PRECARI, SI RISPETTI LA LEGGE E SI RISPETTINO I DIRITTI DI TUTTI
Manfredelli, “Inaccettabile tentativo della Regione di calpestare la parità dei diritti e il rispetto delle leggi”
Sulla vicenda della cosiddetta sistemazione dei precari alla Regione si sta cercando di consumare un disgustoso tentativo di aggiramento delle norme che La Grande Lucania contesta e condanna fermamente, non escludendo di rivolgersi direttamente al Ministro Brunetta, per verificare il rispetto delle recenti disposizioni governative in materia di ingresso del personale nella pubblica amministrazione.
“Oltre a suonare come una cocente beffa per 30.000 giovani, che soltanto qualche settimana fa sono stati costretti a pagare 5 euro ognuno alla Regione, per poter partecipare ad un concorso per l’assunzione di 78 unità – afferma il segretario del Movimento, Nicola Manfredelli – il disegno di legge regionale per “sistemare” senza concorso il sostanzioso gruppo di precari, per la maggior parte possessori di una cambiale politica da scontare subito dopo le elezioni, trasgredisce le norme del cosiddetto “decreto d’estate”, adottato in questi giorni dal governo”.
All’art. 17 di tale provvedimento viene specificato, infatti, che per quanto riguarda le assunzioni dei precari, ci dovrà essere un percorso di reclutamento speciale, per il triennio dal 2010 al 2012, fondato sul concorso pubblico, per il personale che pur avendo i requisiti previsti dalle leggi finanziarie non può beneficiare dei percorsi di stabilizzazione previsti essendo la vigenza degli stessi limitata al 31 dicembre 2009. Le amministrazioni, in ogni caso, non potranno riservare ai precari una percentuale superiore al 40 per cento dei posti complessivi messi a concorso.
Tali norme avrebbero dovuto scoraggiare il tentativo di assumere una decisione ingiusta, poco legittima ed alquanto sospetta, a pochi giorni dalla conclusione della campagna elettorale.
In questo modo, fa presente Manfredelli, ancora una volta, trova conferma come l’uso improprio, in Basilicata, delle risorse pubbliche per finalità particolaristiche e per posizionamenti personalistici, finisce per essere una pratica costantemente attuata in virtù di un assetto istituzionale “dirigistico e autoreferenziale” che impedisce di creare le condizioni economiche e democratiche necessarie per dare corso a solidi processi di sviluppo.