Vertenza Tim, sindacati Cgil Slc, Fistel Cisl e Uilcom Uil; il 23 febbraio sciopero in difesa dei posti di lavoro e del futuro digitale della Basilicata con presidio in piazza Mario Pagano a Potenza alle ore 10. Di seguito i particolari
Mercoledì 23 febbraio 2022 è in programma lo sciopero dei lavoratori e delle lavoratrici Tim in Basilicata, con un presidio dalle 10 in piazza Mario Pagano, a Potenza. Quanto si sta delineando, negli ultimi mesi, sul futuro di TIM è estremamente preoccupante e richiede una partecipazione compatta di tutti coloro che abbiano a cuore, a qualsiasi titolo, il futuro di un’azienda strategica per l’Italia e il futuro delle telecomunicazioni, della digitalizzazione, dello sviluppo economico del Paese e, soprattutto, di una regione già ai margini, quale la Basilicata.
In Basilicata, l’azienda impiega circa 170 addetti diretti tra customer care, servizi amministrativi e tecnici; a questi occorre aggiungere i customer care in outsourcing, le aziende che gestiscono gli appalti relativi alla manutenzione della rete e, in generale, tutti i servizi connessi, per un indotto stimato di circa 1000 lavoratori.
Nonostante le ripetute sollecitazioni del sindacato in questi mesi, l’atteggiamento del Governo nei confronti delle sorti dell’azienda e delle modalità di costruzione della rete di nuova generazione, continua ad essere, nella migliore delle ipotesi, quella di un osservatore neutrale. Ma di neutralità non si può parlare laddove nei fatti, si favorisce, invece, un approccio che affida quasi interamente al mercato il destino di temi così rilevanti per il Paese.
E’evidente come si prefiguri un ormai inevitabile smembramento di TIM. E’altresì evidente come alla Basilicata si voglia riservare un ruolo di periferia irrilevante nel futuro digitale dell’Italia. Basta vedere ciò che è accaduto con il bando cd. “isole minori”, recentemente varato e andato deserto, nel contesto di quell’idea, lanciata dal ministro Colao, di costruzione della rete per la banda ultra larga con “pezzi di rete” da mettere a bando, sostenuti comunque da ingenti compartecipazioni di soldi pubblici. Con il risultato che, come dimostrato dal bando suddetto, le parti meno appetibili per il mercato, saranno quelle che resteranno indietro e non è complicato immaginare come una regione spopolata e con un territorio difficile come quello lucano, sarà di certo tra queste: quale operatore economico impegnerà i propri soldi in un territorio in cui vi è scarsissima possibilità di ritorno economico sull’investimento?
Abbiamo chiesto e continueremo a chiedere, invece, che lo Stato intervenga per determinare il destino di un’azienda strategica quale TIM e, di riflesso, per determinare il futuro dello sviluppo digitale.
Continueremo a chiedere ai nostri interlocutori regionali, di farsi portavoce presso il governo per difendere con forza gli interessi della Basilicata: dei presidi aziendali TIM in regione ma anche del diritto per tutti i cittadini, le imprese, i soggetti operanti sul territorio, a poter accedere ad una rete digitale efficiente al pari di tutti i cittadini italiani.
Chiediamo ai cittadini, alle istituzioni, ai politici, a tutti i lucani di sostenerci in questa battaglia.