Lido di Metaponto:
urgono rimedi alla radice, cioè coraggiosi
In un sopralluogo fatto insieme con gente competente, abbiamo potuto constatare come, di fatto, il lido di Metaponto stia scomparendo sotto le mareggiate. Ciò accade di un lido di cui era ammirata proprio l’ampiezza dell’arenile, che ne faceva una “spiaggia per famiglie e bambini”, tale da far concorrenza alla riviera romagnola. Quale orrore, oggi, vedere il tranquillo e disteso mare di Metaponto costellato di pesanti massi, colà gettati da un misterioso quanto crudele Ciclope! Con quei massi qualcuno pretenderebbe di fermare la sabbia! Per fortuna abbiamo constatato che il carattere di lido ampio e disteso lo conservano le spiagge di Pisticci, Scanzano, Nova Siri e Policoro. Bisogna però rendersene ragione.
Siamo convinti che, se le cose stanno così, la colpa della erosione del lido di Metaponto, e non degli altri, non può essere addebitata a fattori estranei a Metaponto e, per esempio, allo sbarramento dei fiumi, quasi che questi possano fare distinzione tra una località e l’altra e far dispetto a chi si serve del lido di Metaponto. La verità – riteniamo – è molto più semplice, e anche più grave. Essa è da ritrovarsi nell’abusivismo edilizio e nella sciatteria o distrazione di quanti hanno tollerato che a Metaponto, via via, si costruisse fino a pochi metri dalla battigia, creando, di fatto, una barriera contro cui l’onda, battendo violentemente, anziché smorzarsi e depositare sabbia, ne porta via in abbondanza. Va messo in discussione persino il lungomare.
Dai giornali locali, intanto, si apprende che la Regione intende trasportare sabbia sul lido e prolungarne la ampiezza artificiosamente, come è già stato fatto l’anno scorso. Si dice, onestamente – una volta tanto –, che il rimedio, che, pure costerebbe 2.163.000 euro, è ancora di emergenza. Nella nostra dappochezza di cittadini comuni, ci domandiamo e domandiamo:
1. Nel discorso costi-ricavi, vale la pena spendere tanti milioni di euro?
2. Per il vantaggio e transitorio – di chi, se non degli operatori privati?
3. E a spese di chi, se non della comunità?
Leggiamo con preoccupazione che qualcuno, presso il Comune di Bernalda, pensa, con l’introduzione del funesto federalismo demaniale, di vendere i beni consegnati al Comune per fare cassa. E dopo? Quando il Comune non avrà più nulla da vendere e disciplinare, che sarà mai? Forse che cesseranno gli interventi selvaggi?
Come cittadini comuni, riteniamo che, nella imminenza della stagione estiva 2010, non si può non pensare ad un intervento urgente; ma, passata l’emergenza, bisogna porsi seriamente il problema per i prossimi anni e decenni. Noi, sempre nella nostra modestia, riteniamo che i fondi previsti per interventi che si definiscono definitivi, e ammontanti a chissà quanti milioni di euro, vadano usati per un indennizzo dei proprietari di strutture che, costruite troppo a contatto con le onde, vanno semplicemente abbattute e trasferite verso l’interno. E vanno salvate le dune, cioè la natura. Forse ci potrebbe anche essere un risparmio di risorse pubbliche. A tal fine, non sarebbe male che Regione, Provincia e Comune di Bernalda, si facciano carico, nel prossimo autunno, di una conferenza tecnico-politica, in cui il problema “lido di Metaponto” possa essere affrontato, come si suol dire, alla radice, pur se questo significherà sconfessare precedenti Amministrazioni, anche dello stesso colore politico. Ci vuol solo un po’ di coraggio. Una volta tanto.
Pio Abiusi
Giovanni Caserta