Incontro con il Ministro delle Infrastrutture
On. Antonio Di Pietro
Hotel San Domenico, 5 marzo 2008
Principali Infrastrutture
– Completamento della ferrovia Ferrandina-Matera e prolungamento fino a Bari
– Costruzione della ferrovia Metaponto-Matera-Bari
– Collegamento veloce all’autostrada A14 tramite l’adeguamento della strada Matera – Gioia del Colle
– Adeguamento della S.S. 7 Matera-Ferrandina
– Completamento delle aree industriali
– Copertura della banda larga nelle aree interne
Le richieste delle PMI per la prossima legislatura
1) Rilanciare il mercato delle opere ordinarie ed il ruolo delle pmi .
Le politiche adottate negli ultimi anni hanno privilegiato le grandi imprese e relegato le pmi nel recinto dei subappalti e dei subaffidamenti, senza alcun sistema di garanzie.
Il general contractor, la legge obiettivo, il leasing immobiliare “in construendo” hanno evidenziato e valorizzato la valenza finanziaria piuttosto che quella professionale, hanno messo in risalto le possibilità di investire piuttosto che la capacità di fare.
Al centro delle politiche finanziarie sono state collocate le grandi opere, è scomparsa la politica dell’edilizia ordinaria, costituita da quella rete diffusa e capillare di interventi a sostegno ed a servizio delle comunità locali, del sistema economico, dei centri urbani.
Chiediamo pertanto:
che venga arrestata l’attuale progressiva finanziarizzazione e destrutturazione del settore;
che sia rilanciata una politica industriale che torni a valorizzare le opere ordinarie;
che sia normativamente previsto, nella realizzazione delle grandi opere, l’affidamento obbligatorio di una quota dei lavori alle pmi, vincolando il contraente generale ad applicare i medesimi prezzi e condizioni concordate con la stazione appaltante
2) Garantire una qualificazione che non costringa le imprese a rincorrere gli appalti in modo esasperato.
Una delle principali anomalie del sistema degli appalti pubblici è data dalla disperata ricerca di lavori per mantenere i livelli di qualificazione.
Le dinamiche del mercato, le congiunture economiche ed aziendali, i processi di riassetto organizzativo e tecnologico possono determinare, anche ad imprese dotate di un patrimonio organizzativo e professionale consolidato, un rallentamento sensibile del fatturato in un arco temporale limitato. Ma riteniamo assolutamente iniquo che queste imprese debbano essere estromesse dal mercato, veder annullata la propria storia e disperso il loro patrimonio. Da questa situazione scaturiscono effetti potenzialmente degenerativi. Le imprese sono spinte ai c.d. “lavori forzati”: acquisire appalti, anche con ribassi estranei a logiche imprenditoriali, pur di far lievitare la propria cifra d’affari.
Chiediamo, quindi,
che vengano ampliato l’arco temporale di valutazione dei lavori, prendendo in esame gli ultimi 10 anni;
che, in caso di esito negativo della verifica triennale o del rinnovo dell’attestazione, qualora non sussistessero lavori che consentano il mantenimento della qualificazione in nessuna classifica di importo, la qualificazione venga diminuita e, comunque, garantita nei limiti della I classifica purché il soggetto esecutore dimostri di possedere gli altri requisiti.
3) Ripristinare certezze e trasparenza nei sistemi di aggiudicazione
L’ampia discrezionalità affidata alle stazioni appaltanti sulle modalità di affidamento dei lavori e l’inadeguata determinazione degli elementi di valutazione delle offerte rischiano di privare il mercato di elementi di certezza e trasparenza assolutamente fondamentali. Chiediamo:
che il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa sia limitato ai soli appalti che abbiano una particolare complessità progettuale;
che i criteri di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa siano definiti attribuendo una valenza significativa al prezzo ed alla manodopera impiegata direttamente dall’impresa;
che il metodo del massimo ribasso sia supportato da un sistema efficace di determinazione della soglia di anomalia sull’esempio di quanto già attuato dalle legge regionale siciliana.
4) Concordare strategie efficaci per la sicurezza nei cantieri.
I complessi problemi della sicurezza nei cantieri richiedono interventi che offrano prevenzione e formazione, senza alimentare una “burocratizzazione dei cantieri” assolutamente inadeguata a fornire risposte sostanziali, anche per il carattere di unicità del cantiere edile che ha una connotazione specifica che non può essere controllata con strumenti e procedure standardizzate.
L’Aniem propone, pertanto:
che, analogamente ai modelli adottati per la regolarità e congruità contributive, anche per il rispetto delle condizioni di sicurezza possano essere attivati organismi paritetici che, su esplicita richiesta dell’impresa interessata, possano certificare il rispetto delle misure antinfortunistiche.
