Inaugurazione “Una mostra senza Rothko: Maja Bajevic | Marcello Mantegazza | Katrin Ströbel | Anonimo Frescante Meridionale (XVII sec.?)” – Fondazione SoutHeritage – Sassi di Matera
Sabato 23 novembre 2024 alle ore 18,30 nella sede della Fondazione SoutHeritage, in Via S. Potito 7 nei Sassi di Matera è in programma l’inaugurazione dell’esposizione “Una mostra senza Rothko: Maja Bajevic | Marcello Mantegazza | Katrin Ströbel | Anonimo Frescante Meridionale (XVII sec.?)”.
La mostra resterà aperta fino all’11 gennaio 2025 dal martedì al sabato dalle 17 alle 20. Ingresso gratuito. Per informazioni contattare il numero + 39 0835 240348 o inviare una mail a info@southeritage.it
Con un formato espositivo che prevede il coinvolgimento di contesti e luoghi diversi, in un’ottica di vivificazione e fruizione del patrimonio storico-architettonico della città di Matera e della regione Basilicata, il padiglione espositivo della Fondazione SoutHeritage ha attualmente sede nella suggestiva “Cappella dei Sette Dolori”, una cappella gentilizia – ristrutturata e adibita a sede espositiva – facente parte di un edificio risalente al XVI secolo, uno tra i pochi esempi di architettura palaziale di pregio presenti nello storico quartiere patrimonio UNESCO dei Rioni Sassi (Palazzo Viceconte, già Venusio).
Nel quadro dell’obiettivo istituzionale di dinamizzazione di spazi inagiti, la fondazione affronta dunque ogni volta temi fondamentali quali l’architettura e la storia degli spazi in cui la riattivazione è il risultato di un metodo di ammodernamento spaziale che affronta i temi della protezione, della riabilitazione e della valorizzazione di edifici esistenti in una connessione e allineamento tra idea, luogo e forma. In questo ambito, l’originaria destinazione d’uso dell’attuale sede della fondazione quale cappella a uso religioso è stata utilizzata come spunto per lo sviluppo del progetto espositivo dal titolo “UNA MOSTRA SENZA ROTHKO: Maja Bajevic, Marcello Mantegazza, Katrin Ströbel, Anonimo Frescante Meridionale (XVII sec.?)”. Infatti, se l’arte contemporanea ha fatto esplodere la sua stessa definizione insistendo sul fatto che essa dipenda dal contesto, questo aspetto, è stato usato come materia prima per questo progetto di mostra che vuole mettere in relazione l’attuale spazio espositivo della fondazione (un tempo spazio spirituale e oggi spazio ecumenico dell’arte), in dialogo spazio-temporale con una celebre opera d’arte contemporanea e cioè la “Cappella Rothko” (1965), una cappella aconfessionale situata a Houston-Texas, opera dell’artista e rappresentante dell’Espressionismo Astratto Mark Rothko (1903 – 1970).
La sede espositiva diventa così la cornice ideale di un progetto in cui il territorio e l’architettura non sono più semplicemente località geografica e contesto espositivo, ma diventano essi stessi medium. In quest’ottica, l’esposizione pone al centro dell’esperienza culturale non solo le opere di arte contemporanea che trasformano i volumi dell’architettura storica in spazi sensibili e contenitori di esperienze collettive, ma anche il valore simbolico degli stessi, in un allestimento che sposta l’esperienza culturale verso una commistione di linguaggi fra arti visive contemporanee e museografia. A svelare e offrire una rilettura degli ambienti e delle loro atmosfere, sono stati scelti i lavori degli artisti: *Maja Bajevic, *Marcello Mantegazza, *Katrin Ströbel, *Anonimo Frescante meridionale (XVII sec.?) e naturalmente Mark Rothko come protagonista assente ma la cui opera è implicitamente presente senza suggerirne un’illustrazione letterale. Spostando i riflettori da una celebre opera d’arte inamovibile (la Cappella Rothko a Houston) a un gruppo di pratiche artistiche (le ricerche degli artisti in mostra), l’esposizione non solo ridistribuisce il potere a tutti gli artisti partecipanti, ma genera anche un’interrogazione critica sul suo formato. Il pubblico è infatti invitato a reificare l’assenza dell’ambiente interreligioso dell’opera di Rothko pensando anche agli artisti in mostra e a sfidare il privilegio della presenza rispetto all’assenza. Le opere in mostra, tra installazione, pittura e video, mettono in luce posizioni artistiche transdisciplinari che condividono l’impegno per un esame rigenerativo e critico di rituali, pratiche spirituali e memoria, attraverso spazi o superfici intesi come momenti di riflessione dove critica, metafora e cupa ironia, si confondono e sottolineano la relazione molteplice e diversificata fra materialità e funzioni quotidiane o rituali, evidenziando la porosità e il dinamismo esistente fra soggetti culturali e matrici storiche, religiose e filosofiche.
