Una serie di comunicati, che attestano le posizioni istituzionali e sindacali, hanno portato all’attenzione del territorio gli ultimi sviluppi della vertenza Datacontact, registratiin data 14 marzo presso il Ministero dello Sviluppo Economico, investito dalla Regione Basilicata del tavolo di crisi già alla fine del 2015.
Si tratta di un tavolo cui la società Datacontact srl non ha partecipato, così come tutti iprecedenti ad eccezione del primo, e che l’hanno vista spettatrice di decisioni fra il committente Telecom Italia, l’Unità Gestione Vertenze Imprese in crisi del MISE, la Regione, le Rappresentanze Sindacali Nazionali delle Telecomunicazioni di CGIL, CISL, UIL e UGL e – nella giornata di ieri – due aziende operative nel settore: Youtility Center ed Abramo CustomerCare.
Il “Verbale di incontro” sottoscritto nelle ultime ore – perché di questo trattasi e non già di una intesa finale – riassume l’esistenza di una ipotesi d’accordo fra le due società sopra citate, subordinata alla nascita di un nuovo soggetto giuridico da entrambe paritariamente partecipato, che possa assumere – previa individuazione di un modello organizzativo e funzionale – il passaggio della commessa inbound 119, passaggio quest’ultimo che dovrebbe avvenire entro fine mese per assicurare la continuità al 1° di aprile. Mancano quindi di fatto soli 16 giorni, incluse le festività pasquali.
In queste ore la società Datacontact, apprese le evoluzioni di tale intesa in corso di definizione, e sulla base delle richieste formalmente pervenute dal MISE, sta fornendo gli elenchi del personale coinvolto sulla commessa. Un passaggio obbligato di fronte ad uno scenario che sembra non lasciare aperti altri spiragli.
E’ evidente, come sottolineato sin dall’inizio, che la fuoriuscita dal proprio perimetro aziendale di un numero significativo e non pianificato di unità presenti in organico da molti anni, genererà per Datacontact un forte impatto negativo. L’azienda, da sempre radicata sul territorio, che su di esso ha investito in forma consistente risorse e mezzi propri vedendo crescere nel tempo la platea e la professionalità dei propri lavoratori, si troverà ora a subire una situazione che non potrà certo essere indolore, sul piano economico-finanziario e produttivo.
Dall’apertura del tavolo di crisi l’azienda, però, non si è sottratta ai confronti, con tutte le partiin causa, ed ha a più riprese richiesto, insieme alle Istituzioni, alla committente Telecom Italia di aprire nuovamente una fase di interlocuzione spostando la partita sul piano della naturale contrattazione commerciale di fine contratto. Registrata tale assoluta preclusione, l’azienda in questi mesi non è certo stata ferma ad attendere silenziosamente gli effetti di un destino deciso senza il suo contributo. Datacontact ha pertanto ricercato esuggerito una seria ipotesi tecnica alternativa a quella di cui si parla in queste ore, formalizzata al Ministero dello Sviluppo Economico e nota agli interlocutori istituzionali e sindacali. Si tratta di una soluzione terza senza alcun coinvolgimento diretto, ma meno problematica per gli impatti sull’azienda, pur in assenza della commessa Telecom Italia, che ricordiamo costituire oggi un terzo del suo fatturato e della forza lavoro attiva.
Una alternativa che avrebbe portato molti e diversi benefici, anche di prospettiva futura sul territorio e di specializzazione formativa ulteriore delle risorse umane oggi coinvolte.
Tale soluzione prevedeva l’affidamento della commessaad un altro partnerdi Telecom Italia, disponibile ad investire in Basilicata con un significativo piano industriale, che avrebbe potuto– per altre sinergie imprenditoriali – indirettamente offrire maggiore serenità anche alla Datacontact ed alla restante platea dei suoi lavoratori, 900, che sono oggi legittimamente preoccupati al pari degli altri colleghi attivi sulla commessa Telecom. Purtroppo tale propostan on è stata vagliata come avrebbe potuto essere al tavolo ministeriale, probabilmente per il disinteresse manifestato da Telecom Italianel suo approfondimento, senza per questo venir meno alla volontà -chiaramente e legittimamente manifestata – di non proseguire il proprio rapporto con l’impresa lucana dopo 11 anni.
La società non può che prenderne atto, visto l’annunciato ma non ancora formalizzato accordo fra le due società coinvolte di cui mancherebbero “dettagli tecnici”.
L’azienda, che è parte in causa del tema e prima parte lesa dalle decisioni legate alla perdita della commessa, attende ancora di conoscere molti aspetti tecnici e procedurali che dovrebbero poter garantire il passaggio del suo personale, consapevoleche i lavoratori – in tutta questa partita – continuano ad essere confusi dalla poca completezza e chiarezza delle informazioni concernenti il proprio futuro.
…..per me è tutto un BLUFFFFF