Gli imprenditori aderenti alla Sezione Legno-Arredamento dell’API si sono riuniti nei giorni scorsi in assemblea per un’analisi della crisi del settore mobile imbottito e un esame del documento programmatico predisposto dalla task force costituita da alcune aziende leader.
Nel condividere gli obiettivi alla base del documento, l’assemblea presieduta da Nicola Fontanarosa ha chiesto una maggiore attenzione verso la filiera e le piccole e medie aziende dell’indotto che sono state le prime ad essere colpite dalla crisi del comparto. E’ necessario, dunque, che le politiche di sostegno non si basino sui piani industriali delle singole aziende leader, ma sui cosiddetti “piani industriali di filiera”, tra l’impresa leader e le sue imprese fornitrici, cioè su accordi di collaborazione industriale in cui si definiscono ruoli ed impegni di tutte le categorie presenti all’interno della filiera, compresi i lavoratori e l’indotto.
Il “piano industriale di filiera” deve prevedere una riorganizzazione del processo produttivo, con la ridefinizione dei compiti di ogni partner industriale e con il preciso obiettivo di ottenere economie di scala anche attraverso la condivisione di strutture, risorse industriali ed umane. Esso deve altresì definire i criteri di produttività individuale ed aziendale (tempi di lavoro adeguati), nonché il riconoscimento alle imprese della filiera di un margine economico di contribuzione sufficiente all’espletamento delle attività industriali affidate.
L’assemblea, quindi, ha individuato una serie di azioni mirate, verso la Regione, il Governo e le banche. In particolare, per cercare di ridurre il rischio finanziario occorre avviare un processo rapido di capitalizzazione delle aziende, con sostegni alla dotazione finanziaria e interventi sulla capitalizzazione ed il credito alle scorte.
Le soluzioni sono diverse per le imprese leader e per quelle dell’indotto: per le prime occorrono misure più articolate di ingegneria finanziaria (per es. sovvenzione globale), per le seconde provvedimenti rapidi nei limiti del de minimis (200mila euro nel triennio). Serve inoltre abbattere i costi di assicurazione dei crediti, sostenere il rischio valutario dei mercati extra-euro e attivare azioni di fiscalità di vantaggio soprattutto sull’Ici e sull’Iva.
I “piani industriali di filiera” devono comprendere anche le banche che devono svolgere un ruolo positivo di sostegno per il riposizionamento del comparto.