5) Riformare la Pubblica Amministrazione: responsabile, qualificata, capace di decidere.
Alla base di ogni attività economica deve esserci un sistema di certezze.
Certezze delle regole, dei tempi, delle procedure.
Per questo occorre innovare il rapporto con la Pubblica Amministrazione, accentuare le semplificazioni per quanto riguarda i rapporti tra le imprese e la burocrazia locale: Asl, uffici tecnici comunali, vigili del fuoco.
Per l’impresa questo si deve tradurre in un sistema di procedure snelle e chiare, che consentano di attivare operazioni che hanno la piena legittimità urbanistica in tempi rapidi, senza subire ritardi insostenibili.
Chiediamo, al riguardo:
che sia previsto un interlocutore unico che fornisca certezze sui tempi di espletamento delle pratiche;
che il governo del territorio non sia ostaggio di “comitati spontanei” più o meno politicizzati e/o di alcuni dirigenti pubblici, i quali, avendo delle responsabilità anche di natura penale, paralizzano le attività economiche per mancanza di sicurezza nello svolgimento della propria funzione.
6) Prevedere un sistema di qualificazione per le imprese che svolgono edilizia privata
La questione della qualificazione delle imprese nel comparto dell’edilizia privata non può più essere rinviata.
Poiché per diventare imprenditore edile non esiste alcuno sbarramento che non sia quello della sola ed automatica iscrizione alla CCIAA, è doveroso studiare modalità d’ingresso all’attività imprenditoriale edile che salvaguardino le imprese qualificate e i committenti.
Chiediamo:
un momento di controllo obbligatorio (esame, analisi delle capacità, delle dotazioni ecc.) prima dell’ottenimento della “Patente” di imprenditore edile;
l’estensione dell’obbligatorietà dell’attestazione SOA anche per i lavori privati di importo superiore ai 300.000 Euro.
7) Rilanciare una politica per la casa.
La questione casa in Italia rappresenta ancora un’emergenza sociale sia per le problematiche finanziarie che ostacolano l’acquisto (costo mutui, difficoltà di accesso al credito, carenza di sistemi incentivanti), sia per le nuove istanze che emergono dalle trasformazioni in atto nella società (immigrazione, precarietà del lavoro, ecc.).
Occorre, quindi, rilanciare un programma di edilizia residenziale che preveda anche sistemi innovativi a sostegno della proprietà diffusa.
Chiediamo:
di prevedere uno stanziamento certo di risorse a sostegno dell’edilizia residenziale pubblica:
di promuovere la realizzazione di alloggi con il sistema dell’assegnazione a proprietà differita o affitto con patto di futura vendita in cui l’assegnatario sottoscrive un contratto di locazione, con vincolo di riscatto alla fine della durata del contratto (dagli 8 ai 15 anni);
di alleggerire la pressione fiscale sulla casa prevedendo la totale abolizione dell’ICI sulla prima abitazione.
8) Sostenere una politica urbanistica moderna e compatibile con l’ambiente.
Il settore delle costruzioni è consapevole che, forse più di altri settori produttivi, deve confrontarsi con la necessità di uno sviluppo sostenibile e compatibile con l’ambiente.
E’ un processo, tuttavia, che deve essere accompagnato da politiche coerenti.
Il 60% del patrimonio immobiliare nazionale è collocabile tra il 1945 ed il 1970 e proprio gli edifici obsoleti sono fra i primi responsabili dell’inquinamento e della dispersione energetica.
I segnali concreti avviati nell’ultima Legislatura richiedono misure coordinate, strumenti operativi, riforme organiche.
In questo senso l’Aniem richiede:
di incentivare una politica di demolizione e ricostruzione prevedendo l’introduzione di premialità fiscali ed edificatorie in termini volumetrici.
di garantire una normativa univoca sul territorio nazionale in materia di risparmio energetico per dare maggiore efficacia alla politica ambientale e per dare certezze agli operatori;
di consentire l’attuazione delle disposizioni sul risparmio energetico attraverso disposizioni urbanistiche coerenti che tengano nella dovuta considerazione i maggiori ingombri necessari a realizzare edifici a basso consumo ( per le maggiori volumetrie, per le maggiori altezze, per le distanze minime da rispettare tra gli edifici);
di definire una riforma urbanistica funzionale all’evoluzione ed alle esigenze dei nostri centri, coordinata con le competenze regionali, capace di coinvolgere e di valorizzare il ruolo dei privati, integrata da sistemi di defiscalizzazione dei passaggi intermedi, garantita da termini perentori nel rilascio dei titoli abilitativi.