La prossima Finanziaria potrebbe porre rimedio alle falle degli studi di settore che avevano sollevato le proteste già prima dell'estate da parte delle imprese e dell'ordine dei commercialisti.
Dopo l'intervento legislativo del 3 agosto scorso che ha modificato per il 2006 l'applicazione degli indicatori di normalità economica, la camera potrebbe a breve intervenire nuovamente sull'istituto in vigore oramai dal 1993.
Con una lettera inviata ai Parlamentari lucani il Segretario Regionale della Cna Leonardo Montemurro ha chiesto di sostenere la proposta di legge presentata a Montecitorio da alcuni parlamentari della maggioranza che cerca di risolvere il problema delle norme previste dalla legge Finanziaria 2007 per gli anni 2008 e 2009, rimaste in sospeso dopo la legge di agosto.
La proposta – comunica il Segretario Cna – passerà al vaglio della commissione finanze nei prossimi giorni e i firmatari mirano a inserirla nella prossima manovra di bilancio, in modo da essere in vigore già per il prossimo anno fiscale.
Al centro della proposta gli indicatori di normalità economica, divenuti «sperimentali» per il 2007 a seguito dell'intervento legislativo in extremis di quest'estate, e che rimarrebbero tali, una volta in vigore le modifiche, anche per il 2008.
“Con il disegno di legge – continua Montemurro – si chiede che anche per il prossimo anno fiscale gli indicatori restino sperimentali e si chiede di far tornare gli studi di settore alla loro originaria natura statistica per rilevare la produzione di ricchezza in un determinato settore perché non possono essere una minimum tax».
Nel dicembre 2006 governo e associazioni di categoria avevano siglato un protocollo d'intesa sugli studi di settore che mirava a migliorare la capacità di intervento di questo strumento in modo da non trasformarli in strumento di accertamento indiscriminato.
Il testo della proposta di legge, dunque, tenta di correre ai ripari visto che le nuove disposizioni hanno abbattuto il numero dei contribuenti risultati «congrui» con le ultime dichiarazioni, passati cioè dal 70% del 2005 al 50% circa registrato dagli studi del 2006.Numeri che hanno sollevato la scorsa estate le proteste dei commercialisti e delle associazioni di categoria davanti all'elevato numero di aziende non più congrue a causa dei nuovi indicatori.
«Non è possibile che ci sia uno scostamento tale in un periodo così breve, significa che lo strumento ha fallito, se si usano 200 modelli le analisi diventano grossolane ed è più difficile risultare congrui». Il disegno di legge mira inoltre a sancire definitivamente la non retroattività delle norme tributarie messa in discussione per gli studi di settore dalle regole che consentono l'accertamento anche sugli anni precedenti (fino al 2005), nel caso il contribuente risulti non congruo.Si tratta di un principio che deve essere garantito per non alterare gli equilibri d'azienda”, prosegue Montemurro.
La proposta, su cui i firmatari contano di trovare una larga maggioranza in aula con i voti di parte dell'opposizione, vuole anche ribaltare il principio consolidatosi per consuetudine per cui debba essere il contribuente, una volta partiti gli accertamenti, a dimostrare di non aver evaso e conferendo invece all'Agenzia delle entrate l'onere delle prove.
«Qualora ci fossero degli scostamenti dovrebbe essere l'Agenzia a portare gli elementi probatori», conclude Montemurro, «e non il contribuente a dimostrare perché non ha raggiunto quel livello».