“La Regione Basilicata non può voltare le spalle ai lavoratori impegnati nella vigilanza del Centro Oli di Viggiano e l’Eni non può ignorare il suo codice etico a meno che non voglia dare prova di poca affidabilità e rinnegare quanto scritto al paragrafo 3.3, ovvero che è impegno di Eni contribuire fattivamente alla promozione della qualità della vita, allo sviluppo socio-economico delle comunità in cui Eni opera”. A sottolinearlo Michele Sannazzaro e Rocco Casaletto della Filcams Cgil Potenza che hanno formalmente inviato una richiesta di incontro ad Eni e, nuovamente, a Sicuritalia per affrontare la questione e garantire l’aumento degli stipendi.
“I lavoratori di Sicuritalia – affermano – a oggi attendono un adeguamento della retribuzione che è tra le più basse di quelle garantite ai lavoratori della multinazionale e delle altre società operanti nell’indotto. Mercoledì 22 marzo abbiamo incontrato i responsabili della società per affrontare la questione ma l’azienda ha fatto spallucce. Ora chiediamo direttamente ad Eni di trovare una soluzione affinché i lavoratori del settore sicurezza possano avere una retribuzione adeguata anche in proporzione all’aumento del costo della vita. Se non avremo risposte siamo pronti allo sciopero.
La Total – ricordano Sannazzaro e Casaletto – in un caso simile è andata incontro alle richieste di sindacati e lavoratori integrando, a sue spese, lo stipendio di ciascun lavoratore a cui ha aggiunto la somma di 300 euro. Potrebbe essere questo un esempio da seguire in attesa che si definisca la spinosa questione relativa al rinnovo del contratto collettivo dei lavoratori della vigilanza privata. A otto anni dalla data di scadenza, il comparto – spiegano – versa ancora in uno stato d’agitazione normativa, le condizioni economiche e di vita dei lavoratori peggiorano a causa dell’aumento vertiginoso del costo della vita e di stipendi tra i più bassi d’Italia. A ciò si aggiunge anche la mancanza di alcune condizioni di sicurezza per i lavoratori a cui non è garantito neanche il gabbiotto per svolgere la loro funzione di presidio nelle diverse aree del Centro Oli.
Quanto sta accadendo – continuano – è anche una delle conseguenze del mancato contratto di sito che avrebbe certamente garantito a tutti i lavoratori delle diverse aziende nel Centro Oli di Viggiano gli stessi diritti. Ci appelliamo, allora, al protocollo d’intesa sottoscritto tra Eni, le parti sociali e Regione Basilicata il 10 aprile del 2012 e che vede nel Codice Etico della multinazionale del petrolio un segno di speranza per il futuro della comunità che la sta ospitando. Rinfreschiamo, così, la memoria anche alla Regione Basilicata: al paragrafo 3.3 del codice etico dell’Eni è spiegato come le attività della multinazionale siano svolte nella consapevolezza della responsabilità sociale che Eni ha nei confronti di tutti i propri stakeholder e in particolare delle comunità locali in cui opera, nella convinzione che le capacità di dialogo e di interazione con la società civile rappresentano un valore fondamentale dell’azienda. È questo, dunque, il momento per dimostrare di voler mantenere fede a quanto scritto. Aspettiamo, quindi, di conoscere la data dell’incontro così da poter valutare insieme ad Eni e Sicuritalia come riconoscere condizioni di miglior favore ai lavoratori della vigilanza impegnata nel sito di Viggiano e quali proposte possano migliorare il comparto, come, ad esempio, buoni pasto, indennità varie, adeguamento delle postazioni e turnazioni eque per tutto il personale”.