Dai recenti dati del Cresme emerge un calo del 5,5% delle opere medio-piccole (inferiori a 2,58 milioni) ed un incremento del 31% delle opere di importo superiore a 15 milioni di euro.
Per il presidente della sezione Edili dell’API, Michele Molinari, ciò dimostra la tendenza inaccettabile di una scelta di politica industriale nazionale che va consolidandosi negli anni e che è in evidente contrasto con le esigenze sociali ed economiche del Paese.
Molinari evidenzia che la crescita dell’importo medio degli appalti pubblici ed il forte aumento dei bandi per grandi interventi infrastrutturali superiori a 15 milioni di euro, confermano un preoccupante ritorno al gigantismo delle opere pubbliche, nonostante le promesse e i programmi elettorali concordassero sull’esigenza di rivedere i vincoli economici agli enti locali per sviluppare i necessari investimenti nei settori della manutenzione, dell’ambiente e della riqualificazione urbana.
Oggi sono proprio gli interventi piccoli e diffusi nelle città ad essere penalizzati. Non si riesce a comprendere, invece, quanto sia fondamentale per il nostro Paese un piano programmato di piccole e medie opere capaci di modernizzare il patrimonio immobiliare, mettere in sicurezza le scuole, garantire una rete idrica efficiente, migliorare il sistema di trasporti locali.
Sono questi interventi la vera emergenza del Paese e sono questi interventi che possono costituire una risposta significativa ed efficace alla crisi economica ed occupazionale nei confronti della quale l’edilizia da sempre costituisce uno strumento di risposta strategico e tempestivo.