Mangieri e i segrateri generali di Cgil, Cisl e Uil Taratufolo, Amatulli e Coppola in una nota congiunta sottolineano che la vertenza dei 56 lavoratori del CUP di Matera non può dirsi conclusa. Le motivazioni nella nota integrale inviata alla nostra redazione.
In data 9 febbraio 2016 l’incontro in Regione ha fissato un paletto importante conseguente anche alla trattativa tenutasi in Prefettura in data 4 febbraio il cui esito, contenuto in apposito verbale, consegnava al tavolo regionale una proposta di mediazione sindacale consistente nella disponibilità di riduzione oraria, a carico dei 56 lavoratori, nella misura non superiore al 10%.
La vertenza però non può dirsi risolta in maniera definitiva.
A tale risultato, doveva conseguire un confronto fra le parti (azienda, ASM e sindacati) per definire gli aspetti formali del passaggio: taglio lineare delle ore a carico di tutti i lavoratori nella misura del 10% e armonizzazione dei diritti maturati dai lavoratori coll’esigenza aziendale di modificare il settore del CCNL da applicare (da metalmeccanico a Multiservizi).
L’azienda sta procedendo in data odierna in maniera unilaterale e senza preventivo confronto con le parti sociali che questa mattina sono state ricevute da Confapi Matera rispetto alle richieste da consegnare all’azienda così riassumibili: il taglio delle ore contrattuali dei lavoratori deve essere pari al 10% per tutti i rapporti di lavoro e il maggiore importo della retribuzione riveniente dall’applicazione del CCNL Multiservizi deve essere imputato come superminimo non assorbibile.
IL Sindacato è fortemente preoccupato per l’atteggiamento aziendale che, evitando il confronto su criteri chiari e trasparenti su cui fondare l’armonizzazione, sta procedendo a sua discrezione e ciò non è certo rispettoso delle corrette relazioni sindacali oltre che degli impegni assunti sui tavoli istituzionali.
IL Sindacato, facendosi interprete della agitazione fra i lavoratori costretti oggi a firmare contratti di lavoro senza che ci sia stato un confronto preventivo, ritiene necessario un incontro urgente presso la Direzione territoriale del lavoro di Matera per mettere fine alla unilateralità aziendale circa il processo di armonizzazione che deve avvenire in maniera condivisa ma soprattutto nel rispetto dei diritti maturati dai lavoratori: riconoscere le differenze retributive rivenienti dal cambio di settore contrattuale in un superminino assorbibile equivale ad azzerare i diritti in capo ai lavoratori dal punto di vista delle retribuzioni maturate negli anni.
L’azienda in questo modo recupera, a spese dei lavoratori, il 15% di quanto aveva garantito di farsi carico. Di fronte a ciò Regione e ASM non possono restare indifferenti.
Questo inoltre mette in discussione comunque il rispetto della clausola sociale che non ha come fine la sola salvaguardia della occupazione ma anche la conservazione dei diritti maturati dai lavoratori negli anni di lavoro su questo appalto.
E fa risultare chiaro che il ribasso del capitolato di appalto determina una contraddizione a spese esclusive dei lavoratori: assicurare servizi riconoscendo meno ore e meno diritti.
Si sta cioè procedendo ad una interpretazione molto restrittiva e non appropriata del concetto di clausola sociale e soprattutto si sta scaricando sui lavoratori l’intera percentuale del 25% e non solo il 10% stabilito sul tavolo prefettizio e regionale.
Il Sindacato richiama tutte le parti coinvolte, Regione e Asm Matera, a prestare attenzione su quanto si sta determinando poiché l’urgenza di subentrare sta forzando situazioni che non sono rispettose di quanto concordato sul tavolo regionale circa la ripartizione dei sacrifici : 10% ai lavoratori e 15% all’azienda.
Da quanto si sta verificando, il 25% graverà, a breve termine, interamente sui lavoratori.
Per questo si conferma lo stato di agitazione dei lavoratori e si chiede incontro urgente alla Direzione Territoriale del Lavoro.
