NIMBY è l’acronimo inglese per not in my back yard, non nel mio giardino, ed è la sindrome di chi, pur riconoscendo necessarie opere di interesse pubblico, non le vuole nel proprio territorio a causa delle eventuali controindicazioni sull’ambiente.
I contrasti politici, invece, cioè le beghe tra maggioranza e opposizione, sono presenti in tutte le pubbliche amministrazioni, da quelle statali a quelle locali, e si servono a piene mani di pregiudizio e strumentalizzazione, di mancanza di comunicazione e dialogo con le popolazioni per i propri fini politici.
Per l’API le ragioni del no alla centrale a biomasse prevista nel territorio di Teana, pur comprendendo i timori di coloro che, in buona fede, temono per le conseguenze sull’ambiente, dipendono dall’una e dall’altra cosa: sindrome di NIMBY e contrasti politici. Gli effetti sono: ritardi nella realizzazione delle opere, danni economici, tensioni sociali.
Secondo l’Associazione è invece da elogiare la scelta della Regione di incentivare gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, come è appunto una centrale a biomasse. Il Trentino Alto Adige, regione “verde” per eccellenza, conta ben 72 centrali a biomasse. L’esempio più calzante in Europa è costituito dalla Finlandia.
Quello che conta non è la quantità, ma la qualità dei rifiuti prodotti, e la centrale di Teana, considerata di taglia minima, è stata autorizzata per bruciare solo materiale vegetale, biomasse legnose provenienti da interventi di manutenzione e pulizia del bosco, utili anche per la prevenzione degli incendi, e dagli scarti delle lavorazioni dei salotti, per cui certo non ci sono problemi di approvvigionamento. Il tutto nel pieno rispetto del piano energetico regionale vigente, redatto nel 2001 dal prof. Clo di Bologna.
Posto che la questione energetica è sotto gli occhi di tutti, le fonti rinnovabili sono senz’altro preferibili alle centrali a turbogas. Pertanto, dobbiamo essere grati alle imprese locali che hanno deciso di investire risorse proprie sul territorio lucano. Probabilmente anche il sindaco di Teana è stato lungimirante, pensando ai benefici in termini di occupazione che riceverà la sua comunità.
Per l’API il clima di diffidenza è di rifiuto forse è dovuto ad un problema di comunicazione, ad una carenza di informazione verso la popolazione che non viene sufficientemente coinvolta e informata su fatti che riguardano il proprio territorio e l’ambiente. Il dialogo può servire a fra crescere la cultura ambientale di base.
I timori della popolazione, naturalmente, sono condivisibili, ma sgombrando il campo da ogni posizione demagogica, qualcuno dovrebbe spiegare loro quali sono i reali benefici che deriverebbero da una centrale a biomasse. E tutto questo a prescindere dall’interesse specifico della società Energaia, che è pari a quello di qualunque impresa privata che investe e cerca il profitto.
In conclusione, trarre energia dalle biomasse consente di eliminare rifiuti prodotti dalle attività umane (scarti dell’agricoltura e dell’industria), produrre energia elettrica e ridurre la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio. Una fonte di energia pulita su cui l'UE ha deciso di investire al pari dell'eolico. I biocombustibili sono un'energia pulita a tutti gli effetti e il gap energetico della Basilicata è di 500 Mw.