La Cgil di Basilicata e Puglia il 31 luglio scorso hanno richiesto congiuntamente un incontro urgente ai Presidenti delle Giunte Regionali perché fortemente preoccupati per i ritardi e le incertezze accumulate per la definizione e formalizzazione dei Piani strategici di sviluppo delle Zone Economiche Speciali interregionali del Mar Jonio e Adriatica.
Tanto anche perché consapevoli del rischio di de-finanziamento degli interventi e, soprattutto, di depotenziamento dell’efficacia che tale strumento potrà sviluppare per le nostre regioni, accomunate non solo da uno dei due piani strategici ma anche da un insieme di elementi strutturali delle rispettive economie regionali.
Richiesta che trova ulteriore fondamento perché, a distanza di un mese e mezzo dalla tavola rotonda dal titolo: “Zona Economica Speciale interregionale del Mar Jonio”, organizzata dalla Cgil di Matera per l’approfondimento dello stato dell’arte relativo alla condivisione dei Piani strategici della Regione Puglia e Basilicata, le formalizzazioni e approvazioni degli adempimenti regionali e ministeriali non hanno trovato ancora soluzione definitiva.
Ciò significa che il crono programma della Zona Economica Speciale interregionale del Mar Jonio ha ulteriormente accumulato ritardi preoccupanti anche rispetto alle date di sottoscrizione dei Piani strategici di sviluppo delle Regioni Calabria e Campania con il Ministero ai sensi dell’art. 5 della Legge n. ………. del 2017.
Per quanto riguarda la Regione Basilicata, si aggiunge altresì il “fattore temporale” legato alle imminenti elezioni regionali che riducono il tempo a disposizione per l’approvazione e l’istituzione della ZES interregionale del Mar Jonio.
Infatti, se entro i primi giorni di ottobre 2018 non dovesse concludersi tutto l’iter procedurale regionale e ministeriale, l’inclusione della Basilicata nell’istituenda ZES interregionale del Mar Jonio rischia di decadere definitivamente.
Si perderebbe un asset strategico a sostegno dello sviluppo economico e produttivo avente come obiettivo la crescita del sistema delle imprese e dell’occupazione in grado di attrarre investimenti grazie agli elementi di forte attrattività previste per le ZES come:
• la riduzioni ed esenzioni fiscali ed alla possibilità di favorire investimenti;
• la partecipazione di capitali e sviluppo di competenze provenienti dal settore privato;
• le speciali condizioni in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa.
Molti studi tra cui quella della Banca Mondiale ci aiutano a comprendere che le circa 4.000 attualmente funzionanti nel mondo (43% in Asia; 20% in Europa – Lettonia, Spagna, Gran Bretagna, Croazia e soprattutto in prima fila la Polonia dove ne sono state istituire 14; Cina e a Dubai), dimostrano che le ZES hanno migliorato il benessere sociale complessivo concorrendo a generare benefici sociali ed economici che ne giustificano la crescita di popolarità in diversi contesti economici, più avanzati e in via di sviluppo:
– benefici economici “diretti”, come la generazione di occupazione, la crescita delle esportazioni, le entrate governative, guadagni in valuta estera;
– benefici economici “indiretti”, come l’aggiornamento delle competenze, il trasferimento tecnologico e l’innovazione, la diversificazione economica e il miglioramento della produttività delle imprese locali.
Per la Regione Basilicata, nonostante la frammentazione territoriale e le incoerenze strategiche e organizzative della logistica presenti nel Piano strategico elaborato dalla Regione Basilicata, l’eventuale mancata istituzione della ZES interregionale dello Jonio rappresenterebbe l’alienazione di una importante opportunità di sviluppo in un territorio, quale quello lucano, con indici economici, sociali e occupazionali che ormai hanno raggiunto livelli inaccettabili come si evince dal rapporto SVIMEZ del 2017.