I Giovani Democratici di Venosa danno la piena solidarietà ai 20 lavoratori interinali e ai 40 lavoratori fissi dell’azienda “Plastiche Melfi”. Di seguito la nota integrale.
La buona politica non fa chiudere le fabbriche, la buona politica si “lega ai cancelli” con il lavoratore. È forse troppo difficile per i grandi politici ricordarsi cosa sia lavorare in un’azienda privata, forse è chiedere troppo vista l’ età media. Siamo giovani, siamo ragazzi che combattono per avere un futuro che, visto con gli occhi di oggi, non c’è.
Esiste futuro senza lavoro? Ovviamente no ma se rovesciassimo la domanda con quale certezza potremmo affermare che esista un futuro se si ha un lavoro?
Le uniche risorse lavorative nella nostra regione sono affidate alle agenzie interinali e alle “ditte esterne” che hanno preso il sopravvento anche nelle strutture pubbliche. Il concetto di lavoratore interinale ha origini antiche, si ufficializza nel 2003 con la legge Biagi sottoscritta dall’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Quest’ultimo, conosciuto anche per la sua famosa attività imprenditoriale, ufficializzando questa legge ha permesso agli imprenditori di incutere timore agli operai e di fare di loro un semplice robot che non può difendere i suoi diritti perché vincolato da un contratto a tempo determinato che può cedere in qualsiasi momento. Dulcis in fundo, con la riforma dell’ articolo 18 della costituzione, voluta fortemente da Renzi, l’ azienda si riserva la facoltà di poter licenziare in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo, anche se apparentemente inesistente, il lavoratore.
Prendendo come esempio la Plastiche Melfi prima della chiusura, su 60 operai 20 sono lavoratori interinali. 1/3 degli operai della fabbrica, viveva allo sbando senza avere un contratto a lungo termine e senza avere la possibilità di far valere i propri diritti.
Prendendo in esame le strutture pubbliche è noto a tutti il processo di rimpiazzo del personale uscente mediante esternalizzazione. Le ditte private a loro volta si affidano alle agenzie interinali provocando, anche nel pubblico, un insicurezza lavorativa.
Quindi rovesciamo la domanda : esiste, per noi giovani, un futuro se si ha un lavoro?
No futuro senza garanzie non c’è. È impossibile pensare a domani con le sicurezze di oggi.
Combattiamo per il nostro domani, lottiamo per i nostri diritti. Siamo giovani!