I provvedimenti del Governo sulla crisi economica ripropongono nuovamente il modello di incentivazioni al comparto automobilistico, trascurando completamente il settore delle costruzioni che ha notoriamente un ruolo determinante nella ripresa economica.
La denuncia viene dalla Sezione Edili dell’API il cui presidente, Michele Molinari, rileva che le costruzioni, oltre al formidabile indotto (oltre 40 settori coinvolti) ed alla capacità occupazionale (circa 3 milioni di lavoratori) superiore ad ogni altro comparto produttivo, sono in grado di esprimere anche una valenza sociale la cui esigenza è oggi più che mai avvertita.
Un patrimonio edilizio che per oltre il 62% è in condizioni di degrado, spesso strutturale, (a fronte di una media europea del 26%) e che per il 90% ha oltre 30 anni di vita, richiederebbe una politica di forti incentivi mirati alla riconversione, anche sotto l’aspetto del risparmio energetico. La casa, a differenza di altri prodotti sostenuti dalle misure del Governo, è un bene primario che rischia di diventare inaccessibile per ampie fasce sociali alimentando un senso di precarietà ed insicurezza.
Per Molinari l’edilizia abitativa, le opere ordinarie ed i sistemi infrastrutturali sono al centro delle politiche anti crisi di quasi tutti i Paesi occidentali, dagli Stati Uniti all’Europa. Il nostro Governo deve collocare al centro della propria agenda questo tema che può risultare decisivo per la ripresa dell’economia nazionale.
Feb 06