In quest’ottica che vuole riflettere sul “formato mostra” come organizzazione di un contesto di esperienza e narrazione per il pubblico e sullo spazio dell’arte come negoziatore di atti immaginativi, l’esposizione prevede inoltre l’organizzazione congiunta di attività di mediazione e coinvolgimento con il pubblico che, per tutta la durata della mostra vedrà approfondire alcuni aspetti fondamentali delle opere in mostra attraverso suggestioni, spunti e riferimenti legati anche a tematiche e figure di rilievo di correnti artistiche del contemporaneo. A completamento della mostra un apparato di didascalie ragionate (provviste di hashtags e mentions e redatte con il supporto tecnico-scientifico di Barbara Improta – Storica dell’Arte Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio della Basilicata), unitamente ad un contributo critico a firma di Donato Faruolo (Docente Accademia Belle Arti – Foggia, Direttore Artistico Porta Coeli Foundation – Venosa), arricchiscono e accompagnano il visitatore nell’offerta informativa.
Biografie artisti
Maja Bajevic (Sarajevo 1967. Vive e lavora a Sarajevo e a Parigi).
Emersa sulla scena internazionale con partecipazioni a rassegne internazionale come Manifesta, Biennale di Istanbul, Documenta – Kassel e mostre presso il Centre Pompidou di Parigi e il Museo Nacional Reina Sofia di Madrid, l’artista ha saputo fondere nel suo lavoro elementi pubblici e privati, realizzando opere dal forte impatto emotivo, capaci di evidenziare con estrema lucidità i meccanismi politici, sociali ed economici che determinano la realtà contemporanea. Suoi lavori sono stati esposti inoltre presso: Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; National Gallery, Sarajevo; Moderna Museet, Stoccolma; P.S.1, New York; MACBA, Barcellona; Museum of Modern Art, Belgrado.
Marcello Mantegazza (Potenza 1974, vive e lavora a Potenza e Roma)
Diplomatosi presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma, porta avanti una ricerca atta ad analizzare i concetti di permanenza e trasformazione, lo scorrere del tempo e l’estraniamento, attraverso diversi linguaggi espressivi con un focus verso le catalogazioni gli inventari e gli archivi. Suoi lavori sono stati esposti in personali e collettive presso il Museo Macro e MAAM di Roma e presso la Porta Coeli Foundation di Venosa (PZ). Alcuni sue opere di arte pubblica sono installate permanentemente presso il Museo diffuso di Formello (Roma), in una via di Acquapendente (Viterbo) e presso Villa Lais a Sipicciano (Viterbo).
Katrin Ströbel (Pforzheim, 1975; vive e lavora a Marsiglia, Stuttgart e Rabat)
Diplomatasi presso la Staatliche Akademie der Bildenden Künste Stuttgart, la sua ricerca spazia dall’urbanistica alla storia post-coloniale la cui interazione porta alla luce aspetti della società e mette in discussione i concetti di confini (geografici, sociali, religiosi, etnici). Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale in mostre personali e collettive presso: Savvy Contemporary Berlin; MACAAL Musée d’art contemporain africain Al Maaden, Marrakesh; ZKM Karlsruhe, Kunstmuseum Siegen; La Kunsthalle Mulhouse; Casablanca Biennale; Les Brasseurs art contemporain, Liège e alla Friche la Belle de Mai, Marsiglia; ed presente in collezioni private e pubbliche come il Kunstmuseum Stuttgart, la Staatsgalerie Stuttgart, il Kunstmuseum Mülheim.
Mark Rothko (Markus Yakovlevich Rothkowitz, Daugavpils, 1903 – New York, 1970)
E’ stato uno dei principali esponenti dell’Espressionismo Astratto, noto per i suoi color field paintings, dipinti in cui l’artista utilizzava un solo colore (o una gamma molto ristretta), che rappresentavano la declinazione più intimista della corrente espressiva che si sviluppò negli Stati Uniti d’America dopo la seconda guerra mondiale e che ebbe tra i suoi massimi esponenti artisti come: Jackson Pollock, Willem de Kooning, Philip Guston, Arshile Gorky, Cy Twombly, Ad Reinhardt, Robert Motherwell e altri. Nuclei significativi di opere dell’artista si trovano presso: la National Gallery of Art di Washington, al MoMA di New York, al Metropolitan Museum of Art, al Guggenheim, al MOCA di Los Angeles, al Museum of Fine Arts di Houston, al Whitney Museum of American Art di New York, al Portland Art Museum, al San Francisco Museum of Modern Art, alla Tate di Londra, al Guggenheim di Bilbao, al Centre Pompidou di Parigi.
Anonimo Frescante Meridionale (seconda metà del XVII sec.?)
Il progetto è stato promosso da Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea
redatto da Angelo Bianco Chiaromonte
coordinato da Roberto Martino, Francesca De Michele
in collaborazione con Donato Faruolo e Barbara Improta
prodotto con il supporto di MiC – Ministero della Cultura
Regione Basilicata, Palazzo Viceconte – Cultura, Bgreen – Agricoltura e Partecipazioni
e con il patrocinio e il contributo della Città di Matera