Nel 2010, in Basilicata, l´accelerazione dei prezzi è stata molto più contenuta rispetto a quella registrata nel resto del Paese fermandosi all´1,4%, mezzo punto in meno della media nazionale. Lo rivela la Nota semestrale elaborata dal Centro Studi di Unioncamere Basilicata per conto dell´Osservatorio Regionale sui prezzi al consumo, che evidenzia come nella classifica regionale dei rincari registrati nell’arco del 2010, la Basilicata si collochi nell’ultima posizione insieme al Molise.
“La frenata nei rincari, in uno scenario globale in continua e rapidissima evoluzione, pur rendendoci soddisfatti non può lasciarci tranquilli – conferma l’assessore Regionale alle Attività Produttive, Erminio Restaino -. Continueremo dunque a monitorare costantemente l´andamento dei prezzi e le eventuali anomalie che si andranno a riscontrare, come quella relativa agli andamenti fortemente divergenti nei due comuni capoluogo”. Nel´arco del 2010, in effetti, Potenza ha subito rincari medi di appena l´1,0% mentre Matera ha registrato un 1,4% ascrivibile, in larga misura, ai generi alimentari, i cui prezzi hanno ripreso a crescere a ritmi relativamente sostenuti nella città dei Sassi (+2,0% a dicembre), mentre nel capoluogo di regione hanno continuato ad evidenziare un trend negativo (-0,5%).
Nella maggior parte dei capitoli di spesa, a partire dall´alimentare e dall´abbigliamento, l´inflazione regionale si mantiene molto bassa. Rincari significativi si sono invece determinati nei trasporti (+4,5% a dicembre) – per effetto della forte impennata dei prezzi dei carburanti – e nel capitolo dell´abitazione (+3,5%), dove “pesano” gli aumenti delle tariffe locali di acqua potabile e rifiuti solidi urbani, che hanno sfiorato anche il 20%.
“In alcuni casi questi aumenti sono dovuti alla tendenza a portare le tariffe a livelli compatibili con la totale copertura dei costi del servizio – commenta il presidente di Unioncamere Basilicata, Angelo Tortorelli -. E´ evidente come queste dinamiche finiscano per erodere il potere d’acquisto delle famiglie e accrescere i costi che gravano sui bilanci delle imprese, in particolare piccole. Una maggiore moderazione in questo senso sarebbe auspicabile, soprattutto in una fase come quella attuale in cui gli equilibri economico-finanziari degli uni e degli altri sono già messi a dura prova dalla debolezza del mercato del lavoro e dall’aumento delle materie prime”.