Vertenza Italfluid, Consigliere regionale Cifarelli (PD): “Crisi annunciata in assenza di programmazione della transizione”. Di seguito la nota integrale.
Lunedì 13 dicembre su iniziativa del sindaco di Viggiano ed alla presenza dell’assessore Cupparo si è tenuto un ennesimo tavolo per discutere di più vertenze, tra cui quella Italfluid, che interessano più di cento lavoratori impegnati in attività presso il Centro oli di Viggiano che a causa della internalizzazione di alcuni servizi rischiano il posto di lavoro.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori interessati ed alle loro famiglie per
il periodo che stanno attraversando e ci auguriamo che con il supporto dei sindacati possano al più presto ottenere la certezza del mantenimento del proprio posto di lavoro.
Ma questa vicenda è emblematica su cosa ci aspetta per il futuro prossimo. È evidente che non è più sufficiente sbloccare pratiche e procedure a favore di Eni perché vengano garantiti i livelli occupazionali, soprattutto in virtù del fatto che la proroga per la coltivazione al 2029 è un tempo troppo breve.
La verità è che, come purtroppo diciamo inutilmente da tempo, insieme al rinnovo della concessione e alle opportune compensazioni, andavano trattati in modo adeguato anche i temi del decommissioning, della transizione ecologica insieme a quella energetica, della decarbonizzazione e, soprattutto, di quella che noi abbiamo definito come transizione sociale, ovvero del futuro occupazionale dei lavoratori oggi impegnati nelle attività di coltivazione degli idrocarburi e che con la scadenza della proroga della concessione vedranno, come in parte sta accadendo già oggi, scomparire i propri posti di lavoro.
Nonostante i tanti stimoli e la nostra disponibilità a discuterne insieme, la giunta regionale si è sempre rinchiusa in un anomalo riserbo su tutta la programmazione delle attività no oil nella transizione energetica.
La nostra non è la semplice sottolineatura di un ritardo ma è di più. E’ la denuncia della non comprensione della fase storica che vive la Basilicata. Se il processo di transizione energetica fosse stato avviato, le maestranze che oggi non sono più impiegabili nelle mansioni di estrazione petrolifera avrebbero potuto trovare spazio in nuove attività no oil. La costruzione delle attività no oil devono essere parallele alle attività in essere per sostituirle nel 2029, con la fine delle estrazioni. Occorre formare il personale a nuove competenze con investimenti che devono essere previsti a riguardo.
Ci chiediamo da tempo se ENI, dopo aver ammortizzato i costi di investimento in Val d’Agri, ha previsto nuovi investimenti per la trasformazione dell’attuale sito con attività che puntino almeno a garantire gli attuali livelli occupazionale.
Domanda che più volte ed in varie forme è stata rivolta ai componenti della Giunta regionale.
Crediamo sia assurdo che nonostante nel mondo si parli di rivoluzione green, solo in Basilicata cosa accadrà dopo il 2029 resta un’incognita.
Ad oggi ci attende un disastro sociale.
Da tempo proviamo a tenere alta l’attenzione su questi aspetti: ma dalla regione nulla e soprattutto nessuna concertazione con le associazioni datoriali e sindacali su questo argomento.
E tantomeno alcun coinvolgimento delle comunità interessate.
La giunta regionale ed il Presidente Bardi non possono essere l’unico interlocutore di questo processo di transizione.
Al Presidente Bardi ancora una volta consegnamo nuovamente questa riflessione e spero vorrà tener conto della disponibilità del mio gruppo a voler affrontare questi temi che riguardano tantissime famiglie lucane.