Sarà anche vero che si sono trovati ulteriori fondi per allargare i sussidi ai poveri; sarà anche che i problemi burocratici ed amministrativi trovano intoppi e difficoltà; sarà anche che ci sono tanti problemi e una sorta di astrusità; ci saranno una miriade di inconvenienti, ma intanto chi si aspettava di poter ottenere qualche sussidio e poter far fronte su quella piccola quota di aiuto alla povertà, anche a Pasqua dovrà tirare la cinta e non poter sperare di cedere a quelle piccole esigenze per la sua famiglia, per i propri figli. Si sa le feste sono feste per tutti, ma per i poveri lucani la tragedia si trascina da molto tempo, oramai per costoro le feste non hanno più alcun significato. A Natale dissi che ero convinto che la festività sarebbe stata dura per i tanti partecipanti al progetto COPES, si sperava in qualche spinta di generosità o presa d’atto, nulla venne fatto. Oggi a 16 mesi dall’ultima erogazione di un sussidio da parte di chi governa questa regione assistiamo all’analoga indifferenza, amministratori e politici disinteressati ad alleviare le difficoltà di un popolo di poveri che va aumentando. Anche in quest’occasione, sordi e incuranti di ogni lamento. Tuttavia quel momento è stato superato e siamo arrivati in piena primavere e tutto stagna, nulla si è mosso, si rimanda di giorno in giorno e così passano mesi. E’ da gennaio 2010 che per le tante famiglie bisognose non vi è alcuna entrata economica, ma quel che è peggio e che ci si affida all’improvvisazione ed all’incertezza sull’erogazione. Pasqua vuol dire anche solidarietà, soprattutto per chi non ha nulla, è una festa che vive nella semplicità, nella solida speranza e nella operosità portatrice di pace futura, ma è proprio a questo futuro che i beneficiari ed i sempre più poveri, oramai non credono più. La profonda amarezza che si respira tra costoro è elevata, certo si tratta di una parte della società che in linea di massima vede spesso la disperazione, dovrebbero essere abituati, alcuni dignitosamente la mostrano ma per tanti non è facile. Questa società impone di vergognarsi dell’essere povero.
Vorrei terminare questo mio ennesimo richiamo alla politica della nostra terra, con i versi di un poeta lucano, Leonardo Sinisgalli che, nella fredda e lontana pasqua del 1952, scrive versi che dovremmo sentire vicini ed attuali, segno questo che in questa regione le realtà son dure a cambiare: «Ci è toccata questa valle, questa valle / abbiamo scelta per tornarci a morire. / Dove Gesù risorgerà con molta pena / noi speriamo ardentemente di sopravvivere / nel cuore dei congiunti e dei compagni, / nel ricordo dei vicini di casa e di campo».
Adriano Pedicini, consigliere comunale PDL