Franco Coppola, segretario confederale UIL Basilicata: “Una nuova visione di Zona Franca Urbana a Matera per superare la dicotomia fra ‘esclusione sociale e sviluppo industriale”. Di seguito la nota integrale.
La sfida che hanno posto nei giorni scorsi il Sindaco di Matera e la sua Amministrazione sulla questione delle ZFU (Zone Franche Urbane) è corretta e condivisibile.
Si tratta di tradurre la prospettiva del 2019 in opportunità e visioni di una città, di un territorio ricco di qualità urbana e sociale, capace di mantenere nel tempo la qualità economica di attrazione del suo tessuto produttivo e delle specificità culturali del luogo.
Il punto essenziale è definire lo ‘spirito di Matera’come atteggiamento collettivo della comunità di curare le opere e gli interventi senza perderne l’ispirazione unitaria evitando la dispersione e la numerositàdegli eventi. La “lezione” di Giuseppe De Rita (Censis) è fortemente attuale perché il carattere che suggerisce Matera attiene non alle grandi opere,alle imponenti trasformazioni ma a quel vissuto paziente e molecolare di abilità e di socialità che nel tempo del moderno occorrono per radicare le innovazioni.
La discussione e le scelte di come impiegare a Matera lo strumento delle Zfu devono partire da qui:dall’essere Matera luogo speciale di sperimentazione che non può esaurire il proprio destino urbano in un modello di Zfu ‘tradizionale’, in qualche modo già utilizzato.Un modello derivato da quello francese recepito nel contesto nazionale nel 2007.Uno strumento di agevolazione fiscale e localizzativa destinato ai quartieri urbani a maggior disagio sociale, di sostegno alla nascita di micro-imprese spesso in settori tradizionali e con scarse prospettive di sviluppo, essenzialmente per creare nell’immediato nuova occupazione.
Il punto è che andrebbe ricercata una via assolutamente autonoma e nuova, seppure più articolata,un “modello italiano”, ovviamente compatibile con le regole comunitarie.Ciò vale soprattutto per Matera, dove la sperimentazione di ZFU ha avuto un iter amministrativo molto tormentato,definendo la Zona all’interno di un perimetro che copre il 30 percento del territorio in cui insiste l’80 percento delle attività produttive cittadine.
La nuova visione di ZFU a Matera deve puntare a superare la dicotomia fra ‘esclusione sociale e sviluppo industriale ‘ed a favorire gli obiettivi di Europa 2020.E’da privilegiare il valore della società della conoscenza, realizzando micro-imprese innovative e appartenenti all’ampio settore della cultura e della creatività, raggiungendo da un lato l’obiettivo di favorire l’inclusione sociale, dall’altro quello di garantire lo sviluppo imprenditoriale, industriale e non.
L’idea di ZFU deve accompagnarsi a quella di un polo per l’insediamento di imprese innovative nell’area periferica di Matera, ma anche di spin off attorno ai poli universitari di Unibas decentrati nella città di Matera. Nella stessa direzione si devono far confluire gli interventi di programmazione regionale, quali quelli dei POR e quelli di Matera 2019.
Si possono delineare due filoni per la ZFU di Matera con la finalizzazione delle risorse del decreto fiscale 66/2014:
1. La zona già identificata e finanziata dal Governo, che copre l’area individuata da specifici indicatori di disagio sociale ed occupazionale , per il sostegno a micro-imprese di tutti i settori ammissibili, senza nessuna “scrematura” settoriale(Area urbana modello francese (ZFU).
2. Una rimodulazione del perimetro agevolabile, per favorire innovative politiche di sviluppo,non solo in aree della città ad elevato livello di disagio socio-occupazionale, ma laddove vi siano spazi, aree, fattori attrattivi specifici per la creazione di nuove micro imprese, come ad es. incubatori universitari o zone di pregio artistico rilevante.
In queste aree, si punterà, in modo molto selettivo, ad incentivare interventi di “fiscalità zero”, sia per le imposte e tariffe comunali che per quelle regionali e nazionali.Si potranno incentivare -le start up , affiancate da speciali procedure insediative in autocertificazione che portino ad una “burocrazia zero”,e- le micro imprese (secondo la definizione comunitaria) operanti in settori ad elevato tasso di innovazione tecnologica. Oppure fab-lab, laboratori della creatività, o imprese operanti nel settore culturale (dalla gestione di siti museali e culturali al restauro di opere d’arte, ecc.).
E’ di tutta evidenza che, mentre la zona al punto 1 può facilmente realizzarsi, poiché già identificata e finanziata, le zone di tipo 2, pur essendo più interessanti,richiedono una negoziazione con la Commissione europea sia per insediare la zona franca in un quartiere non caratterizzato da indici di disagio socio-occupazionale,e sia per la settorializzazione dell’aiuto a imprese ad alta innovazione e creatività.
La sfida è di coniugare la filosofia della ZFU a Matera passando dal ‘sociale’ all’urbano, alla specialità urbana di Matera: nel quadro di una programmazione ‘forte’dei cardini dello sviluppo, a partire dai sottosistemi della mobilità,dell’istruzione,dellavoro,dell’accoglienza. Si tratta di assumere la ZFU come sperimentale, secondo un disegno di sviluppo che parte dalla ‘domanda’, dalla promozione e qualificazione della ‘domanda dei territori’ e dei luoghi nella impostazione, progettazione e gestione degli interventi e non invece da una offerta di mezzi e progettualità magari preconfezionata.
…e che avrà voluto dire?