I viticoltori lucani guardano con attenzione al Vinitaly Special Edition quale segnale importante di ripartenza del vino, dopo il punto di rottura rappresentato dalla pandemia che ha fatto perdere al settore oltre 3 miliardi di euro solo nel 2020, con un crollo medio dei fatturati del 15%. Nello stand della Cia-Agricoltori a Veronafiere il messaggio del presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino: “Ora più che mai serve fare squadra, ragionare in ottica di sistema, creare una filiera organica, costruire alleanze sempre più strette con il settore fieristico per attrarre buyer esteri, puntare sulla promozione per competere sempre meglio sui mercati internazionali”.
La Basilicata si presenta al Vinitaly con un ricco patrimonio di vini nobili: vanta una superficie viticola censita di poco sopra i 5.000 ha, conseguenza della inversione di tendenza che si registra negli ultimi anni che ha fatto registrare una crescita delle superfici di quasi il 15% dal 2015 e circa 1.700 ha ristrutturati dal 2000 ad oggi. Le aziende con superfici viticole sono poco più di 7.000, i cui ricavi medi per ha vanno dai 3000 € per uva comune ai 7.000 € per le uve a denominazione, di queste solo il 27% è associato o aggregato in forma cooperativistica.
Quanto alla vendemmia appena cominciata, secondo Cia e Uiv, le previsioni in Basilicata sono peer la quantità: tra 83mila e 85mila hl, -5% rispetto vendemmia 2019. Il clima si è rivelato quest’anno molto favorevole, con temperature senza picchi eccessivi, che avrebbero minato l’attività fotosintetica della pianta, e con una buona escursione termica tra giorno e notte in tutta la regione. Le piogge sono state sempre abbondanti e ben distribuite su tutto il periodo stagionale, così da permettere un corretto assorbimento da parte della pianta e, nel contempo, poter intervenire con trattamenti fitosanitari a cadenza regolare. L’unica anomalia che si registra riguarda una perturbazione accompagnata da grandine che ha investito la zona bassa del Vulture provocando danni di media importanza. Tale evento è rimasto però isolato e la produzione non ha subito conseguenze, lasciando proseguire l’evolvere delle viti ottimamente. Infatti la previsione sulla qualità è di alte aspettative, mentre si pensa a una leggera diminuzione sulla quantità rispetto al 2019
L’export è strategico per il vino Made in Italy -ha detto Scanavino-. Per questo tornare in presenza, dopo più di un anno, con un evento dedicato al wine business e ai B2B è fondamentale per sostenere il comparto e raggiungere l’obiettivo dei 7 miliardi di euro realizzati sui mercati esteri a fine 2021. Mantenendo intatto il secondo posto dell’Italia nella classifica globale dei maggiori Paesi esportatori, dopo la Francia, con una quota del 20% sul totale del vino esportato nel mondo.
In più, secondo Scanavino, per sostenere il rilancio post Covid, è necessario puntare sulla promozione, utilizzando tutte le risorse a disposizione per la valorizzazione sui mercati stranieri dei nostri vitigni e territori vocati. In questo senso, bisogna salvaguardare lo strumento della promozione Ue, visto che la riforma avviata a Bruxelles rischia di escludere proprio i prodotti vitivinicoli dai finanziamenti dedicati. Un disegno che va assolutamente impedito -ha concluso il presidente di Cia- mentre sul fronte nazionale sosteniamo con convinzione lo stanziamento di 25 milioni di euro, da parte del Mipaaf, per la definizione di un programma di promozione istituzionale del vino italiano nel mondo. Una campagna quanto mai necessaria, e complementare alla promozione “di brand” effettuata dalle aziende, per rafforzare, nei mercati chiave, l’immagine dell’Italia come Paese produttore di vino.