Sono trascorsi ormai dieci anni da quando il completamento del Programma regionale di metanizzazione della Basilicata fu annunciato come imminente, grazie ai fondi statali e ai contributi provenienti dall’Accordo Eni-Regione.
Ad oggi, tuttavia, nonostante il Consorzio Industriale abbia presentato il progetto per la metanizzazione di Jesce e La Martella, la Regione non si è ancora pronunciata sul completamento delle reti nelle due aree industriali del materano, dove le aziende continuano a pagare bollette energetiche esorbitanti.
Il motivo è nella mancanza dei fondi necessari, 3,5 milioni di euro che la Regione non riesce a trovare.
Nei due agglomerati produttivi non è ancora completato il collegamento delle aziende alla rete del gas metano. A Jesce il collettore arriva fino all’inizio dell’area senza provvedere alla successiva distribuzione all’interno fino alle singole aziende. A La Martella, invece, l’impianto è ancora distante dal sito industriale. Da quando poi il mercato dell’energia elettrica è stato liberalizzato e ognuno può scegliersi liberamente il proprio fornitore, il completamento della rete ha subito un deciso stop.
Sulla questione da anni l’API sollecita l’assessore regionale di turno a realizzare la rete di gasdotto a Jesce e la Martella, dove le aziende si alimentano con le bombole del Gpl che costa più del doppio rispetto al gas metano.
L’ultimo, roboante, annuncio alla stampa è stato dato lo scorso giugno, quando il Consorzio annunciò di aver trovato i fondi, la Regione si accollò la spesa di 3,5 milioni di euro e si stabilì anche una precisa tempistica per la conclusione dei lavori: 18 mesi per Jesce e 24 per La Martella.
Quelle stesse imprese che sono state a lungo corteggiate durante la campagna elettorale, oggi continuano a sopportare aggravi di costi energetici che le vedono soccombere nel quotidiano confronto competitivo sui mercati.
Infatti, l’assenza degli impianti di gasdotto priva le aziende di servizi fondamentali sia per contenere i costi che per migliorare la produttività.
La mancanza del metano non incentiva nuovi investimenti e si continua a registrare una distonia tra le politiche industriali che nel passato hanno favorito gli investimenti privati (leggi bando Treviso) e le reali opportunità e utilities offerte per l’insediamento di nuove attività imprenditoriali.
L’API, inoltre, ricorda anche il protocollo d’intesa del 1999 tra Comune e Consorzio Industriale, gli incontri con Snam e Italgas, le royalties delle estrazioni petrolifere, le previsioni del Piano Energetico Regionale.
Gli alti costi dell’energia elettrica in Italia richiedono un incremento dell’utilizzo di energia alternativa, tra cui appunto figura il gas metano. E in un periodo di crisi economica e di calo di competitività, quale quello attuale, il completamento della metanizzazione consentirebbe di contenere i costi di produzione e di accrescere contemporaneamente l’attrattività del territorio.
Gen 11