Matera, 12 febbraio 2016
VERTENZA CUP: LAVORATORI IN DISACCORDO CON I SINDACATI
In una vertenza delicata quale quella avente ad oggetto il servizio CUP dell’ASM, noi lavoratori non abbiamo potuto che plaudire all’accordo raggiunto martedì 9 febbraio, grazie alla mediazione del Presidente della Giunta Regionale Marcello Pittella. Un accordo secondo il quale i lavoratori si sarebbero fatti carico di un taglio del 10% delle ore contrattuali, a fronte di un 15% di perdite a carico delle parti datoriali vincitrici del nuovo appalto ASM, che assume piena operatività già lunedì 15 febbraio.
Ma come avremmo potuto garantire, noi lavoratori, il servizio CUP a partire da lunedì 15 senza la firma di un regolare contratto?
Ecco perché rimaniamo basiti di fronte al comunicato stampa, firmato dai tre sindacati presenti all’accordo raggiunto solo pochi giorni fa presso la Presidenza della Giunta.
Nel comunicato, le organizzazioni sindacali scrivono di farsi interpreti ” della agitazione fra i lavoratori, costretti a firmare (ieri) i (nuovi) contratti di lavoro”.
Quello che la nostra onestà ci impone è chiarire immediatamente che ieri siamo sì stati chiamati dalle due aziende vincitrici dell’appalto, per firmare i nuovi contratti, ma nessuno di noi è stato obbligato alla firma. Tanto è vero che si sono verificati casi di lavoratori che non hanno accettato il taglio delle ore e che legittimamente hanno scelto di non firmare.
Nessuna costrizione. Nessuna pistola puntata alla tempia. Semplice libertà di scegliere se accettare un nuovo contratto contenente dei sacrifici, o meno.
Vale forse la pena ricordare, ancora una volta, che il nuovo appalto per la gestione del CUP ha previsto una importante contrazione di ore, rispetto a quel servizio CUP previsto anni fa, il quale aveva reso possibile l’assunzione di 53 unità. 53 lavoratori. 53 famiglie. 53 rapporti di lavoro ai quali se ne sono aggiunti altri 3. come previsti dal nuovo bando.
Chiediamo, con l’onestà intellettuale che ci contraddistingue: avremmo dunque dovuto accettare un netto taglio del personale, a fronte di un bando più misero? Coscienziosamente, ognuno di noi ha accettato di fare un passo indietro, consentendo a tutti i lavoratori di rimanere al proprio posto, anche se questo è costato sacrifici anche a chi sentiva in coscienza di aver sempre dato il massimo e di non essere tra i candidabili al licenziamento.
Ieri, quindi, i nuovi contratti, che ci consentiranno di continuare a lavorare per i prossimi anni.
Qualcuno in sede di firma del contratto ha scoperto di essere stato premiato dall’azienda? Certamente. Perché una delle aziende vincitrici del nuovo appalto è la stessa azienda che ha gestito l’appalto precedente e che ha potuto verificare ogni giorno la serietà e l’impegno di ognuno di noi lavoratori, così da potere adesso, in luogo dei nuovi contratti, premiare il merito.
E’ questo che è inaccettabile per i sindacati? Il fatto che dovendo garantire anche un ipotetico dipendente non meritevole, l’azienda possa liberamente decidere di “premiare” chi invece ha conquistato il merito sul campo, magari anche con un paio ore settimanali di lavoro in più?
Discutere di superminimo non assorbibile è sacrosanto, ma parlare di costrizioni nella firma di un contratto è ingiusto e soprattutto falso .
E’ giusto che i sindacati facciano la loro parte, ma non utilizzando false affermazioni che non aiutano nessuno, meno che mai il confronto tra le parti e che, al contrario, rischiano di dar vita ad una contrapposizione che può finire solo per danneggiare tutti. Iniziando proprio dai lavoratori.
Per quanto ci riguarda, chiediamo che anche la nostra voce – in quanto liberi lavoratori – sia ascoltata tanto dalla Regione Basilicata quanto dall’ASM.
Lavoratori Cup non sindacalizzati